di Luca Patrassi
Era una iniziativa del dipartimento di Giurisprudenza di Unimc legata alla “notte europea dei ricercatori” ed in effetti chi meglio di Ariedo Braida, per 29 anni direttore sportivo del Milan e per altri 4 del Barcellona, per parlare di storie di successo e di business legato alle società sportive? Confronto molto (ben) frequentato ieri pomeriggio all’Orto dei pensatori di via Illuminati ed organizzato nell’ambito del corso di laurea per Consulente giuridico per lo sport di Unimc, promosso a cura del dipartimento di Giurisprudenza guidato da Stefano Pollastrelli.
Ariedo Braida
Con Ariedo Braida, tra i relatori c’erano anche Luigi Barbiero, Duccio Baglioni, Mario Cognigni, Emanuele Frontoni e Roberto Patrassi. A moderare l’iniziativa e a introdurre i temi la prof Francesca Spigarelli. In platea c’erano, tra gli altri, il presidente della Recanatese Adolfo Guzzini, l’arbitro di Serie A Juan Luca Sacchi, l’assessore comunale allo sport Riccardo Sacchi, l’ex calciatore dell’Udinese Mario Sestili, la dirigente mazionale dell’Aia Katia Senesi, il presidente regionale della Lega Ivo Panichi, il designatore regionale degli arbitri Riccardo Piccioni, il vicepresidente del Montefano Stefano Giombetti, il presidente onorario del Montegranaro Andrea Tosoni, il coach Fiorenzo Pettinari, il direttore sportivo del Monteurano Giulio Spadoni, il comandante provinciale maceratese della Gdf Ferdinando Falco, il presidente maceratese dell’Aia Gilberto Sacchi, diversi docenti di Unimc e tra questi Giuseppe Rivetti.
Braida ha spiegato il dietro le quinte del Milan e del Barcellona stellari motivando anche gli studenti presenti ieri all’incontro: «Per creare un modello vincente in una grande realtà bisogna partire da una semplice evidenza: il core-business del calcio sono i calciatori e quindi bisogna andare alla ricerca di calciatori. Oggi cosa succede? Gli algoritmi sono diventati preponederanti nella scelta dei giocatori e molte società (tra cui il nuovo Milan, ndr), in particolare gli americani, pensano di poter scegliere attraverso gli algoritmi. Non voglio fare nomi, ma molti che ultimamente hanno fatto queste scelte si sono trovati a malpartito. Per superare questo ostacolo bisogna creare un modello di scouting e cercare il giocatore. Gli algoritmi aiutano, la tecnologia aiuta ma non può scegliere. A scegliere un calciatore deve essere l’uomo.
Un calciatore è fatto di emozioni, di problemi, non è un prodotto matematico…ci sono tante variabili. Sono importanti le competenze, molto spesso mancano e si vede. Le grandi realtà calcistiche cercano un solo obiettivo, vincere. Non è facile coniugare risultato sportivo ed economico. In passato c’erano personaggi come Berlusconi che alla fine dell’anno, quando il bilancio era negativo, copriva le perdite. Oggi questo non è più possibile, bisogna trovare le risorse attraverso il business. La percentuale più importante oggi è quella dei diritti televisivi. Se guardiamo le squadre più importanti il bilancio è negativo. Ultimamente l’Inter è riuscita a trovare soluzioni attraverso la formazione e la cessione dei calciatori. Trovare un modello di business sostenibile non è facile, in Italia le risorse sono limitate: in Inghilterra per esempio i club incassano quattro volte di più rispetto ai club italiani. Per sopperire a questo bisogna andare in giro, trovare calciatori e vendere. Una piccola realtà come Sassuolo è un modello di business sostenibile, pur essendo una realtà di 40mila abitanti restano molto bene in categoria. In questo momento una società virtuosa è il Lecce, molto interessante il lavoro che sta facendo il direttore sportivo Corvino».
Braida ha rilevato anche come l’operazione Messi abbia dato al Barcellona l’opportunità di espandersi ed arrivare in tutti gli angoli della terra riuscendo ad ottenere sponsorizzazioni importanti. A proposito di business e dei soldi che muovono i campioni globali un personaggio autorevole in platea ha reso noto un “piccolo” dettaglio: «Una banca russa d’affari qualche anno fa a chiesto a Messi – che era a Mosca – una photoopportunity, qualche selfie con i clienti. Una operazione di un’ora pagata due milioni di euro».
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Il SASSUOLO ha preso il “posto” del CHIEVO VERONA che grazie alla famiglia SQUINZI ha saputo valorizzare sia nel fattore calcistico sia nel fattore umano la squadra emiliana e non mai interferito nelle scelte dell’allenatore e i risultati sul campo si vedono xche’ la squadra emiliana in serie A si sta’ comportando in maniera straordinaria xche’ si e’ sempre salvata e vincono spesso contro le “grandi” club della serie A e i tifosi del SASSUOLO sono esemplari nel loro “comportamento” durante le partite sia nelle partite casalinghe sia nelle partite di trasferta, si meritano di andare in EUROPA.