Dimitri Feroci
di Francesca Marchetti
«La grande fatica e sofferenza che si prova all’inizio mano a mano si dissolve, l’emozione più grande che ti dà questo cammino è l’incontro con gli altri, l’ascoltare le motivazioni che sono legate ad esperienze molto difficili che hanno segnato la propria vita e il sentimento di gratitudine per essere ancora in vita, come era per me».
Dimitri Feroci, bancario 50enne di Macerata, dove vive con la moglie e la figlia, è da pochi giorni tornato dal cammino di Santiago de Compostela, percorrendo più di 800 chilometri tra Francia e Spagna, fino all’oceano Atlantico.
Feroci alla cattedrale di Santiago
«L’idea è nata tanti anni fa quando facendo dei viaggi turistici sono arrivato in Spagna e Portogallo e ne ho sentito parlare – racconta Feroci – fino a quel momento non mi ero interessato alla storia del santo, poi qualche anno fa, mosso da interesse, ho cominciato a fare ricerche prima su internet e poi più approfondite tramite i racconti di amici e conoscenti che avevano già fatto il percorso così ho iniziato a capire il vero messaggio del cammino, scontrandomi anche con chi invece lo intende solo come prova di resistenza fisica senza dare un significato cristiano di pellegrinaggio.
Il cammino nasce nel’811 dopo il ritrovamento dei resti dell’apostolo Giacomo il Maggiore, in un “compostela” cioè un “campo di stelle”: una notte, un prete vide le stelle raggiungere un campo e insieme al vescovo della zona fecero la scoperta, e tutti i credenti, anche i re come Carlo Magno, iniziarono lunghi viaggi dal proprio paese per andare in quel luogo santo. Anche San Francesco d’Assisi lo raggiunse e infatti oggi c’è una chiesa che rilascia un attestato di benevolenza cristiana a chi percorre tutta la lunga strada fatta di 33 tappe. L’ordine dei Guanelliani fa messe per gli italiani nella chiesa di Santa Maria do Camino, dove il buon padre Fabio è ormai una celebrità».
Nei lunghi secoli il lungo percorso ha assunto significati diversi, sempre legati però alla spiritualità cristiana e non solo cattolica. «All’inizio si andava a Santiago per fare penitenza per i peccati mortali – spiega il maceratese – poi nel tempo ci si andava per chiedere il “massimo bene per il massimo dolore”, cioè di perdonare le persone che ti avevano fatto del male nella vita e dare loro una nuova possibilità di redenzione ed entrare in paradiso. Più recentemente si fa il cammino di Santiago di Compostela per chiedere perdono dei propri peccati».
Diverse sono le partenze in terra francese o spagnola per percorrere il cammino nella sua interezza o solo in parte. «Io sono partito da solo da Saint Jean Pied de Port che è la località l’inizio del percorso francese, la più lunga, dura più di 800 chilometri valicando i Pirenei – ricorda Dimitri – ho camminato per 25 giorni col mio zaino e il tipico bastone detto “bordon”, con una media di percorrenza di 25 chilometri al giorno. Ero titubante ma mi sono preparato per tempo alla prova fisica, per quella spirituale ero già pronto.
Sono partito per ringraziare di essere in salute, in lunghe giornate solitarie u po’ ho avuto paura anche io di non farcela, all’inizio c’è l’euforia, poi entri nel mood del cammino e cominci a interiorizzare tutta la tua vita, a pensare a cosa è superfluo. Non mi sono fermato al Cammino di Santiago, ma ho continuato per la prolungazione giacobea fino a Finis Terrae per vedere, come si faceva una volta, dove finiva il mondo sull’oceano e dove oggi c’è il “Chilometro 0”, il punto più a est del nostro continente. Poi ho raggiunto la chiesa di Muxia sempre sulla costa oceanica dove sbarcarono i discepoli che riportavano a casa i resti del santo decapitato a Gerusalemme, ritrovati settecento anni dopo appunto in quella che oggi è Santiago de Compostela».
Feroci al Finis Terrae
Dimitri Feroci sta ancora raccogliendo tutte le emozioni e i ricordi accumulati durante i tanti giorni di pellegrinaggio e di riflessione con se stesso e gli altri. «Anche se non molti erano lì per motivi spirituali, poi li ritrovavo a fine cammino un po’ cambiati – conclude Feroci – perché durante il tragitto condividi momenti di riflessione in chiese barocche di incredibile bellezza ma anche la cucina negli ostelli e quest’esperienza ti cambia.
Anche io ho sentito molto questo sentimento comunitario perché da solo in realtà non sei mai, dal semplice saluto “buen camino” a conversazioni vere e proprie entri in contatto con persone di diverso ceto sociale e provenienti da tutto il mondo. Sono rimasto molto colpito quando, durante le telefonate che facevo durante il cammino, le persone mi affidavano le loro preghiere per chiedere una grazia in cattedrale.
Consiglierei a tutti questa esperienza soprattutto ai cristiani per capire il vero messaggio del cammino, cioè far penitenza dei propri peccati e dare un senso alla propria vita chiedendo la redenzione dei peccati e del male fatti dagli altri».
Complimenti
Complimenti Dimitri... bellissima esperienza immagino
Numero uno!
Grande
grandeee dimitrii
Dimitri sei sempre un grande ,da quando cantavi con Marcello ad oggi, ti auguro tutto il bene possibile un abbraccio forte
Io partirò domani mattina
Complimenti Dimitri
Anche due di San Severino Marche erano presenti al "cammino".
Grande Dimitri!!
Complimenti, avrei voluto farlo anch'io
Bravo Dimitri!!!
Lo ha fatto anche mia moglie che ho guidato dallItalia per farla uscire da un campo di mais labirintico (utilizzando Google Maps ed i riferimenti dei punti Cardinali), ma restiamo umili.
Il mio collega ha fatto anche l'itinerario inglese... siete grandi. Luigi Verdecchia
Amen
Bravo Dimitri!
Grande Dimitri Feroci
Complimenti Dimitri, bellissima esperienza.
Dimitri Feroci bravissimo! Sei un grande come sempre
Quindi?
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Complimenti Dimitri
Bravo! Condivido ricordi, sensazioni, emozioni!
L’anno scorso ho fatto lo stesso percorso, il “Cammino Francese”: esperienza unica, meravigliosa, commovente, indimenticabile. L’anno prossimo voglio tornare a Santiago, percorrendo il “Cammino Portoghese”.
Non vedo l’ora!
Complimenti Dimitri
è come fare il pellegrinaggio Macerata-Loreto a piedi per 32 giorni di fila !