di Leonardo Giorgi
La diaspora del popolo di Montelago è lenta e piena di gratitudine. Nonostante la pioggia battente sul territorio di Serravalle e le tende allagate del venerdì sera, chi è rimasto fino alla domenica mattina non ha fretta di lasciare quella che è stata l’edizione dei vent’anni del festival celtico tra i più grandi al mondo. Piegati, ma non spezzati, dal maltempo che ha segnato parte del festival (sold out), in migliaia si sono presentati sotto il palco del main stage per la notte conclusiva dell’evento. Sarà stata fortuna, sarà stata magia celtica: le previsioni che avevano segnalato l’arrivo di altra pioggia nella giornata di sabato non si sono avverate. L’unica tempesta registrata è stata quella portata dalla serie di concerti notturni che hanno concluso Montelago 2023.
Il concerto dei The Sidh
Le ultime ore del festival si aprono con l’avanguardia dei Violons Barbares e il “pagan-folk” dalle atmosfere antiche degli attesissimi Faun, una delle band di tradizione celtica più famose al mondo, nata in Germania nel 2002. Il trittico live finale parte invece sotto il segno della musica electro-folk dei The Sidh, in bilico precario tra dubstep e suoni della tradizione irlandesi, con ritmiche deliranti e melodie semplici per far cantare un popolo in delirio. Le atmosfere cambiano subito dopo con i Furor Gallico, formazione folk-metal italiana che ha conquistato il mondo grazie ad arrangiamenti geniali, ai testi evocativi e alle straordinarie capacità tecniche dei suoi componenti, su tutti il frontman Davide Cicalese. A chiudere il festival, all’alba, l’energia dei The Rumpled, band folk-rock originaria di Trento: un’inebriante combinazione di melodie irlandesi mescolate a ritmi rock, ska e punk, con brani che spaziano dalla tradizione trentina a pezzi pop dell’electro-dance italiani anni ’90 completamente reinterpretati.
C’è spazio per un’ora o due di sonno. Domenica mattina le strade del mercato e degli stand gastronomici del festival tornano ad affollarsi, nella quiete e di una colazione che ha il sapore di una battaglia finita, vinta. Sotto gli occhi dello staff, della Protezione civile e delle forze dell’ordine, centinaia e centinaia di auto, camper e moto ripartono e si dissipano sull’asfalto infuocato dal sole d’agosto. Le voci di chi se ne va ripetono quasi sempre due stesse cose. La prima, inevitabile, è il grido “Valerio!” che accompagna notte e giorno il popolo montelaghiano da quasi due decenni, le cui origini si perdono nel tempo e vengono custodite dagli avventori storici del festival. La seconda è la frase: «L’anno prossimo dobbiamo farci almeno un giorno in più». Capita alla fine di ogni edizione. Se il sogno di Montelago dura da vent’anni, d’altronde, non può essere un caso.
Un matrimonio celtico
Furor Gallico
The Rumpled
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Con tutto quell’alcol e polverella nemmeno se ne sono accorti del temporale!!!