Le ex Casermette
di Monia Orazi
Per chi vive tra Camerino e Castelraimondo le ex Casermette, deposito militare abbandonato all’incuria ed al degrado da fine anni Ottanta del secolo scorso, sono un luogo sconosciuto, mai aperto al pubblico, ma che ogni tanto è stato oggetto di promesse di intervento elettorale, mai concretizzate, sino a venerdì quando sono partiti i lavori a cura della ditta Torelli Dottori, per la rifunzionalizzazione del complesso, che ospita 28 distinti edifici, in un’area ampia 56mila metri quadrati.
Dietro quel muro grigio si vedono solo i tetti, resta la frase “Zona militare limite invalicabile” a condannare l’area al silenzio ed all’abbandono, la torretta di guardia a testimoniare gli anni che furono. A seconda delle circostanze e degli appuntamenti elettorali, sono sempre state avanzate ipotesi sul possibile riutilizzo dell’area, con interrogazioni parlamentari e dibattiti pubblici, su scenari futuri per ridare vita al complesso, che si trova in un’area strategica e pianeggiante al confine tra Castelraimondo e Camerino, non lontano dalle zone produttive dei due comuni e da quella di Pioraco.
La storia dell’ex deposito militare dell’esercito inizia ai tempi della seconda guerra mondiale, erano state costruite per essere un campo di concentramento. Dopo la guerra diventarono un deposito militare gestito dall’Esercito italiano, così è stato fino alla fine degli anni Ottanta, quando sono state dismesse e la proprietà è passata dal ministero della Difesa al Demanio. Passano gli anni e tutto viene lasciato immobile, all’incuria del tempo e all’abbandono. Subito dopo il terremoto del 1997 il dibattito intorno al destino delle ex Casermette riprende vita, si propone di destinarle ad area per il nuovo ospedale, che poi sarà edificato alle Caselle dove si trova tuttora, oppure ad area per concentrare in un unico polo tutte le scuole di Camerino, gravemente danneggiate dal terremoto. Non se ne farà nulla.
L’interno
E’ il 2009 quando l’allora onorevole del Partito Democratico, il deputato Mario Cavallaro presentò un’interrogazione in Parlamento. Nel testo si evidenziava come il vincolo posto dal Ministero per i beni culturali come “zona di interesse storico-architettonico”, debole nelle motivazioni, fosse un ostacolo ad una rifunzionalizzazione del complesso, rendendolo di fatto inutilizzabile. L’ipotesi dell’interrogazione è diventata realtà, mai nessuno si era più occupato dell’ex deposito militare. Nell’interrogazione di Cavallaro si ripercorrono altre due ipotesi di utilizzo dell’area: polo tecnologico per lo sviluppo di imprese innovative con investimento di 50 milioni di euro ipotizzato dalla Provincia di Macerata, o area leader nell’ambito delle opere di compensazione della Quadrilatero Marche Umbria, mai attuate dopo la costruzione della Valdichienti Civitanova-Foligno e si fa cenno ai diversi tentativi di alcune amministrazioni comunali di Camerino di entrare in possesso dell’area senza riuscirci.
Intorno al 2010 in piena emergenza profughi si era diffusa in zona la voce che sarebbero stati sistemati proprio alle Casermette, ma questa è rimasta solo una fantasia, essendo impraticabile nella realtà rendere abitabile in poco tempo un luogo rinselvatichito dalle erbacce. Arriva nell’aprile 2014 un convegno pubblico organizzato dall’allora assessore regionale Pietro Marcolini, che ipotizza un progetto pilota di 90mila euro finziato con fondi europei, per farne una piattaforma logistica e strategica nell’ambito dell’asse viario Quadrilatero, chiedendo di metterlo a disposizione, all’epoca intervennero al convegno anche l’architetto Vittorio Salmoni progettista del distretto culturale evoluto e il professor Flavio Corradini che si era espresso a favore di un progetto strategico.
E’ il 6 novembre del 2017 quando l’allora presidente del consiglio Paolo Gentiloni annuncia nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico Unicam che le ex Casermette diventeranno una cittadella per il deposito e il recupero dei beni culturali. Tutto sembra perdersi per qualche anno nelle nebbie imperscrutabili della burocrazia, dopo il via libera al progetto nel 2018 da parte di Comune e Regione, fino a quando nel 2021 il progetto di recupero delle ex Casermette viene inserito nel recovery plan del Pnrr, sul piatto ci sono trenta milioni di euro.
L’Agenzia del demanio diviene soggetto attuatore, parte l’iter della progettazione fino ad arrivare alla giornata storica in cui la ditta Torelli Dottori ha avviato il cantiere per il primo intervento su 8 fabbricati prevede un finanziamento di circa 10 milioni di euro con fondi del piano nazionale complementare sisma del Pnrr, mentre il secondo lotto riguarda 18 immobili con un finanziamento con fondi Pnrr di circa 20 milioni di euro. Gli edifici verranno adeguati sismicamente e tutta l’area rifunzionalizzata per creare un Recovery Art, il primo centro di ricovero e recupero di beni artistici e culturali danneggiati dalle calamità nella Regione Marche. Ci saranno anche aree didattiche, in coerenza con l’offerta formativa dell’università di Camerino, e aree espositive per accogliere temporaneamente le opere restaurate di maggior prestigio, prima di essere riportate alla destinazione originaria. L’intervento nel complesso immobiliare nell’area dell’ex chiesa di San Francesco prevede un finanziamento complessivo di 10,4 milioni di euro, stanziati dal commissario Guido Castelli. Si tratta di un polo culturale scientifico e museale da destinare a realizzare all’interno della chiesa di San Francesco un museo di eccellenza nell’ambito dell’arte contemporanea.
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