«Ex Capam, una bomba ecologica
in pieno centro abitato»

MACERATA - Il consigliere Alberto Cicarè ha documentato lo stato dello stabile nel cuore di Sforzacosta e chiede l'intervento pubblico: «Le autorità si trincerano dietro le loro limitazioni di competenza ma il sindaco può fare un'ordinanza»

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L’area ex Capam

Vegetazione, cisterne e animali nell’area dell’ex Capam a Sforzacosta di Macerata. E’ la situazione documentata con tanto di foto da Alberto Cicarè, consigliere comunale di Strada Comune, nel cuore della frazione.

«Questa non è erba alta- scrive – Questa è la boscaglia che cresce rigogliosa e incontrollata nel pieno centro di Sforzacosta, dentro l’area ex Capam, società in stato di concordato preventivo dal 2008, il cui settore di attività era il commercio all’ingrosso di lubrificanti e carburanti e di oli esausti con relativo stoccaggio, e di rifiuti speciali per conto terzi.

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Alberto Cicarè

Dentro quest’area, chiusa tra alte mura e un cancello, ci sono enormi cisterne, alcune interrate altre che svettano come torri, il cui contenuto non è dato sapere, perché nessuno vi ha accesso e va a controllare, ma il campo di attività della società lascia pensare che non si tratti di acqua cristallina, tutt’altro. Qui si tratta di una bomba ecologica in pieno centro abitato. Ci sono residenti costretti a tagliare periodicamente la vegetazione che scende dalle mura, altri che ci hanno rinunciato e lasciano invadere dai rampicanti le pertinenze delle loro abitazioni.

Rampicanti che sono il trampolino per la ratti e bisce che vivono indisturbati dentro l’area. Senza parlare dei festini organizzati dagli insetti. Ma questa è solo la parte più piccola del problema, perché la vegetazione infestante che cresce ogni anno rappresenta un pericolo gravissimo di incendio d’estate, quando secca. Lì a fianco passa la ferrovia, basta una scintilla, un mozzicone di sigaretta per creare il disastro, dentro un’area chiusa, con la presenza di cisterne che quantomeno in passato hanno contenuto liquidi infiammabili».
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Cicarè lamenta anche il fatto che nessuno interviene: «Non lo fa il curatore fallimentare, più volte interpellato, multato, che non risponde pur avendo specifici obblighi di custodia del bene. Non lo fanno le autorità pubbliche, che si trincerano dietro le loro limitazioni di competenza.

La domanda è: che ci sta a fare lo Stato, inteso come istituzioni pubbliche, se nessuno si prende la responsabilità di intervenire per tutelare i cittadini e prevenire un potenziale enorme pericolo, conoscibile e conosciuto? Eppure lo Stato sembra così pronto a intervenire quando c’è da dare la caccia a qualche senzatetto, togliendo un po’ di sporco a bella mostra dei fotografi. Piuttosto facile in quei casi, più complicato qui».

Il consigliere spiega anche che gli strumenti ci sarebbero, ad esempio ad esempio l’articolo 50 comma 5 del Tuel (testo unico enti locali) assegna al sindaco il potere di ordinanza contingibile e urgente nei casi di emergenze sanitarie, di igiene pubblica, di grave incuria o degrado del territorio: «La inottemperanza all’ordine imposto dalla ordinanza contingibile e urgente comporta la esecuzione d’ufficio a cura dell’Ente impositore a spese del trasgressore, quando questi fosse individuato, ed è punita con la sanzione di cui all’art. 650 c.p.

ex_capam-2-325x244Ciò vuol dire che il sindaco potrebbe ordinare al curatore fallimentare di intervenire, e se questo non lo fa, dovrebbe essere il Comune a eseguire l’ordinanza, rivalendosi sul curatore che avrebbe anche una responsabilità penale. Attenzione, la mancata adozione dell’ordinanza da parte del sindaco, quando fosse dovuta come pare evidente in questo caso, integra il delitto di omissione di atti d’ufficio. Del resto giusto un paio di giorni fa gli agenti della polizia municipale sono entrati dentro la struttura abbandonata in Piazza Pizzarello, anch’essa di una società in fallimento, per controllare la situazione. Si può fare dunque, qui è più difficile e costoso, ma la situazione è ben più grave. Il Sindaco, il Comune, non può ammettere questo stato di cose».

ex_capam-5-325x244Cicarè ricorda anche che il 28 aprile il Consiglio comunale ha approvato una mozione del suo gruppo con cui si chiedeva al Comune di intervenire all’Arpam (agenzia regionale protezione ambiente) per far controllare lo stato delle cisterne dentro l’area ex Capam. «Solo dopo un nostro sollecito il Comune si è effettivamente attivato, e ad oggi non abbiamo notizie circa l’esito della richiesta. I cittadini residenti sono esasperati, inascoltati da troppi anni, hanno fatto anche di recente denunce ai carabinieri, sono pronti a una raccolta firme. Molti abitanti di Sforzacosta probabilmente non si rendono neanche conto di che pericolo corrono. Loro che hanno subito gli incendi del Cosmari e della Rimel, loro che hanno subito l’esondazione del fosso Narducci, che passa proprio a fianco delle mura della ex Capam, loro che sopportano un traffico pazzesco in ogni ora del giorno. Se c’è uno Stato, se ci sono istituzioni pubbliche degne di tal nome, è ora che si facciano avanti e provvedano».

 



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