Mario Stefani
di Monia Orazi
A volte quando il vento si mette a suonare, a qualcuno sembra di sentire la voce potente di Mario Stefani, l’ultimo poeta pastore di Cupi di Visso. Se ne è andato esattamente 25 anni fa, il 29 giugno del 1998, ma la sua eredità artistica non è andata perduta.
Classe 1921, la passione di Mario era lo studio, ma dovette lasciare la scuola in prima elementare, nonostante questo non si arrese e lesse tutta la vita, dalle grandi opere letterarie alle leggende dei Sibillini, i cavalli e la musica erano le sue grandi passioni. La sua figura rivivrà in una bella giornata di festa il prossimo 20 agosto nel fresco dei mille metri di quota di questa frazione di Visso.
«La montagna se non la conosci ti ammazza, se la conosci te governa», amava ripetere Mario, che tra un pascolo e l’altro intonava i suoi stornelli a braccio, che saranno fatti rivivere dagli stornellatori per la festa di agosto, che sarà anche un ritrovarsi tra i sette figli e tutta la discendenza di nipoti. A ricordare la figura del nonno è la nipote Rosita Stefani, cresciuta a Visso, ora vive a Roma dove fa la cantante professionista come soprano, di recente si è anche laureata in teologia.
Rosita Stefani
Pezzetto dopo pezzetto sta rimettendo insieme il grande patrimonio culturale prodotto dal nonno Mario, che aveva inciso anche dei dischi. Racconta la giovane: «La figura di nonno non è stata mai dimenticata per tanti motivi, d’estate ci ritroviamo a Cupi, figli e nipoti di gente che era viva nelle tradizioni della confraternita di Cupi, lui ha fatto conoscere il nome del paese, con la musica e lo stile di vita, pur essendo un pastore. Nelle poesie che scriveva esprimeva il dolore di non poter essere andato a scuola, la lasciò in prima elementare, non smise mai di provare ad imparare, sui campi leggeva la Gerusalemme Liberata, Torquato Tasso, L’Orlando furioso, la Divina Commedia. Persino le lettere ai cugini le scriveva in prosa, da piccola lo ascoltavo con la stornellata sulla Divina Commedia».
Una vita fatta di duro lavoro quella dei pastori nel secolo scorso, ma l’amore per il canto e la poesia, trasmessi alla nipote, non hanno mai abbandonato Mario: «Nonno era una persona con sentimenti altissimi. Mi hanno raccontato che un Natale, in piena transumanza lui si trovava a Civitavecchia con le pecore e non era facile spostarsi, ma per Natale tornò a Cupi in mezzo al nevone, suonando l’organetto incappucciato per non farsi riconoscere dai figli, tornò per vederli sorridere, sfidando la neve che gli arrivava al busto e lasciando i cavalli a fondovalle, per non farsi riconoscere. Diceva sempre “più grande il cuor contrito mio è grande rammarico per essere stato condotto a fare il pastorello”. Tu studia, tu studia mi diceva, mi ha condizionato positivamente da spingermi oltre i miei limiti se ho realizzato molti sogni lo devo a lui, nella musica ho avuto a che fare con nomi impensabili. Qualche anno fa prima che morisse ho lavorato con Ennio Morricone, nonno adorava le sue colonne sonore e le ascoltava sempre, l’ho visto come un piccolo segno».
In tanti si ricordano a Visso Mario Stefani che cantava insieme all’allora preside Valerio Franconi, tanto da incidere dei dischi, che la nipote Rosita sta cercando di ritrovare tutti, per ricostruire in modo completo il percorso artistico, fatto di stornelli, canti popolari e poesia del nonno. Così a 25 anni dalla sua scomparsa, la memoria di Mario Stefani, l’ultimo poeta pastore di Cupi non andrà dimenticata.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ci sono molti professori di lettere che non hanno mai letto questi libri, limitandosi a conoscerne la trama studiata sulle antologie (quando va bene). Mi chiederei dunque chi è il vero analfabeta.
O forse erra dal vero,
mirando all’altrui sorte, il pensiero di Mario Stefani:
forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dì natale.