Sono trascorsi quattro anni dall’incidente stradale che ha interrotto la vita di Huub Pistoor, a pochi chilometri da Jesi. Era un cittadino olandese, da molti anni residente nelle Marche. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha accolto il ricorso presentato a luglio dalla famiglia contro l’archiviazione decisa dalla Procura di Ancona. Un rimorchio si era staccato da una motrice e aveva ucciso Huub Pistoor, ingegnere elettronico a Jesi, Aag accompagnatore di Alpinismo Giovanile del Cai sezione di Ancona, tra i soci fondatori della Scuola Popolare di Filosofia di Macerata.
«Ora lo Stato italiano – scrivono in una nota i familiari dell’uomo – dovrà rispondere e dare spiegazioni riguardo al sistema delle revisioni dei mezzi pesanti (mezzi in quelle condizioni non avrebbero dovuto circolare ma avevano invece superato la revisione) e anche riguardo all’archiviazione (ritenuto responsabile solo il conducente e non sono state accertate le responsabilità dei titolari della società di trasporto proprietari dei mezzi e di chi si era occupato di revisione e manutenzione)».
Il tragico incidente nel 2019
La famiglia, in Italia e in Olanda, si augura che «la Giustizia negata in Italia possa essere garantita in sede europea a chi si sentiva profondamente cittadino europeo». La compagna di Huub Pistoor, Gioia Bucarelli, ritiene che si sia raggiunta «una prima tappa importante, una vittoria collettiva di cittadini, associazioni, familiari di vittime, persone che credono nel cambiamento, in una strada senza violenza. Era ciò che auspicavamo per una questione di principio, per onorare le tante vite perse sulle strade, per sollecitare impegno, attenzione alla prevenzione, rispetto e Giustizia per tutte le vittime». Nei giorni scorsi ha partecipato al flash mob “Strisce pedonali umane”, iniziativa che rientra nella campagna nazionale per la promozione di Città 30 che si è svolta in molte città Italiane.
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