Giorno del ricordo,
le celebrazioni ad Appignano

EVENTI - Domenica 12 febbraio intitolazione “Piazzale Martiri delle Foibe” e conferenza al teatro Gasparrini
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Il sindaco Mariano Calamita

Appignano commemora il Giorno del Ricordo domenica prossima 12 febbraio. «Il giorno del Ricordo, così come quello della Memoria, rappresenta un monito alle nostre coscienze – ha dichiarato il sindaco Mariano Calamita – .Conoscere e rinnovare la memoria è l’unico modo per trasmettere ai giovani l’insegnamento della storia, per fare sì che i valori acquisiti della libertà, della democrazia, della pace e della giustizia siano vissuti con consapevolezza, ogni giorno».

Si parte alle 16 con la cerimonia ufficiale di intitolazione del piazzale in via Caduti sul lavoro come “Piazzale Martiri delle Foibe”, con la partecipazione del Consiglio comunale dei ragazzi dell’I. C. “Luca Della Robbia” di Appignano. A seguire al teatro Gasparrini si terrà la conferenza aperta al pubblico dal titolo “Capire la Frontiera Adriatica: problemi e strumenti” un incontro condotto dal professor Angelo Ventrone docente di Storia contemporanea università di Macerata, dove interverranno il professor Fabio Todero ricercatore Irsrec Fvg e il dottor Orazio Zanetti Monterubbianesi, presidente dell’Anvgd Marche Sud (Associazione Nazionale Veneti Giuliano Dalmati),

«La conferenza si propone di delineare il dipanarsi storico delle vicende dell’area di frontiera adriatica – ha affermato l’assessore alla Cultura Federica Arcangeli – offrendo ai presenti anche uno strumento di lettura quale è la mostra virtuale – Il confine più lungo. Dai confini alla riconciliazione sulla frontiera adriatica – appositamente creata per aiutare il pubblico e soprattutto il mondo dei giovani ad orientarsi in una storia tanto drammatica quanto emblematica».

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L’assessore alla Cultura Federica Arcangeli

«Nel corso dell’incontro si ripercorreranno le vicende di un’area di frontiera, quella adriatica, terra di scambi, transizione e sovrapposizioni di culture, di lingue, di storie, ma anche di contrasti e fratture – si legge in una nota del Comune -. Qui si sono concentrati infatti problemi come la nascita e lo sviluppo dell’identità nazionale delle diverse comunità che la abitavano, il degenerare di queste in altrettanti nazionalismi e lo scontro tra di esse, due guerre mondiali, le strategie, le azioni e le violenze sopraffattrici di tre sistemi totalitari che, pur con tempi diversi, ne hanno segnato il faticoso cammino: fascismo, nazismo e infine, comunismo jugoslavo. In particolare, l’esito della Seconda guerra mondiale, con il colpo di coda delle violenze jugoslave, ha profondamente ridisegnato la fisionomia di queste terre. L’esodo giuliano-dalmata, estrema conseguenza del conflitto che, come accaduto anche in altri contesti europei, generò qui lo spostamento forzato dei giuliano-dalmati, corrispose infatti al collasso dell’italianità adriatica che risaliva alla fase di romanizzazione dell’area e ne aveva a lungo contrassegnato la storia. Un’intera comunità e un intero mondo costretti a cercare riparo nella madre patria lungo un cammino difficile e doloroso.

Dopo le fratture che ne hanno a lungo condizionato le vicende e la memoria, oggi i Paesi che occupano la “frontiera adriatica” sono tutti parte dell’Unione europea, ciò che apre prospettive di ulteriori momenti di incontro e di pacificazione, come già avvenuto negli ultimi anni con gli incontri tra i presidenti italiano, sloveno e croato prima, italiano e sloveno più recentemente».



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