di Francesca Marsili
La musica ha pervaso la sua intera esistenza ed oggi, l’organo della basilica di San Nicola, ha accompagnato l’ultimo saluto al Maestro pianista Gino Brandi, scomparso lunedì all’età di 92 anni. Il feretro è giunto a Tolentino, terra natia che Brandi amava profondamente, da Bologna, dove viveva da anni assieme alla sua famiglia.
Gino Brandi
Una funzione intima, celebrata da parte Gabriele Pedicino. «Il suo straordinario talento non gli ha mai fatto mai perdere la sua umiltà e sobrietà – ha sottolineato il sacerdote nell’omelia funebre -. Chissà ora quanta musica, la più perfetta, quella che potrà ascoltare in paradiso». A rendere omaggio ad uno dei pianisti più longevi e talentuosi della storia, anche il sindaco di Tolentino Mauro Sclavi, il presidente del Consiglio Alessandro Massi e l’assessore Flavia Giombetti.
Il maestro Brandi il primo concerto lo tenne a sette anni, come enfant prodige. L’ultimo, nel settembre scorso, a Vergato in provincia di Bologna, con cui chiuse una carriera concertistica lunga 84 anni. Brandi cominciò da solo sul pianoforte di famiglia in casa: la mamma lo suonava un po’, anche suo padre sapeva destreggiarsi sia al violino che al pianoforte. La sua prima maestra si chiamava Luisa Liviabella, ed era la sorella del nonno di Laura, che poi sarebbe diventata sua moglie; si era accorta che Gino, a soli quattro anni, riconosceva i suoni di tutti i campanili di Tolentino, la città in cui era nato nel 1930. Già nel 1937 si parlava di lui come della più grande rivelazione pianistica italiana, tanto che persino Mussolini volle ascoltarlo di persona, seguito da lì a poco anche da papa Pio XII. «Negli anni 2000 lo invitammo alla festa di primavera – ricorda fuori dalla chiesa Enrico Verdenelli, ex preside del liceo Scientifico di Macerata-. Per suonare davanti agli studenti, nonostante il suo straordinario talento e la sua preparazione, raccontò che si preparò per ben due giorni. Ha realmente dedicato tutta la sua esistenza alla musica con grande umiltà».
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