Marco Saltari
di Christian Trevisti
Marco Saltari, 37enne di Corridonia, sociologo ed ex finalista di X Factor, lavora come muratore ma non ha abbandonato la musica. Il suo nuovo singolo si chiama Katametron, mentre l’album 3Venti, prodotto da Andrea Mei e Marco Mattei per Astralmusic/Zolli Promotion.
Ci racconta della sua esperienza a X Factor?
«Tutto iniziò quando, alle 7 del mattino, partecipai a una selezione, nella periferia di Milano. I partecipanti erano 15mila. Ci fecero attendere molto tempo sotto la pioggia. Quel giorno, tra i membri della commissione di selezione, c’era Fabrizio Ferraguzzo, direttore artistico di X Factor. Poco tempo dopo mi telefonarono, comunicandomi che mi sarei dovuto esibire a Torino. Prese così il via la mia avventura nel programma televisivo X Factor».
Il suo nuovo singolo si chiama Katametron. Da dove viene questo termine?
«Ho conosciuto il termine ‘katametron’ grazie a Galimberti. Vuol dire ‘secondo misura’. Il termine ‘katametron’ indica la ‘weltanschauung’ che caratterizzava l’antica Grecia: secondo i grandi pensatori della cultura ellenica ogni uomo deve vivere facendo capo alle doti che gli sono state concesse. Ognuno ha il suo ‘dàimon’, e deve portare avanti le possibilità che ne derivano. Dopotutto, un pesce non può scalare gli alberi».
Si apre dicendo “attenti che se muore Dio la storia vuole un altro re”. Che vuol dire?
«Le banche, a livello architettonico, sono i templi del nuovo millennio. L’imperativo della ‘vendibilità’ sta generando un’umanità stanca di vivere. Oggi, il cittadino medio è spinto a esagerare in tutto: cibo, droga, sesso. I rotocalchi e le televisioni stanno normalizzando uno stile di vita che, in una società sana, dovrebbe destare preoccupazione. La tanto urlata ‘libertà’ ha sostituito l’idolo di Dio con quello dell’edonismo».
Insomma, è un brano critico verso il consumismo. Ce ne dà una sua visione?
«Il consumismo è un movimento, un fenomeno storico. Il consumismo è assolutizzazione del consumo. Nel consumismo ogni cosa esiste e assume identità in quanto oggetto di consumo. Io lo collego al concetto Ottocentesco di ‘feticismo’: il ‘feticcio’ sostituisce il buco nero che una persona si porta dietro. Dopotutto, potremmo evitare questa sostituzione solo guardando nell’abisso. Ma si sa, “quando guardi a lungo nell’abisso l’abisso ti guarda dentro”».
Progetti per il futuro ne abbiamo?
«Per ora faccio il muratore e ho intenzione di fare musica solo quando ne ho bisogno, accettando solo ciò che mi piace. Il musicista si trova spesso in una posizione che lo rende ricattabile. Io, però, sono molto cocciuto e non tollero compromessi. Mi devo sentire libero, anche a costo di fare una vita stressante».
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Complimenti Marco sei un grande!! le tue parole sono un grido nel silenzio di questo momento storico!!!