La Tv come negli anni Sessanta,
«Si vede solo la Rai:
colpa dello switch off»

TEMPI MODERNI - Con le nuove frequenze del digitale terrestre sono stati spenti i vecchi ripetitori e così addio frequenze a Castelsantangelo, Monte Cavallo, Sefro, Bolognola, Ussita e Visso (tutto ok solo nella frazione di Aschio). La soluzione sono le parabole. Il commerciante Alessandro Morani: «Il problema si ripercuote sui più anziani, che non sono esperti in tecnologia. Si parla di non spopolare la montagna, occorre intervenire anche su questo, permettere di vedere più canali cosa che garantisce democrazia e pluralismo informativo»

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di Monia Orazi

Visso è tagliata in due dal nuovo digitale terrestre, solo nella frazione di Aschio grazie al ripetitore di Sentino di Camerino si vedono quasi tutti i canali, mentre ad Ussita e Castelsantangelo, ma anche a Bolognola, Sefro e Monte Cavallo, tutti centri sotto i 500 abitanti si è tornati come all’inizio degli anni Sessanta, si vedono solo i canali Rai.

E’ stato completato il 30 giugno scorso il passaggio al nuovo standard del digitale terrestre Dvb-T2, per liberare le frequenze a 700 Mhz, che saranno usate dai cellulari a 5g, ma nei piccoli comuni montani sotto ai cinquecento abitanti si vedono solo i canali “obbligatori” per legge, quelli della Rai appunto, come anticipato da Cronache Maceratesi lo scorso febbraio.

L’allarme era stato lanciato da Uncem a livello nazionale, con sollecitazioni al ministero dello Sviluppo economico, ma niente sinora è cambiato. I privati, che devono garantire la copertura di oltre il 90 per cento della popolazione, hanno spento il segnale dei vecchi ripetitori e sugli schermi tv, tanti canali, da Mediaset, alle tv private nazionali e locali, non sono più visibili. Spenti i ripetitori Ei Towers e a Visso, essendo sotto i 1500 abitanti quello di Persidera. Per avere tutti i canali in tv è necessario montare una parabola satellitare ed apposito decoder per la ricezione satellitare. Si va da un minimo di 120, 130 euro per apparecchio televisivo, in una casa con tre televisori si arriva anche a 700, 800 euro, una cifra che di questi tempi non è abbordabile da tutti, una somma che difficilmente può spendere un pensionato al minimo, che magari vive in una soluzione abitativa di emergenza. Il ministero dello Sviluppo economico ha obbligato a spegnere i ripetitori per liberare le frequenze del 5g ed i privati, che garantiscono la copertura di oltre il 90 per cento della popolazione, hanno spento il segnale dove il ripetitore conta meno di 500 utenti e chi non ha la parabola, si vede solamente la Rai.

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Alessandro Morani

A segnalare il rischio di un oscuramento della tv era stato Alessandro Morani, commerciante di Visso, che da tempo si occupa dei disservizi del segnale tv o telefonico: «Dal 30 giugno i ripetitori sono stati spenti, secondo l’obbligo previsto dal ministero dello Sviluppo economico, di conseguenza solo ad Aschio si ricevono quasi tutti i canali, perché arriva il segnale da Sentino. Chi non vede più nulla può solamente montare parabola e decoder. Non si vedono più i canali, è una scelta fatta dallo Stato, quella relativa alle frequenze, ma il problema si ripercuote sui più anziani, che non sono esperti in tecnologia e prendono la pensione, difficilmente potranno permettersi certe spese. Si parla di non spopolare la montagna, occorre intervenire anche su questo, permettere di vedere più canali tv, garantisce democrazia e pluralismo informativo. Gli enti preposti potrebbero intervenire come per il digital divide, con contributi per permettere di riaccendere i ripetitori locali, a bassa potenza, adeguati al nuovo standard del digitale terrestre, perché chi vive ad Ussita o in un altro piccolo comune, ha lo stesso diritto di vedere la tv e tutti i canali disponibili a Macerata, Civitanova o Ancona». L’Uncem (Unione nazionale comunità enti montani) aveva chiesto interventi al Mise nel marzo scorso, ma sinora niente si è mosso. Per riportare i giornali nell’entroterra è intervenuta la Regione Marche. L’Uncem aveva ribadito che i cittadini «pagano la tassa di possesso sul televisore. Che rimane senza segnale. Una situazione grave, che ha visto Uncem agire negli ultimi sei mesi chiedendo al Ministero dello Sviluppo economico dei chiarimenti. E interventi. In primis per i Comuni, le Comunità montane, le Unioni montane di Comuni proprietari di impianti di trasmissione. Molti non sanno, e anche al Mise non è chiarissimo, che senza Enti locali la tv in montagna non si sarebbe finora vista. Da trent’anni, i nostri impianti sono decisivi. Spegnerli fa piacere a molti. Sia Rai, sia Mediaset, sia le tv locali cambieranno frequenza. E questo si somma al problema per gli Enti locali e i nostri tralicci. Perché ora, adeguare da parte nostra gli impianti, ha costi rilevanti». Uncem aveva denunciato già a marzo, che il Mise non si era attivato: «Il Mise, in una serie di incontri con Uncem, ha detto di non avere risorse disponibili. E che i cittadini possono passare alla tecnologia TivuSat. Nulla in contrario, niente di ideologico. Peccato però che abbia un costo, installare parabole e dotarsi di decoder. E serve un fondo ad hoc, se si vuole seguire questa strada. Uncem ha fato al Mise, alla dottoressa Eva Spina e alla sottosegretaria Ascani, una serie di proposte operative per uscire dal problema. Non servono molti soldi. Probabilmente bastano 5 milioni di euro a livello nazionale. Ma dobbiamo evitare che enti montani e cittadini si sentano nuovamente presi in giro e beffati».



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