Gli avvocati Monica Clementi e Marina Magistrelli
di Gianluca Ginella
Maltrattamenti a 4 bambini della scuola materna, condannata una insegnante. La difesa: «Faremo appello, al processo non sono emerse le contestazioni fatte dall’accusa. La stanza buia dove li mettevano? Una sedia davanti all’ingresso della classe per chi era indisciplinato». La sentenza è arrivata oggi al tribunale di Ancona. La scorsa udienza il pm Ruggiero Di Cuonzo aveva chiesto la condanna a 2 anni, il giudice Francesca Pizii ha invece deciso per 1 anno e 4 mesi, pena sospesa.
Sotto accusa una insegnante campana, 61enne, che nel 2016 di trovava a Fabriano per fare una supplenza. Le indagini erano partite dalla denuncia di una mamma che aveva notato un cambiamento nel figlio che ha visto rimproverare il peluche: «Non lo fare più, vai subito in castigo» sarebbero le frasi che aveva sentito. Insospettiva aveva fatto denuncia. La polizia del commissariato di Fabriano, che ha condotto le indagini, aveva deciso di far luce su cosa stesse accadendo e aveva piazzato una spy cam alla materna. In seguito un video nella scuola era finito sul web e da quel momento si era scatenato un caso. Quatto i bambini che avrebbero subito i presunti maltrattamenti, due di loro quelli che hanno detto che non dormivano, che parlavano con i peluche e li sgridavano (i piccoli non sono mai stati sentiti nel corso delle indagini o al processo). Le parti civili sono assistite dagli avvocati Monica Bisio e Gianluca Conti, il giudice ha disposto che il risarcimento venga quantificato in sede civile. La difesa (avvocati Marina Magistrelli e Monica Clementi) annuncia appello: «quello che sosteneva l’accusa in sede di dibattimento non è emerso – spiega Clementi -. Dicevano che i bambini venivano messi in una stanza al buio, ma stanzetta non era: era una sedia alla porta d’ingresso dell’aula dove i bambini più vivaci veniva messi seduti a meditare. In quella classe c’erano 28 bambini tra i 3 e i 5 anni e a volte capitava che le maestre fossero da sole per un’ora, un’ora e mezza. Nessuno ha mai segnalato niente, preside, altri insegnanti, tutte le testimonianze sono state acquisite dopo la pubblicazione di un video su internet». Sugli schiaffi il legale dice «assolutamente no, lo contestiamo. E non c’è nessun certificato medico. Le urla sì ma si tratta di richiami».
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