Tumore raro a 10 anni,
Emanuela operata a Parigi
I genitori: «La fine di un incubo»

POTENZA PICENA - Il padre e la madre della piccola avevano lanciato una raccolta fondi per permettere l'intervento in Francia dopo che i medici italiani lo avevano sconsigliato: la massa vicino alla valvola aortica è stata completamente asportata. «Per noi ogni piccolo granello di sabbia è servito a costruire una spiaggia. Siamo commossi dalla vicinanza che c’è stata dimostrata. Così Emanuela potrà tornare a fare una vita normale»

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La piccola Emanuela, 10 anni

 

di Giulia Sancricca

Una storia di speranza, tenacia e solidarietà quella della piccola Emanuela, la bambina di dieci anni, di Potenza Picena, affetta da una rara forma di tumore. Secondo il parere di alcuni medici, non poteva essere asportato e sarebbero stati necessari continui interventi per ridurre la massa ogniqualvolta fosse cresciuta. Il 15 giugno, invece, per la piccola e i suoi genitori è finito un incubo: Emanuela è stata operata all’ospedale Armand Trousseau di Parigi e la massa tumorale vicina alla valvola aortica è stata completamente asportata. La mamma, Daniela D’Eusanio, aveva avviato una raccolta fondi su Gofoundme affinché la famiglia venisse sostenuta nelle spese per il viaggio e per le visite. L’operazione, invece, è stata a carico del Sistema sanitario nazionale.

«L’intervento è durato circa sette ore – racconta D’Eusanio – . Poi nostra figlia è stata messa per un paio d’ore nella sala del risveglio e, successivamente, portata nella camera di osservazione. Tra un mese i dottori di Parigi vorranno rivederla per un controllo, poi le visite successive saranno fatte ad Ancona». La famiglia, infatti, in un primo momento si era rivolta all’ospedale Salesi di Ancona e al Gaslini di Genova per provare ad asportare il tumore. «Ci avevano sconsigliato l’intervento – dicono i genitori di Emanuela – . Poi siamo entrati in contatto con Lorenzo Leonelli, chirurgo pediatrico di Civitanova che lavora a Parigi e che ha affiancato la dottoressa Sabine Irtan nell’intervento: grazie a loro abbiamo messo la parola fine a questo incubo». Mercoledì Emanuela potrà tornare a casa con i suoi genitori che ci tengono a ringraziare quanti hanno contribuito a questo viaggio.

«Per noi – dice il papà Salvatore – ogni piccolo granello di sabbia è servito a costruire una spiaggia. Siamo commossi dalla vicinanza che c’è stata dimostrata. Così Emanuela potrà tornare a fare una vita normale. Dovremo solo tenerla sotto controllo con degli esami periodici per scongiurare la ricomparsa del tumore».
La speranza dei due genitori, però, era rivolta anche ad altri bambini che, come Emanuela, sono affetti da un ganglioneuroma. «Ho firmato io stesso – dice il papà – per dare il consenso affinché l’operazione di Emanuela venisse assistita da professionisti italiani, così da portare questa tecnica anche in Italia. Ma purtroppo non è avvenuto. Ci siamo rimasti male – confida – perché poteva rappresentare una speranza per altri genitori come noi che si trovano di fronte a questo problema». I genitori di Emanuela ne approfittano per sottolineare come «l’organizzazione sanitaria italiana sia ancora molto lontana da quella di Parigi. Ci è bastato vedere come vengono somministrati i farmaci dopo l’intervento – raccontano – C’è un macchinario che pensa a tutto e che somministra quanto necessario nel momento della giornata in cui è stato programmato. A controllare l’intero reparto, sono i sanitari che si trovano all’interno di una sala operativa e sono pronti ad intervenire qualora ce ne fosse il bisogno».

 

Tumore raro a 10 anni, la battaglia della famiglia per Emanuela

 



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