Ugo Bellesi
di Ugo Bellesi
Abbiamo visto che ci sono problemi per realizzare l’alta velocità e migliorare i collegamenti ferroviari tra Roma e l’Adriatico. Ma anche per la linea Adriatica Bologna-Lecce le difficoltà non sono poche. Era stato infatti programmato l’avvio del raddoppio a partire dalla tratta Termoli-Lesina con un finanziamento di 700 milioni ma dal 2003 ad oggi è stata portata avanti soltanto la fase progettuale. Finalmente, nel 2017, dopo ben 14 anni, il raddoppio era stato diviso in due lotti con un incremento finanziario di altri 150 milioni di euro. Ma la realizzazione del primo lotto, da Ripalta a Lesina, è stata prevista per il secondo semestre del 2025. Mentre il lotto Termoli-Ripalta si dovrà ultimare nel secondo semestre del 2028. Il che significa che bisogna attendere ancora sei anni per vedere i lavori terminati. In pratica per realizzare 32 chilometri di ferrovia sarà stato impiegato un quarto di secolo.
Come mai tanti ritardi? Si è appreso che contro la realizzazione di questo tracciato c’è stata una serie di ricorsi che hanno bloccato tutto. Non solo gli ambientalisti hanno fatto opposizione ma anche i politici e vari amministratori locali. Tra le altre motivazioni il fatto che i lavori per la ferrovia avrebbero danneggiato il ripopolamento naturale che si sta verificando in quelle zone da parte di un uccello in via di estinzione e che invece in quel territorio è tornato a nidificare. Si tratta dell’uccello “fratino” che non solo verrebbe infastidito dai lavori ma anche dal rumore provocato dalle carrozze ferroviarie una volta realizzato il raddoppio della ferrovia. Fortunatamente ora è intervenuta la Corte dei conti e si spera che il problema possa essere superato.
Frattanto le Ferrovie hanno potenziato le corse sulla linea Adriatica per quanto riguarda la stagione estiva per “incentivare il turismo di qualità”. Pertanto ci sarà un Frecciargento che partirà da Milano alle 7.05 per arrivare in Ancona alle 10.13, con fermata intermedia a Pesaro. Altro Frecciargento partirà da Ancona alle 19.10 con arrivo a Milano alle 22.25. Orari molto comodi ma soprattutto al servizio dei milanesi. Altro Frecciargento (solo sabato e domenica) partirà da Bolzano alle 7.45 per arrivare in Ancona alle 12.45 (con soste intermedie a Pesaro e Senigallia) e ripartenza da Ancona alle 16 per arrivare a Bolzano alle 20.40.
La stazione di Civitanova
Si capisce la sosta a Pesaro come anche quella di Senigallia (forse per la “rotonda sul mare” e per i due chef stellati), ma perché non si è lontanamente pensato di arrivare alla stazione di Civitanova, che avrebbe ovviamente allungato i tempi, ma anche favorito una vastissima area di possibili utenti locali, non solo i maceratesi e i fermani ma anche gran parte degli umbri oggi collegati con la superstrada? Sicuramente perché si è pensato di favorire soltanto i villeggianti milanesi e bolzanini.
Ma siamo certi che analoghe accortezze siano adottate anche d’inverno quando nostri studenti universitari debbono fare gli esami a Milano, o gli artigiani partecipano a qualche fiera, o giovani disoccupati vanno a cercare lavoro, o nostri ricercatori e insegnanti sono convocati per qualche convegno di studi, o genitori avveduti vogliono portare i loro figli a visitare qualche mostra o ad assistere a qualche spettacolo, o chi soffre di qualche malattia deve fare visite periodiche in una delle tante pregiate cliniche milanesi, e via elencando.
Tutte queste nostre obiezioni e considerazioni (con dati statistici ricavati da riviste specializzate o da quotidiani nazionali) non sono e non debbono essere finalizzate ad una sterile polemica politica riguardante soltanto le Marche ma vanno inquadrate in una panoramica più vasta che interessa tutta l’Italia centrale. Così ad esempio da un quotidiano romano abbiamo appreso i seguenti risultati di una ricerca fatta recentemente: «Una indagine del Consiglio nazionale degli ingegneri sulla distribuzione geografica delle risorse infrastrutturali (ferrovia, autostrade e porti) del Pnrr mostra elementi penalizzanti per le regioni centrali. Sud e Nord viaggiano affiancati con il 43 e il 42% delle risorse assegnate. Il Centro invece resta indietro con soltanto il 15% dei fondi totali. Per il Centro Italia ci sono appena 8 miliardi su 60; una disparità che non si spiega nemmeno in raffronto alla popolazione che nelle regioni centrali è pari al 20% del totale».
Il porto di Civitanova
Per quanto riguarda invece la partecipazione delle amministrazioni locali ai bandi nazionali, sempre secondo il quotidiano romano, «all’Umbria sono state assegnate solo il 2% (960 milioni) delle risorse, e alle Marche il 3% (1,4 miliardi) mentre la Toscana sfiora i due miliardi (4% delle risorse territorializzate)». Il quadro non è certo confortante tuttavia bisogna tener conto che le Marche non sono sole ma hanno accanto anche altre Regioni che vivono le nostre stesse difficoltà.
Per anni abbiamo creduto, o ci hanno fatto credere, che “piccolo è bello” ma sappiamo bene che questo ha determinato il nostro declino. E’ tempo di far capire a Milano (capitale economica d’Italia) e a Roma (capitale politica) che l’Italia centrale c’è e vuole contare avendo il suo punto di forza in ben 33 città con oltre 50mila abitanti ciascuna. E sono città produttive, efficienti, con attività industriali molto diffuse e spesso di grande eccellenza, imprenditori coraggiosi che sanno conquistare anche mercati lontani, città in cui la cultura è di alto livello, le università sfornano ricercatori e professionisti che fanno gola agli stranieri, dove il turismo è di alto profilo perché attratto da grandi eventi e da prodotti che si trovano solo nel nostro Centro Italia. Tutte queste potenzialità vanno efficientate facendole rientrare in un circuito virtuoso legato a velocità doppia con Roma ma anche con le regioni più avvantaggiate del Nord.
Sarebbe già un bel risultato ottenere il collegamento tra il porto di Civitavecchia e quello di Ancona. Ma ci sono anche molti altri obiettivi importanti da raggiungere… C’è qualcuno che ci pensa? «Stiamo vivendo l’ultima occasione – ha scritto il giornalista Giuseppe Roma – per sincronizzare la velocità di crescita del paese e non far scivolare anche il Centro Italia in una condizione di marginalità. E’ in queste regioni che va profuso il massimo sforzo».
Adesso che per un uccello non si può fare lavori per migliorare la viabilità e inaccettabile
Non e' pensabile raddoppiare la ferrovia che corre in mezzo alle città costiere. Occorre arretrarla.
700 milioni di qua 150 di là, 25 anni e si sono solo prodotte scartoffie. Molto efficace.
Sinceramente questa storia che non si può raddoppiare una ferrovia per via di un uccello ha un po' stufato. Ma d'altronde siamo in Italia. Visione imprenditoriale da parte di chi amministra 0 (ma forse è anche troppo). In Italia continuamo a parlare di transizione ecologica e poi non raddoppiamo un ferrovia per una cosa del genere..siamo la berlina dell'Europa.
Perché frecciarossa e frecciargento fermano a San Benedetto, che rispetto a Civitanova è avanti anni luce.
Sulla tratta di civitanova nidifica l'uccello padulo. .......
Fateci un convento
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Siamo alla follia.. si blocca lo sviluppo di infrastrutture fondamentali per un Paese che si voglia definire “civile” non soltanto a causa dell’inettitudine di chi ci governa, ma adesso ci mettono anche gli uccelli…
Ma andate tutti a c….re
Se si continua a bloccare tutto….. spariremo….
Vorrei capire….i convogli possono transitare, ma non effettuare fermate…e quindi?? dove sarebbe il rispetto per questo uccellino? Non sarà l’ennesima “supercazzola” per dirci che non sono interessati a organizzare fermate nelle Marche tagliandoci fuori con una scusa banale?
Come già detto, più importante gli animali, che i “cristiani”, quante stronzatee, quante scusee !! Speriamo ci “acquisti” la Cina. Nuove infrastrutture, via della seta(sto sognando).
ci sono “uccelletti” appollaiati sugli scogli indifferenti al passaggio dei treni, anzi quasi a volersi pavoneggiare di tanta velleità…. quindi il fratino che prenda esempio..