Sindaci infuriati per il Tetris delle classi
«Danno i fondi contro lo spopolamento
e poi tolgono i servizi»

SCUOLA - Tagli e accorpamenti per il nuovo anno scolastico mettono a dura prova i paesi dell'entroterra. Belforte, Camporotondo e Cessapalombo insorgono. Filisetti: «I Comuni non perdono nulla, è solo una diversa modalità di erogazione». Latini: «Domani incontreremo il ministro Bianchi: la nostra regione non è come le altre»

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Alunni e alunne in classe

di Giulia Sancricca

La formazione delle classi per l’anno scolastico 2022-2023 ha messo in subbuglio diversi Comuni della provincia. Dopo l’allarme che arriva da Sarnano, per il primo anno del liceo scientifico a rischio, e da Tolentino per l’accorpamento di due classi del liceo classico, ora la critica arriva dai sindaci dei paesi dell’entroterra come Belforte del Chienti, Camporotondo e Cessapalombo.
Anche per l’istituto comprensivo De Magistris, infatti, sono in programma tagli ed accorpamenti che non sono piaciuti ai sindaci, pronti a puntare i piedi per scongiurare che le modifiche previste dall’Ufficio Scolastico Regionale possano essere portate a termine.
Così, se da un lato c’è chi chiede attenzione ai territori montani, dall’altro l’Ufficio Scolastico fa notare che il servizio scolastico non viene negato a nessuno, ma cambierebbero solo le modalità con cui viene erogato.

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I sindaci Massimiliano Micucci e Alessio Vita

«Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia di Belforte – dice il sindaco Alessio Vita – al momento ci sono quattro alunni in meno rispetto allo scorso anno e pare che la volontà sia quella di togliere una insegnante, vedendo così il gruppo di alunni più grandi al tempo pieno e quelli più piccoli a tempo ridotto. Senza tenere conto che, ai 30 alunni già presenti si aggiungeranno i bambini che stanno arrivando dall’Ucraina.
Per la scuola primaria, invece, si sono iscritti nove bambini e, per formare la classe, c’è la possibilità che venga spostato da noi un bambino della primaria di Camporotondo, magari mettendo in difficoltà famiglie che hanno altri figli in età scolare nel plesso della scuola di residenza. Credo che non siano ammissibili decisioni come questa – sottolinea Vita – .
Ci stanno dando molti fondi per rivitalizzare i piccoli borghi, ma allo stesso tempo tagliano i servizi: come possiamo scongiurare lo spopolamento dei piccoli Comuni? Sono azioni che entrano in contrasto: pare che la mano destra non sappia ciò che fa la sinistra».
Situazione ancor più complicata a Camporotondo e Cessapalombo dove, già da un anno, i due Comuni avevano avviato una sperimentazione che prevedeva la scuola dell’infanzia a Cessapalombo e la primaria a Camporotondo.

«Avevamo fatto questa scelta – spiega il sindaco di Camporotondo Massimiliano Micucci – proprio per evitare di avere nei prossimi anni una spada di Damocle come quella della soppressione delle classi, invece oggi scopriamo che, nonostante la sperimentazione sia andata molto bene, perdiamo comunque il servizio. È un fulmine a ciel sereno. Perchè una famiglia dovrebbe vivere a Camporotondo se vengono meno i servizi? Mi sono mosso su vari fronti – confida il primo cittadino – : abbiamo scritto alla Regione, ma anche al commissario per la ricostruzione Giovanni Legnini perchè la struttura commissariale ha fatto un ottimo lavoro per lo sviluppo di questi territori e non è giusto che il Miur vada a depurare servizi essenziali come la scuola».

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Giuseppina Feliciotti

I due Comuni, infatti, erano riusciti a creare un consorzio su più fronti per tagliare le spese e rendere la sperimentazione adeguata per le famiglie ed i bambini.
«Non possiamo trattarli come pacchi postali – dice il sindaco di Cessapalombo, Giuseppina Feliciotti – . Sulla carta mi chiedono di spostare a Caldarola gli alunni che da un anno vanno a scuola a Camporotondo. Mi dispiace, ma non ci sto. Si sono già ambientati e non è giusto che dei ragazzini, dopo tutto quello che hanno passato in questi anni, paghino anche questo scotto. Sono arrabbiatissima. Come Comuni abbiamo fatto il possibile, tra l’altro mettendo a disposizione le risorse degli enti per coprire il tempo pieno con i progetti Pon e l’insegnamento della lingua straniera . E poi dicono che vogliono riportare gente nei piccoli borghi: vogliono puntare sui paesi di montagna, ma devono ricordarsi che questi paesi sono gli stessi dove noi amministratori dobbiamo lottare per avere un medico di base, una farmacia, e ora anche la scuola. Il resto sono solo belle parole».

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Marco Ugo Filisetti

Secondo il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Marco Ugo Filisetti, «i Comuni non perdono il servizio scolastico, ma cambiano solo le modalità con cui questo viene erogato. Si realizzano servizi in ragione della richiesta. Sono plessi molto vicini uno all’altro. Si tratta di distanze contenute, nell’ordine di almeno dieci minuti di pulmino. Non perdono la scuola, hanno comunque il servizio secondo gli indici di funzionalità didattica che consente loro di avere una classe. Vengono applicate le regole di tutta Italia. Non abbiamo tolto il servizio, semmai glielo abbiamo migliorato, anche perché l’attività didattica si svolge al meglio se c’è un certo numero di bambini in classe. La riduzione dei plessi consente anche di incrementare i livelli di prestazione del personale Ata. Quello che importa è che ci sia un buon servizio, non averlo sotto casa a tutti i costi».
A stridere, però, è proprio l’applicazione delle norme nazionali in zone come quelle dell’entroterra. Ed è per questo che l’assessore regionale alla Scuola, Giorgia Latini, domani incontrerà il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, anche in vista della manifestazione di protesta dei sindaci prevista per mercoledì a Roma.

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Giorgia Latini

«Vorremmo riuscire ad arrivare a soluzioni accettabili – dice – perchè la situazione della nostra regione ha un territorio con criticità a livello strutturale. Se l’Ufficio Scolastico elimina alcuni plessi anche nei territori dell’entroterra bisogna tener conto che non siamo in regioni come la Lombardia dove ci si sposta da un Comune all’altro con facilità perchè ci sono infrastrutture più efficaci. Da noi non è così e a questo si aggiunge l’impegno dei sindaci che stanno facendo interventi importanti per il rinnovo degli edifici scolastici. C’è una incongruità. La legge nazionale – dice – deve essere rivista e interpretata favorendo le caratteristiche della regione Marche».



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