La manifestazione in piazza Del Popolo
di Alessandro Luzi (foto Simone Corazza)
«Questo non è un incidente di percorso, non chiamatelo incidente». Questo il grido che si è sollevato questa mattina da piazza del Popolo a Fermo dove si è svolta dalle 9 una manifestazione studentesca per protestare contro le forme di scuola lavoro. Una protesta ancor più toccante nel ricordo di Giuseppe Lenoci, il 16enne di Monte Urano che il 14 febbraio scorso ha perso la vita in un incidente stradale a Serra de’ Conti mentre stava svolgendo uno stage.
«Oggi data di mobilitazione nazionale – fanno sapere gli studenti del Collettivo Depangher -. Nelle Marche i tragici fatti ci hanno portato a Fermo. In meno di un mese è il secondo studente morto durante lo stage, stesso sistema del modello di alternanza scuola-lavoro. Entrambi mirano a sfruttare lo studente. La morte di Lenoci non è un incidente. C’è un problema strutturale, il ministro Bianchi lo sa ma si volta dall’altra parte. È assurdo che parli di sicurezza sul lavoro in un momento in cui la scuola vive un momento davvero catastrofico. La gestione pandemica è stata il massimo del fallimento dell’educazione scolastica e non possiamo accettarlo. Il governo è il responsabile di questo modello di istruzione, noi non ci arrendiamo e andiamo avanti nella contestazione. Torneremo a Roma per confrontarci con le studentesse e gli studenti di tutta Italia e ostacoleremo fortemente queste nuove riforme». Sul Pcto sono chiari: «Non chiediamo un mutamento dell’attuale modello di alternanza scuola-lavoro ma una totale abolizione. Il Pcto non serve a nulla. La formazione non può essere affidata agli esterni in quanto mirano soltanto allo sfruttamento degli studenti. Ovviamente la colpa non è dei tutor ma dell’intero sistema formativo».
Una manifestazione studentesca che si è svolta nel rispetto di tutti, senza alcun disordine, con tanti giovani a manifestare in maniera assolutamente composta. Ai microfoni si sono susseguiti diversi organizzatori ed anche una delegazione di lavoratori della Caterpillar. In piazza, ovviamente, anche le forze dell’ordine con, in testa il questore Rosa Romano. Presente anche la famiglia di Giuseppe. L’intento degli studenti scesi in piazza è evidente: «Dobbiamo unirci tutti per stimolare il cambiamento. La tragedia consumatasi lunedì trova radici in due problematiche del nostro stato: la scarsa sicurezza sul lavoro e la formazione di lavoratori e non di studenti da parte del sistema scolastico. Questa educazione spinge alla superficialità e ad accettare condizioni di lavoro miserabili. La scuola ha perso la capacità di costruire la mente critica e di affrontare il mondo del lavoro». Non manca un attacco al Partito Democratico in quanto aveva preso le distanze da questa manifestazione: «Ieri sui giornali il Pd accusava questa piazza di populismo, loro sono i responsabili di questo decadimento. Oggi non ci hanno affiancato perché hanno paura della nostra rabbia. Noi non siamo un corpo amorfo ma vogliamo essere al centro dell’istruzione».
«Alternanza, repressione, maturità. No alla scuola dei padroni» si leggeva in uno dei diversi striscioni appesi sul muro delle logge. Una mattinata, dunque, quella fermana, segnata, si diceva, dalla protesta dei giovani, degli studenti, ma non solo, contro le forme di scuola lavoro, da rivedere, da abolire, per molti dei presenti questa mattina nel cuore di Fermo. Con loro, oltre ad alcuni lavoratori della Cartepillar, anche diverse sigle sindacali, come la Fiom e l’Usb.
«La manifestazione di oggi a Fermo, alla quale Usb ha aderito – il punto del sindaco – è stata molto importante e partecipata da tantissimi ragazzi, ai quali va tutto il nostro rispetto per il loro impegno e la loro determinazione. I rischi a cui sono sottoposti i ragazzi che svolgono stage o alternanza scuola-lavoro, sono gli stessi che corrono tutti i giorni, i lavoratori. L’incidente accaduto a Giuseppe sarebbe potuto accadere ad ognuno dei nostri figli. È stato un incidente stradale ma Giuseppe era a bordo di un furgone distante dalla ditta per cui stava a tutti gli effetti lavorando, quindi è in tutto è per tutto un incidente sul lavoro. Il tema della sicurezza dovrebbe riguardare tutti senza nessuna distinzione, né politica, né sindacale. Però purtroppo come spesso accade, alcuni si sono defilati. Non si può morire di lavoro, questo, Usb è da tempo che lo chiede in tutte le sedi. Noi saremo sempre dalla parte dei lavoratori, degli studenti che vogliono cambiare l’ attuale sistema scolastico».
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Purtroppo per questi “bravi ragazzi” (che sfruttano ogni occasione pur di protestare, non tanto per cose sacrosante, ma per dare una mano alla propria forza politica di appartenenza, penso proprio), la morte tragica di quel povero ragazzo è dovuta quasi sicuramente all’autista (ora indagato) che correva troppo e ha perso il controllo del mezzo. Sfruttare ciò per dare addosso ai “padroni” (e di “padroni” che sfruttano ce ne sono eccome, anche troppi ed anche ben coperti molte volte e che non votano solo “da una parte”…) e quindi trovare un facile pretesto per “sfasciare” e appoggiare la propria parte politica, non è di certo “onorevole”, secondo me, mentre le vere proteste sono altre, ben altre, così è sin troppo facile. gv