La cicerchiata
di Claudia Brattini
Il profumo di fritto inizia a pervadere le nostre case: il carnevale è vicino e nelle Marche anche questa festa si lega alla preparazione di dolci tipici e storici.
Quest’anno andiamo alla scoperta della cicerchiata, il cui nome racchiude proprio le radici della zona del centro Italia. Presumibilmente, nel Medioevo la somiglianza col legume cicerchia diede origine al nome di cicerchiata che indica appunto un “mucchio di cicerchie”. In effetti, questo dolce composto da piccole palline fritte ricorda moltissimo la cicerchia, la cui coltivazione è tipica nei territori delle Marche e Umbria. Procedimento: impastare 300 grammi di farina con due uova, un cucchiaio di zucchero, la buccia grattugiata di mezzo limone e di mezza arancia, qualche cucchiaio di liquore all’anice e 30 grammi di olio di semi. Impastare fino ad ottenere un composto elastico e omogeneo (si può aggiungere se necessario qualche cucchiaio di latte) stenderlo col mattarello e ricavare delle strisce sottili (circa mezzo centimetro di spessore) e arrotolarle fino a formare un cordoncino, tagliare l’impasto e dividerlo in palline. Scaldate abbondante olio e friggere le palline poco alla volta in abbondante olio bollente. Scolare le palline e metterle da parte. Tagliare quindi a lamelle 150 grammi di mandorle sbucciate. Scaldare a fuoco basso 300 grammi di miele con 60 grammi di zucchero fino a quando comincerà a colorirsi leggermente. Togliere dal fuoco e unire al composto di miele le palline e le mandorle. Sistemare il composto in modo che si raffreddi dando la forma che si preferisce, volendo anche la forma di una ciambella aiutandosi con uno spicchio di limone: così faceva mia nonna.
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