Un secolo di case popolari:
la prima tra le vie Nicolai e De Amicis

MACERATA - Risale al 1922 la consegna dei primi appartamenti di edilizia popolare in città. Nel corso degli anni queste case sono state un traino per la nascita di interi quartieri
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La prima casa “popolare” di Macerata, tra via Nicolai e via De Amicis

 

di Luca Patrassi

Un secolo fa. Risale al 1922 la consegna delle chiavi dei primi appartamenti di edilizia economica e popolare realizzati a Macerata dall’attuale Erap, già Iacp, già tante altre sigle ancora.

Il primo immobile realizzato è quello che fa angolo tra via Nicolai e via De Amicis, dove oggi – per intendersi – c’è l’ambulatorio del dottor Mariano Avio. Cento anni ed alcuni giorni di interventi edilizi all’insegna del sociale, con molti alti e qualche basso, forse per mancanza di fondi. L’atto fondativo dell’Ente è per la verità del 1919, la prima edificazione del 1921, consegna dell’alloggio citato appunto nel 1922.

Insediamento che ha avuto una funzione di traino nella crescita della zona: erano anni in cui appena l’Istituto delle case popolari realizzava un intervento edilizio, poi si muovevano anche i privati sviluppando interi quartieri. In via Pace, tra gli anni ‘30 e ’40, furono costruiti circa 40 alloggi pubblici, altrettanti tra via Morbiducci, piazza Pizzarello, Santa Croce, tutti interventi finalizzati ad affrontare con determinazione il grave problema del disagio abitativo della città. Dopo questi primi interventi, quando al cronico fabbisogno determinato dal sovraffollamento delle unità immobiliari delle parti più antiche e popolari di Macerata, si aggiunse quello conseguente agli estesi bombardamenti dell’aprile 1944 che fecero 350 morti e distrussero o danneggiarono 110 abitazioni, furono costruite 15 palazzine per un totale di cento alloggi, un altro intervento negli anni Sessanta nelle vicinanze della chiesa della Pace, venti alloggi con negozi.

Santa Croce parte negli anni Cinquanta: 14 palazzi edificati con 110 alloggi, si resta negli anni Cinquanta a Santa Lucia, otto palazzi per cinquanta alloggi. Alle Vergini le Case popolari si presentano negli anni Sessanta, nove palazzi per sessanta alloggi. Edilizia sociale, ma occhio attento anche al benessere delle famiglie da ospitare e alla qualità dell’intervento: i due palazzi realizzati negli anni Trenta in piazza Pizzarello ancora oggi a tutto fanno pensare meno che a un intervento di edilizia popolare, palazzi bellissimi ed innovativi quanto alle linee architettoniche al punto di essere citati nelle pubblicazioni e di settore. Peraltro la qualità del l’intervento pubblico in tema di edilizia è un brand che si afferma in ambito europeo, diversi i Paesi che riprendono le linee guida dell’Ina Casa (il piano dello Stato per l’edilizia pubblica che veniva portato avanti anche con gli interventi della Gescal e dell’Incis) che affidavano le proprie realizzazioni ai migliori architetti dell’epoca, ed anche a Macerata interventi pubblici vengono firmati tra gli altri dagli architetti Paolo Castelli e Marone Lambertucci.

Altro intervento di rilievo quello fatto negli anni Quaranta in piazza della Vittoria: un palazzo con 40 alloggi In via Spalato e a San Francesco i palazzi arrivano negli anni Sessanta: ne realizzano per 150 alloggi. Non solo abitazioni, lo Iacp realizza anche l’asilo nido, le scuole e perfino la chiesa di San Francesco, realizzata dall’architetto Lambertucci al pari delle abitazioni popolari della zona. Nell’area della stazione ferroviaria vengono realizzati cinque edifici, 50 alloggi. In via Manzoni/via Mameli due palazzi per 16 alloggi. Nelle frazioni ci si arriva negli anni Settanta: 22 edifici per 200 alloggi a Piediripa, 9 per 60 alloggi a Villa Potenza, 7 per cinquanta alloggi a Sforzacosta. In centro storico in un secolo solo tre interventi, nulla negli ultimi venti anni. Si parte negli anni Ottanta con un edificio da otto alloggi in vicolo Costa, 15 alloggi vengono realizzati nel Novanta in via padre Matteo Ricci e sul finire degli anni Novanta 14 alloggi vengono realizzati alla Cocolla, area che aveva visto la realizzazione di un piano particolareggiato firmato dagli architetti Silvano Iommi e Giancarlo Capici e realizzato dalla RestEdile allora guidata dall’indimenticato architetto Mario Crucianelli.

Quanto all’edilizia pubblica diverse sono state le tipologie attuate: sovvenzionata con alloggi assegnati con graduatoria con fitto determinato dal modello Isee, agevolata con interventi con mutuo (in particolare negli anni Ottanta) per il tramite delle cooperative e convenzionata a canone concordato. Non solo abitazioni: l’Erap negli anni si è occupata anche di realizzare Case di riposo (Macerata, Civitanova, Appignano e Recanati), asili (Macerata, Recanati e Tolentino), un palasport a Recanati, altri impianti sportivi a macerata, collegi universitari a Macerata, un cimitero a Monte San Giusto, interventi in centro storico a Treia, un poliambulatorio a Morrovalle, scuole a Macerata, Morrovalle e Civitanova, una sede comunale a Civitanova, gli uffici dell’Ersu in viale Piave, del Cosmari a Tolentino e dell’Asur a Civitanova Alta. Oggi l’Erap dispone di 1.400 edifici in provincia, 241 di essi sono a Macerata, ed ha circa tremila inquilini. Seicento gli assegnati in lista di attesa, duecento dei quali nel capoluogo. Attesa che si annuncia lunga visto che non ci sono grandi interventi in vista, l’ultimo andato celermente e bene a segno è stato quello di un paio di anni fa -il bando per l’invenduto – a firma dell’ex governatore Luca Ceriscioli che è servito anche dare ossigeno ai privati rimasti bloccati dalla crisi dell’edilizia.



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