Scuola in dad a Tolentino,
la rabbia dei genitori:
«Soldi e tempo sprecati per lo screening»

PROTESTA - L'ordinanza del sindaco Pezzanesi in vigore fino a sabato fa discutere. Tra le mamme e i papà che contestano la decisione, molti lavorano nel settore della sanità. Tra loro Elena Lucaroni (chirurgo): «E' un disagio enorme non giustificato da un rischio sanitario». Giorgia Scaloni, dirigente in ospedale: «Costretta a prendere in casa una baby sitter quando le scuole sono controllate, sicure e rispettano le disposizioni». La vicesindaca Luconi: «Un sacrificio oggi per stare più tranquilli domani»

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Tamponi agli studenti

di Francesca Marsili

«E’ stato messo in atto uno screening per rientrare a scuola in sicurezza, ora io devo capire che senso ha avuto se poi mi si dice attiviamo la didattica a distanza. Abbiamo sprecato soldi e personale che poteva essere impegnato in altra maniera». E’ l’opinione di Elena Lucaroni, mamma di una bambina di sette anni che frequenta la seconda elementare alla King di Tolentino, a seguito dell’ordinanza firmata dal sindaco Pezzanesi che ha disposto la sospensione delle lezioni in presenza fino al 15 gennaio. La misura, dopo lo screening per alunni, docenti e personale Ata, di domenica scorsa che ha rilevato 56 postivi su 1412 tamponi effettuati, è stata adottata dal primo cittadino come contenimento ai fini dell’emergenza da Covid-19. Una percentuale di circa il 3%.

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Il sindaco Giuseppe Pezzanesi ieri sera ha firmato l’ordinanza delle scuole in dad da domani a sabato

Un provvedimento, comunicato nella tarda serata di ieri, che in queste ore è ampiamente dibattuto tra genitori, studenti, e personale scolastico che si divide in favorevoli e contrari alla didattica a distanza. «Va benissimo l’operazione di screening – aggiunge Lucaroni che oltre ad essere mamma è anche un chirurgo – ma a casa dovrebbero restare solo i postivi, gli altri bambini, come mia figlia che sottoposta a tampone è risultata negativa, hanno il diritto di poter entrare in classe, e questo diritto, oggi è stato negato. Ieri abbiamo fatto il tampone a questi ragazzi, sono risultati positivi in 56, siamo a casa fino a sabato, poi domenica che facciamo? Rifacciamo il tampone? – si domanda sottolineando come a suo avviso il provvedimento sia poco logico.- Perché è chiaro che da qui a sabato ce ne saranno altri, è normale. Quindi domenica che facciamo? Un altro screening o lunedì li mandiamo a scuola come nulla fosse? Che senso ha non mandarli a scuola quando il mondo è aperto come ad esempio per le attività sportive? Per coerenza mia figlia non la porterò ai corsi di nuoto perché negli spogliatoi, sebbene i ragazzi sono molto diligenti, non indossano la mascherina» La donna sottolinea poi le difficoltà di organizzarsi con una comunicazione arrivata alle 21 di sera. «Non tutti hanno dei nonni o delle baby sitter che si accollano la responsabilità di seguire i bambini piccoli in dad, perchè un conto è un ragazzino di 15 anni che accende il computer da solo, un conto un bambino di 6, 7 o 8 che deve essere seguito. Non tutti hanno la capacità economica organizzativa. E un disagio enorme e uno lo affronta se c’è una situazione di rischio sanitario importante ma in questo momento il rischio sanitario non lo vedo. La scuola non è fonte di contagio, i ragazzi positivi arrivano dalle vacanze, non dalla scuola in presenza».

dante-alighieri_scuola-1-325x244Anche Giorgia Scaloni ha una figlia che frequenta la terza elementare al plesso King di Tolentino. E’ critica nei confronti del provvedimento per diversi motivi oltre alle tempistiche di comunicazione avvenute in tarda serata. «È senza senso quando tutto il mondo è aperto, al circolo tennis che frequenta mia figlia è pieno di gente». La donna, di professione dirigente sanitario all’ospedale di Macerata, sottolinea, come la collega, quanto impegno economico ci sia dietro un’operazione di mappatura che ha visto impegnati infermieri per dodici ore per “scovare” positivi senza che poi si sia raggiunto l’obbiettivo principale di rientrare a scuola in sicurezza. A preoccuparla, da mamma, e da sanitaria, è la salute mentale di sua figlia e di tutti i ragazzi. «Se il governatore Acquaroli, come pure il Ministero, dicono che le scuole devono rimanere aperte, e ci sono le linee guida che indirizzano, non c’è giustificazione alla dad. In questo modo è stato messo in difficoltà il lavoro: io e mio marito lavoriamo in Asur, non abbiamo i nonni e le ferie non sono autorizzate se non per gravi motivi – commenta irritata – Facciano tanto per contenere i contagi e poi sono costretta a portarmi una sconosciuta in casa come baby sitter quando le scuole sono controllate, sicure e rispettano le disposizioni».

Massimo Nerpiti è il marito di Giorgia Scaloni. «Conosco Pezzanesi e lo considero un sindaco preparato e sensibile, ma temo che questa volta abbia sbagliato, non capisco ordinanze che vanno contro l’indirizzo nazionale e regionale e queste scelte credo debbano essere condivise con i cittadini. Oramai – sottolinea Nerpiti che è impiegato all’ufficio tecnico dell’Asur – non è più emergenza, deve essere una convivenza con il virus, non possiamo più ragionare come due anni fa. Sono stato premiato come Cavaliere del Lavoro perché distinto durante l’emergenza pandemica e non andare al lavoro perché devo restare a casa con mia figlia – benché piacevole- mi crea disagio. E se non fai andare al lavoro crei un danno alla collettività».

Tamponi_Studenti_Covid_FF-4-325x217Paola Migliorelli è mamma di un ragazzino di dieci anni che frequenta la quinta elementare al plesso Lucatelli. Anche lei non comprende le motivazioni che hanno spinto il primo cittadino di Tolentino ad attivare la didattica a distanza. Lavora come coordinatrice infermieristica del blocco operatorio e da genitore commenta «E’ come se noi facessimo assistenza ospedaliera in via telematica. Anche io, come le altre madri, non capisco il senso della dad, quando gli insegnati e il personale hanno l’obbligo vaccinale. Si va contro le direttive di governo, i ragazzi si vedono privati di un diritto. Chiudere la scuola alla quarta ondata è un fallimento. E’ stata una scelta basata sull’istinto che non da nemmeno le stesse opportunità ai ragazzi: chi va a Macerata ha le lezioni in presenza».

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Silvia Luconi, vicesindaca

A fare il punto sulla discussa ordinanza firmata dal sindaco per la didattica a distanza motivandone la scelta è la vicesindaca Silvia Luconi. «La scuola non è stata chiusa per i risultati, o per lo meno, solo per i risultati dello screening, ma è stata fatta una valutazione generale: 56 positivi ieri che vanno sommati ai 400 che sempre ieri l’Asur ci ha comunicato, un numero in crescita costante giorno dopo giorno e che se non diminuisce, visto le normative scolastiche dettate dal governo, collasserebbe il sistema scolastico. Questa settimana ci mette nelle condizioni di tentare di calmare l’andamento dei contagi. E’ un disagio, lo so, (stamattina ho i due bambini che stanno a casa ed è un caos) ma è un sacrificio oggi che serve per stare più tranquilli domani».

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