La sede del Santo Stefano di Porto Potenza
«L’agitazione sindacale che da diversi giorni è in corso al Santo Stefano trae lo spunto da alcune modifiche dell’organizzazione interna del lavoro, ma ha come principale motivazione il problema del rinnovo del Ccnl Aris extraospedaliero e del differenziale retributivo tra questo contratto e quello del settore ospedaliero». È il punto di vista dell’Istituto Santo Stefano-Gruppo Kos, che spiega in una nota ufficiale la propria versione a proposito dello sciopero dei lavoratori. «Il tema del rinnovo del Ccnl è una priorità su cui l’azienda è direttamente impegnata da tempo, anche come promotrice in prima persona della riapertura del tavolo negoziale tra Aiop/Aris e sindacati nazionali per il quale proprio in questi giorni è fissato un incontro a Roma – si legge nel comunicato -. È necessario però chiarire che fino ad oggi non si sono fatti passi avanti a causa della completa assenza del Governo sul fronte della copertura dei costi contrattuali, copertura che è assolutamente necessaria per aziende che svolgono una funzione di servizio con un rapporto pressoché esclusivo con il sistema pubblico e non hanno altri strumenti per far fronte agli aumenti dei costi».
Una manifestazione di protesta dei lavoratori
«La situazione di sofferenza finanziaria ed operativa che a causa della pandemia colpisce tutte le strutture socio-sanitarie, non consente infatti di sopportare un ulteriore aumento del costo del lavoro senza un parallelo aumento delle tariffe che sono ferme, nei migliori dei casi, dal 2012. Così come è stata trovata la copertura per il rinnovo del Ccnl della sanità pubblica, è necessario trovare le coperture per le aziende che lavorano per conto del Ssn garantendo l’intero panorama dei servizi extraospedalieri – prosegue il Santo Stefano -. Bisogna anche dire che il Gruppo Kos, pur senza nessuna copertura, ha comunque applicato a proprie spese il rinnovo del Ccnl dei medici ed ha proceduto ad adeguare le retribuzioni di tutto il personale infermieristico, ma per estendere gli aumenti a tutto il restante personale è necessario che il Governo e la Regione prendano atto dell’aumento del costo di produzione delle prestazioni per effetto di dieci anni di inflazione e del maggior costo del lavoro».
Francesco Acquaroli, presidente della regione
«Anche a livello regionale è stato aperto un tavolo di confronto con Regione e sindacati: sebbene non si possa pretendere che sia la Regione a farsi carico in toto di un problema che è per sua natura “nazionale”, abbiamo registrato aperture e stiamo studiando soluzioni che consentano di dare almeno un primo segnale alle categorie di lavoratori più penalizzati. Quello che invece non possiamo accettare è che per dar corpo a legittime rivendicazioni interne vengano diffuse notizie imprecise e strumentali, creando un clima di sfiducia che si ripercuote anche sui pazienti e ledendo l’immagine dell’azienda per cui tutti lavoriamo – va avanti la nota -. Il Gruppo Kos e l’Istituto Santo Stefano hanno sempre tutelato i diritti costituiti dei lavoratori ed applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti per le diverse tipologie di attività. Le recenti modifiche della turnistica prevedono orari di lavoro che sono applicati nella maggioranza delle strutture sanitarie, private e pubbliche. In ogni caso il Santo Stefano eroga livelli di assistenza costantemente superiori agli standard minimi fissati dalla Regione. Gli investimenti che il gruppo costantemente fa in tutta Italia sono rivolti ad ampliare la gamma dei servizi e a creare nuova occupazione, così come a migliorare la qualità delle cure e le stesse condizioni di lavoro dei nostri operatori – conclude il comunicato del Santo Stefano-Gruppo Kos -. L’azienda è pienamente impegnata sul tema del contratto di lavoro così come sulle azioni necessarie per garantire la stabilità del gruppo e le certezze per tutti i lavoratori e le loro famiglie, consapevole del fatto che la qualità dell’assistenza che è ampiamente riconosciuta al Santo Stefano è frutto della professionalità e del quotidiano impegno di tutti i nostri operatori».
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Mi sembra che si fa lo scaricabarile e in tanto (campa cavallo che l’erba cresce) modo di dire dei contadini di una volta.