Una settimana di proteste al Santo Stefano di Porto Potenza da parte del Cobas: «saremo qui tutta la settimana per rivendicare il nostro diritto di libertà sindacale e per protestare contro l’immobilismo di Regione Marche, Cgil, Cisl e Uil che, da mesi, portano avanti una commedia che è solo funzionale agli interessi di Kos Care. La decisione della direzione di Kos Care di non riconoscere le agibilità sindacali al Cobas-Santo Stefano evidenzia una seria questione di democrazia interna. Le stesse argomentazioni usate nel giustificare questa decisione (“il dubbio che la costituzione della Rsa sia avvenuta su iniziativa dei lavoratori”) la dicono lunga sulla considerazione che la direzione di Kos Care ha dei lavoratori. Per Kos Care è inconcepibile che i lavoratori scelgano di farsi rappresentare da altri sindacati, diversi da quelli che, con le loro firme e il loro immobilismo, hanno contribuito in maniera determinante al crearsi di una situazione insostenibile».
Sono poi diversi i punti su cui si concentrano le proteste del Cobas: «È inaccettabile che gli stipendi dei lavoratori siano fermi al 2007. Dal 2013 lavoriamo 2 ore in più ogni settimana ma queste ore non vengono retribuite. I lavoratori assunti dopo il 2013 subiscono un’inaccettabile discriminazione salariale (con stipendi inferiori del 20%). Siamo contrari al ritorno in grande stile del precariato di massa imposto da Kos Care. I lavoratori devono essere stabilizzati. I turni di servizio imposti da Kos Care ad ottobre (nel silenzio delle istituzioni) diminuiscono l’assistenza ai pazienti e peggiorano la qualità della vita dei lavoratori». Infine, concludono: «il balletto che viene portato avanti da mesi dalla giunta Acquaroli, Cgil Cisl e Uil, fatto di promesse e rinvii è qualcosa di totalmente irrispettoso nei confronti dei lavoratori. I sindacati confederali chiedono soldi per i padroni, la giunta Acquaroli fa promesse, ma nessuno chiede conto a Kos Care di quanto messo a profitto negli anni sulle spalle dei lavoratori».
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