Il dirigente Sandro Luciani e due studenti di Meccanica nel cantiere dell’itis Divini
di Leonardo Giorgi
Le aziende cercano giovani tecnici, ma non se ne trovano. È questo l’allarme lanciato da Sandro Luciani, dirigente dell’Itis Eustachio Divini di San Severino. In un momento in cui l’istituto sta vivendo un periodo di rinascita, con numeri in crescita dopo il calo di studenti dovuto alla devastazione del terremoto del 2016 e la conseguente inagibilità della vecchia sede, il preside spiega: «Nelle Marche c’è molta richiesta di tecnici in tutti i settori, come meccanica, informatica, elettrotecnica e telecomunicazioni. Le aziende continuano a chiederci gli elenchi dei diplomati e di indicare persone affidabili. Il problema che sorge è che noi al momento sforniamo cento diplomati ogni anno e i migliori di solito vanno all’università, mentre solo un 60% va a lavorare». Ma il problema secondo Luciani è generale: «Noi cerchiamo di far capire che l’istituto tecnico garantisce sia impiego immediato che preparazione. Abbiamo avuto studenti che hanno preso il diploma di venerdì e il lunedì già hanno cominciato a lavorare con un contratto a tempo indeterminato. Ma al momento in Italia 6 studenti su 10 vanno al liceo, gli istituti professionali hanno avuto un calo evidentissimo». Il motivo? «In genere le famiglie hanno l’aspirazione di far frequentare il liceo ai figli. Il problema è che il liceo non porta qualifiche a livello tecnico. Questo può essere un problema per il territorio perché le Marche soffrono un po’ per la depopolazione e le menti migliori vanno all’estero. Chi ha fatto l’università, nel mondo privato purtroppo non viene riconosciuto, spesso viene demansionato. Mentre il diplomato ora ha posizioni appetibili. Ovviamente – conclude – c’è bisogno di una certa modestia da parte dell’alunno per i tempi iniziali, quando si è apprendisti. Capire prima di tutto che tipo di lavoro si va a fare».
800 euro al mese, apprendisti di 28 anni...
Il problema non è che non ci sono diplomati per le aziende, ma che le aziende vogliono dipolomati e non laureati perché gli costano meno e questo è sbagliato. Questo comporta che spessisimo le aziende non solo non cercano laureati, ma non trovano neanche laureati che accettano di essere pagati molto meno del dovuto (e ci mancherebbe anche). E' un circolo vizioso, perché la laurea dovrebbe essere un plus personale e lavorativo per tantissime professioni, ma le aziende (per mille motivi non sempre dipendenti dall'azienda stessa) non vogliono pagare il dovuto compenso a chi quel plus ce l'ha.
Nel settore meccanica so che molte officine si lamentano perché i ragazzi appena diplomati non sanno mettere le mani su macchine a controllo numerico, non riescono a fare un programma di lavorazione. Purtroppo la scuola non riesce a stare al passo della tecnologia e delle necessità reali. Soprattutto non riesce ad organizzare l'alternanza scuola-lavoro in modo efficace e continuativa. Le scuole ad indirizzo tecnico devono essere flessibili, collaborative con le aziende sul territorio, ci deve essere più comunicazione, devono preparare i futuri tecnici secondo le richieste del mercato.
Robertino Mancini da docente di materia pratica in un istituto professionale posso confermare che esiste anche un problema contrario: aziende che in alternanza scuola lavoro non danno una concreta e seria collaborazione alla scuola richiedente nella formazione dello studente, tagli alle ore pratiche settimanali derivanti dal Ministero che non sono sufficienti per il profilo di uscita richiesto attualmente dal mercato di lavoro ma solo per gettare le basi e macchinari che si evolvono sempre più in senso digitale di costi talmente elevati non tanto nellacquisto ma nel continuo aggiornamento di moduli e software da non poterselo permettere numerose scuole con i propri fondi, finché le ditte stesse non faranno dei pacchetti specifici in nostro favore. Nonostante questo posso confermare che la scuola fa il possibile per dare il massimo agli studenti e che gli stessi, se davvero motivati, trovano eccome occupazione e io ne ho riscontro positivo almeno per la realtà dove insegno.
Robertino Mancini Erano 400 ore di Alternanza, adesso si sono ridotte a 150 . Questa è la situazione.
Benedetta Gentilucci Concordo in quasi tutto ciò che ha scritto, secondo me rimane comunque un grande difetto nell'alternanza scuola-lavoro. Non so se è uguale in tutte le scuole ad indirizzo tecnico ma è ridicolo fare solo due settimane di alternanza in un anno scolastico e per giunta solo in 4° e 5°. Perché non sfruttare anche il periodo estivo (giugno-luglio) per dare maggiori opportunità ai ragazzi? Ci sono molte aziende che farebbero fare esperienze lavorative estive ai ragazzi se avessero la copertura del sistema dell'alternanza! Sicuramente i vari istituti hanno molteplici problemi e non metto in dubbio che diano il massimo possibile ma sono loro che devono fare pressione al ministero ed ai politici, loro devono portare le varie problematiche sul tavolo del ministro dell'istruzione!
Robertino Mancini il problema è proprio questo, le scuole. Le scuole sono anni che si fingono mentori di preparatori al mondo del lavoro, ma non è assolutamente così, le scuole ti preparano per altre scuole, dalle elementari sino alle superiori ti imparano che chi guadagna è quello che studia di più. È questo il problema, dopo arrivi a fine università e dici:" questo lavoro non va bene, io devo guadagnare di più perché ho studiato di più). In più noi nuove generazioni ci troviamo in una società che non ha bisogno di lavorare o di imparare un mestiere perché abbiamo già tutto, non ci interessa di andare a lavorare per.. tanto studio, poi finiti gli studi si vedrà. È questo che sta rovinando il mondo del lavoro, non ce più la gavetta, dove lavoravi per pochi centesimi al giorno solo per imparare e così avviarti verso il mondo del libero professionista. Provate a chiede ad un ragazzo di 20 anni cosa vuole fare da grande e vedete cosa risponde.
Riccardo Polinesi Tu cosa vorresti fare da grande ?
Fanno bene a non venire a lavorare i giovani apprendisti perchè vengono generalmente non sempre vengono sottopagati sfruttati e poi o mai assunti . O assunti con contratti assurdi per campa ci vogliono i soli a 16 a 18 a 50 anni...
Michele Lombi è esattamente quello il problema
Simone Gabellieri fanno benissimo che vanno a fare prendersi in giro per una miseria
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Avendo avuto un figlio che ha frequentato questo bell’istituto confermo che quanto affermato dal dirigente corrisponde alla verità. Mio figlio, ma anche i suoi compagni di scuola hanno trovato lavoro in ambiti per loro interessanti e in poco tempo. Bene
sta facendo Draghi a promuovere anche il corso di specializzazione post diploma ITS, vera fucina di lavoro. Auguri
le aziende vogliono assumere solo apprendisti per non pagare le tasse
Daniela La Scat. Mio figlio ha 25 anni e prende molto di più di quello che lei scrive, proprio perché specializzato. Se parlate a frasi fatte lasciate perdere, informatevi bene perché con queste specialità il lavoro è sicuro e retribuito. Comunque i commenti sopra sono fuori luogo perché l’articolo parla del corso scolastico, tecnico industriale e non professionale come erroneamente scritto nel titolo, per cui sarebbero graditi commenti sulla tipologia di studio e non su come e quanto pagano le aziende. Grazie
Prendete chi percepisce il reddito di cittadinanza e fateli lavorare, chi non accetta perde il reddito.
sono da quarant’anni nel settore metalmeccanico, parlando con i ragazzi degli istituti professionali ci sarebbe da mettersi a piangere altro che istruzione, docenti soprattutto delle materie pratiche non all’altezza e assolutamente non al passo con i sistemi produttivi. datevi da fare cari professori, siete responsabili del futuro delle nuove generazioni.