L’intervento del convento
«Poiché c’è un importante interesse del privato, crediamo sia doveroso per una amministrazione che ha veramente a cuore il patrimonio culturale e storico, oltreché sociale e religioso del territorio, tentare di acquisire l’immobile, che peraltro, va detto, sarebbe ristrutturato con i denari dell’Ufficio per la ricostruzione, quindi a costo zero per il bilancio del Comune». Così i consiglieri d’opposizione del gruppo Mogliano 313 Marco Petrelli e Corrado Nardi. Al centro del loro intervento, il convento delle suore di San Giuseppe di Mogliano, fondato nel 1631 dalle Benedettine e poi dopo varie vicissitudini nell’era Napoleonica, passato alle suore di San Giuseppe, che è ora formalmente in vendita.
«Già dall’agosto dello scorso anno a seguito di un incontro avuto con la madre generale a Torino – spiegano i due consiglieri – avevamo saputo e, su autorizzazione della medesima, dato diffusione della volontà di vendita dell’immobile, va ricordato, il più grande del centro storico di Mogliano. Il 10 novembre 2020 avevamo inviato una interrogazione a risposta scritta all’amministrazione per conoscere se fosse interessata all’immobile. Dalla risposta è emerso in un primo momento che l’amministrazione, visto l’interesse pubblico per l’edificio, ne stava valutando l’acquisizione o la gestione dell’immobile, benché a quella data non aveva individuato scopi di destinazione. Ad una successiva interrogazione in Consiglio comunale, invece, l’amministrazione si disse indisponibile a fare ulteriori passi verso l’acquisizione dell’immobile. Tale rinuncia, era dovuta al fatto che “il comune è fortemente impegnato nel recupero dell’ingente patrimonio lesionato dal sisma”». L’immobile è vincolato e proprio in questi giorni, come fanno sapere i consiglieri, «da parte della Soprintendenza abbiamo ricevuto la notizia che è stata fatta formale richiesta di alienazione e sono stati posti dei vincoli. Dal documento – continuano – si evince che vi sono state e sono tuttora in corso trattative con un soggetto privato evidenziano come l’interesse al bene sia legato ad attività di tipo turistico ricettivo, culturale, ristorazione e per locazione di locali. All’amministrazione verrà concessa gratuitamente una porzione dell’immobile. Si legge inoltre che ci sono stati frequenti contatti con l’amministrazione che evidentemente ha escluso la possibilità di far valere il diritto di prelazione. Leggiamo invece che altrove, ad esempio per villa Buonaccorsi le istituzioni, con la concorrenza di tutte le forze politiche locali e non solo, è stata rilevata dal minstero per i beni culturali, scongiurandone un uso privato. Da parte nostra crediamo che quel bene, cha ha visto la frequenza di tantissimi giovani, dal 1855 infatti è stato educandato prima, scuola poi e scuola d’infanzia fino al 2018 (per ben 103 anni), oltre ad innumerevoli altre attività socio-religiose portate avanti dalle suore, è stato sempre un punto di riferimento per la comunità moglianese che ha potuto usufruirne. L’acquisto di un privato, senza che l’amministrazione faccia nulla (anzi ne faciliti l’ingresso nelle trattative) e che si vede riconosciuta solo una concessione è secondo noi un segno di debolezza e di scarsa attenzione verso quell’immobile e il suo valore per la nostra comunità».
«Quegli spazi una volta passati in mani privati, li perdi per sempre – denunciano Petrelli e Nardi – Sarebbe dovuto avvenire il contrario, l’amministrazione avrebbe dovuto far valere il diritto di prelazione e quindi concedere a privati parte degli spazi, traendone profitto ed avendone la proprietà. Innumerevoli sono gli esempi di strutture simili in altre regioni (Abruzzo in primis), dove l’ente pubblico, acquisendo il bene storico, lo ha dato in parte in gestione a privati, traendone profitto Abbiamo visto in altre occasione la volontà dell’amministrazione Cesetti di abbandonare edifici storici per costruirne di nuovi, lasciando i primi ad un sicuro deterioramento e senza un progetto ben preciso. Ci vuole progettualità per la gestione della cosa pubblica, occorre il contatto con la cittadinanza, invece non si sono mai fatti incontri per discutere di questo e di altre questioni che riguardano l’assetto urbanistico del paese. Crediamo sia opportuno un ripensamento, o quanto meno una più attenta valutazione. Non siamo contrari all’intervento di privati, a prescindere, ma come riportato sopra, è l’amministratore a dover ritagliarsi il ruolo di “play-maker”, la legge glielo permette, anzi è dalla sua parte. Un bene, se rimane pubblico, potrà restare sempre nelle disponibilità delle future generazioni. Una volta ceduto, è “perso” per sempre. A Mogliano mancano spazi per un oratorio, mancano spazi per associazioni e gruppi religiosi. Stupisce che l’ente proprietario – concludono i due consiglieri – oltre a pensare di concedere alcuni spazi al comune, non abbia pensato alla parrocchia e a queste esigenze, più prossime alla sua missione più che centenaria svolta tra i giovani moglianesi».
Che bella opposizione: non è più la chiesa che gestisce che crea propri spazi per gli oratori e gruppi religiosi ma è il comune che deve acquistarli per loro!
Giovannino Fabiani quindi lei crede che sarebbe meglio darlo in mano ad un privato(che non sa cosa ci farà)piuttosto che in mano al comune e lasciarlo pubblico e a servizio dei cittadini?
Marco Di Deo Per esperienza ciò che è in mano al pubblico è verosimilmente destinato alla rovina. La chiesa destini i suoi averi alla comunità e non munga sempre lo stato.
Giovannino Fabiani mentre ciò che è in mano al privato che destino ha? Qui in questo caso si parla di pubblico in riferimento al comune dove si trova l'immobile.
Giustamente perché perderli per sempre...lasciamoli in mano pubblica per andare in decadenza o creare enti inutili che generano perdite!! Poteamo vegne la guerra co se teste!! Vale per Mogliano e per tutta Italia...
W il comunismo...
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Forse il privato ci farà un b&b oppure una RSA visto il progressivo invecchiamento della popolazione.
In considerazione dei sempre più deprimenti tempi che stanno caratterizzando la nostra epoca, segnati dalla progressiva speculazione privata, credo sia indispensabile assicurare alle future generazioni quanto meno una fondata speranza. Anche qui si risalta la mala gestione pubblica; non sarebbe il caso di chiedersi se sia una casualità sub culturale o una volontà ben determinata da chi antepone i propri stolti interessi al bene collettivo?