Il castello di Brunforte a Loro Piceno
“10-100-1000 anni di storia”: si è svolta la seconda parte dell’incontro promosso dal comitato “Tutela castello di Brunforte”, in diretta nella pagina Facebook del comune di Loro Piceno. «Per questa ed altre opportunità di trasparenza verso tutti i cittadini – si legge nella nota – il comitato ringrazia il sindaco Robertino Paoloni e tutta l’amministrazione comunale della disponibilità, dell’accoglienza e dell’attenzione che quest’ultima presta agli argomenti trattati, i quali cercano di ricostruire un’immagine sempre più nitida delle vicende che narrano la vita complessa di questo edificio. Il presidente del comitato, Claudio Carducci, ha aperto la diretta ponendo il quesito: “Il castello potrebbe essere già monumento nazionale?”. Prima della disamina dei documenti che potrebbero rispondere a tale domanda ha ricordato come l’attuale amministrazione, supportata dal comitato stesso, abbia adottato una specifica delibera del Consiglio comunale in merito e già intrapreso la procedura per tale riconoscimento nei competenti ministeri, segnando un deciso cambio di passo rispetto al passato».
La pubblicazione
Il dubbio se il castello di Brunforte possa già essere stato riconosciuto monumento nazionale viene illustrato partendo dalla legge Rava del 1909, «il cui regolamento esecutivo del 1913 istituì la catalogazione di beni immobili e mobili di valore storico e definì gli edifici monumentali. Negli elenchi del 1922, pubblicati nel 1923 ma che costituivano una ristampa aggiornata del primo elenco pubblicato dal ministero della Pubblica istruzione nel 1902, già figurava il castello dei Brunforte oltre ad altri edifici loresi – prosegue il comunicato -. Questo elenco è il primo riconoscimento ufficiale da parte dello Stato riguardo lo status del castello sinora rinvenuto, anche se già un atto ufficiale della Giunta lorese nell’istanza di devoluzione per il Fondo culto del 2 marzo 1891 recitava “…venga dal Fondo Culto rimesso in possesso questo Municipio tanto dell’ex convento quanto degli effetti mobili e così sarà ridonato e conservato al Paese l’unico monumento storico che possegga…”. È da sottolineare come la citata legge non prevedeva la trascrizione del vincolo negli uffici pubblici preposti a darne pubblicità immobiliare (oggi conservatoria) ma il ministero della Pubblica Istruzione, all’epoca competente, notificava il vincolo con lettera raccomandata direttamente al proprietario e pertanto solo il proprietario ed il ministero ne erano a conoscenza».
Una cartolina
«E quindi, il castello iscritto negli elenchi della legge Rava del 1909, aveva già un vincolo specifico?», si domanda il comitato. A sostegno di una risposta positiva vengono presentate alcune «cartoline postali del 1938 che riproducono fotograficamente l’immobile definito testualmente “Monumento nazionale”. È stata poi presentata una relazione tecnica, datata 1938, finalizzata alla richiesta di finanziamenti alla Soprintendenza per lavori da eseguirsi sull’immobile, in cui si legge che “il Monastero è quello stesso che forma il vecchio castello di Loro Piceno che a suo tempo fu dichiarato Monumento nazionale e quindi è soggetto alla tutela della Sovraintendenza dei monumenti d’Arte”. A seguito dell’istanza vengono elargiti i rilevanti finanziamenti richiesti, così come avvenuto con continuità nel corso di tutto il XX secolo per lavori eseguiti sovente a cura della Soprintendenza mentre per gli altri edifici monumentali loresi, anch’essi compresi nell’elenco comunale catalogati ai sensi dalla Legge Rava, al comitato non risulta che siano stati erogati dei contributi cosi rilevanti nell’arco del tempo – sottolinea la nota -. Ad avvalorare tale ipotesi, in chiusura dell’intervento del presidente, viene presentato un documento d’archivio datato 1959 a firma dell’allora Soprintendente ai Monumenti per le Marche il quale, in una nota indirizzata al comune di Loro Piceno, scrive in merito ai lavori da eseguire nel “muro di cinta dell’orto del Monastero che, come è noto, occupa in parte il castello dei Brunforte, Monumento nazionale”». È il primo documento ufficiale rinvenuto dal Comitato, in cui la competente Soprintendenza per gli edifici definisce esplicitamente il castello Brunforte di Loro Piceno quale Monumento nazionale. «Risulterebbe, quindi, che il castello fosse già da tempo riconosciuto quale Monumento nazionale con gli atti relativi custoditi negli archivi storici dei ministeri competenti e del monastero».
Nel corso dell’incontro sono stati poi illustrati, da Giovanni Mochi, alcuni passaggi fondamentali riguardanti la proprietà dell’immobile, che il comitato ritiene «presentino dei profili di indeterminatezza che potrebbero minare l’intera sequenza degli atti successivi – aggiunge il comunicato -. Dopo l’Unità d’Italia il castello/monastero venne demanializzato e nel 1861 una commissione del governo si presentò all’interno del monastero compilando un verbale con il quale, di fatto, prese sotto la propria custodia tutti i beni del monastero e della chiesa. Per circa trent’anni la comunità lorese non si preoccupò, fino al 20 luglio 1890 quando il ministero di Grazia e Giustizia – Fondo Culto ordinò al Comune di concentrare le monache rimaste e di liberare, anche con la forza, l’immobile che doveva essere reso disponibile per altri scopi. Con la delibera del febbraio 1891 il Comune cercò di reagire impedendo la partenza delle monache. Scrisse al Ministero, evidenziando che era stato commesso un errore demanializzandolo, in quanto il monastero non era delle monache domenicane, e non lo era mai stato, in forza di due atti del 1623 del 1692 nei quali si legge chiaramente che la comunità lorese cedeva in uso l’immobile ma non trasferiva la proprietà. Il Ministero, a stretto giro di posta, comunicò che i termini per fare ricorso erano ampiamente scaduti, non negando la cessione, e invitando il Comune a farne richiesta per fini di pubblica utilità e di beneficenza. Il Comune seguì le indicazioni date dal Ministero assegnando alle monache la maggior parte delle stanze (56) e tenne per il Comune le restanti (14). Contestualmente versò al Fondo Culto un compenso per le parti redditizie. L’atto notarile più significativo, del 1894, ribadisce quanto il comitato sostiene, in quanto lo stesso contiene un contratto di cessione in uso dal Fondo Culto al comune di loro Piceno, dell’immobile denominato “Monastero delle Domenicane” – specifica la nota del comitato -. All’interno di questo contratto di cessione si leggono diverse clausole significative tra le quali che i beni mobili sarebbero rimasti comunque in possesso del Fondo Culto, che se i locali destinati ad usi di pubblica utilità non fossero stati destinati allo scopo da parte del Comune nell’arco di un anno il Fondo Culto ne sarebbe rientrato in pieno possesso. Inoltre, il Fondo Culto avrebbe ceduto anche la chiesa fino al momento in cui il Governo ne avrebbe deciso la chiusura. Per poter avere in cessione l’immobile, il Comune accettò le dette clausole ma non si attenne al rispetto di quanto stabiliva l’atto notarile del 1894. Gli atti successivi del 1906 e 1913, che con vari passaggi intestatari trasferirono un bene avuto in cessione, presentano anch’essi aspetti dubbi: tra cui la non trascrizione nella conservatoria per la pubblicità immobiliare. Il Comune di allora pur avendo avuto in cessione un bene successivamente lo vende ma omettendo volutamente – secondo il Comitato -, tale trascrizione in modo che nessun soggetto avrebbe potuto opporsi, neppure il Governo in forza delle clausole contenute nell’atto notarile del 1894. Al termine viene riportata la comunicazione intercorsa, qualche mese scorso, tra il comune di Loro Piceno e il ministero degli Interni – Fondo Culto, poiché a quest’ultimo sono state chieste delucidazioni in riferimento alla proprietà della chiesa del Corpus Domini, annessa al monastero, precedentemente e probabilmente di proprietà del fondo stesso. L’organo, in risposta, fa una disanima degli atti in loro possesso evidenziando che nel 1969 il Fondo stesso chiese all’intendenza di Finanza di Macerata la rettifica catastale del bene, in considerazione di un “trasferimento di proprietà intervenuta in forza del possesso di buona fede continuato”, cioè che il Monastero delle Domenicane ha posseduto in buona fede, nel tempo, una cosa che non sarebbe dovuta appartenere al monastero». A conclusione degli interventi e della presentazione dei documenti, il comitato Tutela del castello di Brunforte mette in evidenza alcuni degli aspetti problematici che potrebbero mettere in dubbio la validità degli atti successivi e quindi la proprietà stessa dell’immobile.
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