Il palco di Musicultura allo Sferisterio
di Marco Ribechi (foto di Fabio Falcioni)
Un’esibizione atomica. Così il rettore Francesco Adornato ha commentato la performance dei Subsonica sul palco di Musicultura a coronamento di 25 anni di carriera. La band torinese, ospite più atteso nella prima serata di finali, non ha deluso i suoi fan infiammando l’arena con alcuni dei più grandi successi prima di ricevere la targa alla Carriera per meriti artistici, conferita dai due rettori maceratesi: Francesco Adornato per Unimc e Claudio Pettinari per Unicam. Un breve ma intenso viaggio nel loro rock elettronico a partire da Disco Labirinto, brano presentato all’epoca in collaborazione con i Bluvertigo, seguito da Nuova ossessione, Nuvole rapide e il cavallo di battaglia Tutti i miei sbagli, acclamato da un pubblico desideroso di scatenarsi un po’ dopo il blocco forzato di tutti gli eventi live. Ma l’ultimo brano i Subsonica lo dedicano al maestro della sperimentazione, alla fonte di ispirazione per moltissimi artisti, Franco Battiato, omaggiato con una potente versione di Up Patriots to Arms che chiude anche l’energetica performance.
Samuel dei Subsonica
Sul fronte competizione e nuove proposte invece l’altro momento attesissimo è stato quello della comunicazione dei vincitori che accederanno alla fase finale a quattro. A passare il turno sono: The Jab, Mille, Lorenzo Lepore e Caravaggio. Questi ultimi due portano a casa rispettivamente anche il premio per il miglior testo e il premio Afi – Associazione Fonografici Italiani. Ad aprire la serata l’ormai padrone di casa Enrico Ruggeri saluta il pubblico dello Sferisterio con una versione di “Quel che si dice”, storico brano di Charles Aznavour che per primo toccò in una canzone i temi dell’omosessualità e della transessualità, scatenando all’epoca forti polemiche e moralismi. Insieme a Ruggeri anche una splendida e statuaria Veronica Maya nella sua notte delle prime: «E’ la prima volta a Macerata, la prima allo Sferisterio, la prima a Musicultura e la prima sul palco con Enrico – dice la presentatrice – però c’è anche molta gratitudine per essere tornati di fronte a un vero pubblico, dopo tanto tempo di distanziamento».
Ermal Meta
Assistere a un live, sentire le vibrazioni nell’aria, è qualcosa di estremamente necessario ricorda Ermal Meta, sul palco prima con la sua “Un milione di cose da dirti”, il brano sanremese che suona accompagnandosi al pianoforte, e poi una cover di Bob Marley, “Redemption Song” in cui invece il cantautore imbraccia la chitarra. «Redemption Song, come l’ha definita Bono degli U2 – spiega Meta – è una piccola accetta capace di abbattere grandi alberi. Questo blocco forzato della musica ci deve ricordare che l’arte è fondamentale per la vita, è anche parte della nostra memoria storica. L’arte e la cultura non sono un contorno, sono invece il piatto principale». Lo stesso concetto è stato espresso anche da tutti e otto i finalisti intervistati a fine esibizione, tutti applauditi lungamente dal pubblico in arena ed emozionati a ritrovarsi al centro della cornice dello Sferisterio dopo tanto silenzio. C’è spazio anche per un siparietto di Marisa Laurito, come sempre legato alla lingua napoletana e alla sua celebre ‘mossa’, eseguita in diciotto tempi, e per un ricordo del dj Claudio Coccoluto, uno dei più acclamati al livello mondiale recentemente scomparso. Il figlio Gianmaria Coccoluto, da dietro la consolle, ne fa partire il brano più famoso, Belo Horizonti, lasciando poi il palco vuoto con la sola piastra a far girare il disco in una discoteca vuota.
Questa sera, oltre ai quattro finalisti, attesi anche La rappresentante di lista, Irene Grandi, Luciano Ganci e Michele D’Andrea.
Luk
Caravaggio
Marisa Laurito
Ciao Sono vale
Marisa Laurito, Enrico Ruggeri e Veronica Maya
Lorenzo Lepore
Elasi
Brugnano
Mille
Gianmaria Coccoluto
Romano Carancini
Francesca D’Alessandro
Francesco Massi
Francesco Adornato
Selfie per Orietta Piccioni e Giorgia Latini
Il questore Vincenzo Trombadore e il rettore Claudio Pettinari
L’assessore Riccardo Sacchi con la presentatrice Veronica Maya
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