Nicoleta
di Francesca Marsili
«Avevo 14 anni quando mi sono fatta la prima siringa di eroina, incuriosita da quella sostanza avvolta nella stagnola. Sfortunatamente mi è piaciuta un casino e da lì è iniziato il degrado più totale ». Nicoleta oggi ha 24 anni ed è finalmente uscita dal tunnel della tossicodipendenza che ha bruciato e segnato la sua adolescenza. E’ tornata a vivere, sorride e sogna il suo futuro da interprete. «Se sono viva – racconta – è grazie alla comunità di San Patrignano». Inizia così il racconto della giovane cresciuta ad Osimo, con l’immagine di un cucchiaio ed un accendino che è un pugno dritto nello stomaco, proprio come la prima scena della docuserie “Sanpa, luci e tenebre di San Patrignano” realizzata da Netflix, e che ripercorre a la storia del suo fondatore Vincenzo Muccioli. Era appena diciannovenne Nicoleta ma già piena di cicatrici che si rifiutava di vedere quando nel dicembre del 2015 varcò la soglia della comunità di Coriano per un colloquio: «Pesavo 40 chili quando sono arrivata a San Patrignano dopo l’ennesimo collasso – racconta – Non ero affatto sicura di voler rimanere. Ho chiesto di andare fuori a fumare per l’ultima volta. Mi hanno risposto di scegliere tra la sigaretta e la vita, consapevoli che la mia richiesta era la scusa per andarmene».
Quella sigaretta Nicoleta (preferisce non venga pubblicato il cognome, ndr) ha scelto coraggiosamente di non accenderla e di darsi una seconda possibilità per tornare a vivere. La scoperta delle sostanze stupefacenti per la giovane è avvenuto prestissimo: la cannabis tutti i giorni a 12 anni, serviva per sentirsi accettata dal gruppo. I tiri di cocaina a 13 anni, le prime siringhe a 14. « Se prima cercare i soldi per la coca avveniva nel fine settimana, con l’eroina il bisogno di averla era quotidiano – confessa Nicoleta ricordandosi in quegli anni come risucchiata vorticosamente verso il fondo – dopo la prima siringa di eroina mi sentivo troppo bene, mi toglieva i pensieri». E’ iniziata così la sua dipendenza. La droga come unico obiettivo che la portava ad essere disponibile a tutto pur di acquistarla: spaccio, truffe, furti, persino a fare la pony express della droga pur di potersi ricavare la propria dose. Anni vissuti, o forse no, alla continua ricerca di una panacea che celava la morte. Il suo bellissimo viso sempre più scavato, i suoi occhi azzurri ogni giorno più spenti, il mondo attorno percepito senza alcun interesse, con l’unico slancio proiettato esclusivamente ad anticipare la crisi di astinenza attraverso un liquido mortale da iniettarsi. «Mi sono sempre sentita sperduta, un pesce fuor d’acqua. E in questo non-senso l’unico posto dove mi sentivo qualcuno era la scuola», racconta ricordando le medie a Camerano e poi le superiori a Ancona. «A volte, quando ormai avevo già cominciato a farmi, mi presentavo senza libri e senza giustificazioni. E il vicepreside, che mi voleva bene, mi prendeva, mi permetteva di stare seduta al mio banco». Finché a prenderla non sono stati i Servizi sociali: «Sono stata in una comunità per minori fino a 18 anni, poi me ne sono andata. Era l’ennesimo fallimento, mi vergognavo, e così ho cominciato a vivere solo per la droga, per i rave party senza dimora tra le Marche e l’Emilia Romagna».
All’ombra di ogni ragazzo tossicodipendente si consuma silenzioso il dramma della famiglia che si trova ad affrontare con profondo senso di colpa l’incapacità di liberare dalla schiavitù della droga il proprio figlio. La madre di Nicoleta tenta di salvarla ancora una volta. L’ennesima madre disposta a tutto pur di vedere suo figlia riaffiorare da quel corpo vuoto, proprio come nei fotogrammi delle serie Netflix “Sanpa”. Dopo un primo collasso da overdose viene mandata in una clinica in Moldavia (il Paese da cui viene la sua mamma) a disintossicarsi. «Ma il giorno stesso che sono uscita ho cercato l’eroina. Ho avuto un altro collasso e per la prima volta paura per me stessa. Sono finita in un Sert a Ancona dove le cose ancora una volta non sono andate bene. Poi un giorno, lì, ho incontrato per caso il signor Augusto che mi ha parlato e mi ha ascoltato». Augusto è un papà il cui figlio è stato salvato dalla comunità di San Patrignano. Suggerisce a Nicoleta di bussare alla porta di quella grande comunità alle porte di Rimini.
«I primi giorni a Sanpa ero in astinenza e volevo andarmene – dice – poi è iniziato un gran lavoro interiore per vincere la dipendenza psicologica perché sei ancora attratta dalla vita precedente e questa – racconta – è la parte più difficile. Nei momenti di debolezza mi sono sentita abbracciata, mi dicevano di darmi tempo e soprattutto una seconda possibilità. Sono tornata a vedere il mondo a colori e avere una vita normale. Se oggi sono rinata è grazie a San Patrignano ». Il percorso di Nicoleta nella comunità di recupero è durato tre anni e mezzo. E’ uscita nel 2019 e da circa un anno è fuori dalla tossicodipendenza. Ha ripreso a sorridere e amare. Oggi frequenta la facoltà di Lingue e culture moderne all’Università di Urbino. Lavora per mantenere gli studi perché vuole farcela da sola. «Parlo bene le lingue, voglio diventare un’interprete. Il futuro mi fa paura, ma voglio buttarmici dentro». Nicoleta quattro anni fa ha scelto di dare un finale diverso al capitolo più complesso della sua vita raccogliendo tutta la forza interiore che per anni non era riuscita a trovare. L’ultimo pensiero di questo suo intenso e coraggioso racconto è rivolto ai giovani soprattutto che oggi si trovano sedotti e intrappolati dalla tossicodipendenza. «C’è un mondo migliore di quello che state vivendo e ve lo meritate – dice – Chiedere aiuto è un atto di coraggio, mai pensare che sia tutto li, c’è sempre un’altra via e una speranza anche per voi. La droga non è la soluzione se non vi sentite accettati – conclude – credete in voi stessi e non cambiate perché gli altri vi dicono di farlo».
San Patrignano e il caso Tolentino, un progetto fallito senza un vero perché
Tu possa esaudire i tuoi sogni,riscattando la tua vita nel modo giusto
Bentornata Nicoleta,sei grande
Brava mi hai commosso ho visto tutta la seria sanpa bella e anche dolorosa
Bravissima cara! e grazie per la tua esperienza, divulgala ancora di più , nulla vale più di questo per combattere il mostro.
Forza! Brava!
Brava auguri
Brava che tu possa essere felice
grande...
Brava!! Hai una vita davanti ora. Forza!
Brava. Forza di volontà Uber alles !!!
Grande.....Esempio!!!
bravaaa...
Brava Nicoletta che sei riuscita ad importi e uscire dal tunnel della tossicodipendenza un plauso anche alla Comunità di San Patrignano che aiuta migliaia di giovani ad uscirne
Bravissima!!!
Coraggio ce la farai sicuramente
Un augurio per questa bellissima ragazza che possa trovare il meglio nel suo futuro
Felicitaciones guapa!!!! Ahora mira adelante
Non immagino nemmeno quanto tu possa aver sofferto ma ti auguro di avere un futuro veramente roseo complimenti per la tua immensa forza!
Prima di fare commenti! Bisogna passarci personalmente in certe situazioni(sulla propria pelle) poi parlare! Bisogna viverle alcune situazioni prima di commentare al di fuori!!!
Non si può fare commenti perché i figli ce li abbiamo tutti
"La CANNABIS tutti i giorni a 12 anni, per sentirsi accettata dal gruppo. I tiri di cocaina a 13 anni, le prime siringhe a 14". A buon intenditor...
Ti auguro tutto il bene del mondo Nicoleta, bravissima
Brava. Ti sei ripresa la tua vita questo ti fa Onore
Grandissima Nicoleta ...ed ora avanti tutta
auguri per tutto hai scelto la facoltà più bella del mondo
Complimenti x la forza ke hai avuto....brava...
Grande
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…ma guarda un po’, che caso, l’unica comunità che è riuscita a salvarla è stata quella di San Patrignano, da quel “cattivone” di Muccioli…e già, il caso…e che caso!! gv
importante testimonianza, complimenti alla ragazza per la forza che ha avuto, questi messaggi positivi dovrebbero avere più spazio
Uno strazio
Parafrasando Morandi”Uno su mille ce la fa”e siamo tutti contenti che almeno questa ragazza ci sia riuscita.Proprio in questi giorni dopo la sua morte è stata riproposta una sua partecipazione in cui,togliendo il microfono alla conduttrice D10s diceva”Se permette di droga parlo io che sono un drogato.Facile dire aiutiamo questi ragazzi ad uscire dal tunnel quando una visita da uno specialista costa cento dollari.Io Maradona posso permettermerlo ma quante famiglie possono farlo per i loro figli?”.Purtroppo la droga è un nodo difficile da sciogliere e i giovani sono vittime sacrificabili sulla via di una soluzione lontana dal divenire.Dopo aver dichiarato per una quarantina di anni la War Drug dura a tutte le varie componenti,quali produttori cartelli collusi spacciatori e consumatori,gli USA hanno ammesso la loro sconfitta al problema.Questo approccio è costato un numero altissimo di vittime,uno sfacelo sociale,costi enormi per la collettività,una criminalizzazione di massa e un’arricchimento globale di tutti i cartelli coinvolti.Quindi diversi stati hanno cominciato ad adottare un sistema nuovo(nei primi anni 2000)tendente alla legalizzazione per scopi terapeutici e ricreativi della cannabis e alla depenalizzazione dei piccoli reati.Ora qualcuno sta inserendo,sempre in modica quantità cocaina e LSD.Di certo non sono stati raggiunti risultati mirabolanti”perchè finchè ci sarà anche un minimo margine di profitto le mafie non molleranno l’osso” ma è cambiato il paradigma per cui un drogato non è più considerato un delinquente ma un malato e con i soldi ricavati dalla liberalizzazione si curano i tossici dalla dipendenza.Ora stanno studiando una terza via che mixi tutto ciò che è avvenuto dall’inizio ad oggi perchè il problema permane ma la speranza non muore.In Italia non siamo ancora alla prima fase,stiamo solo osservando il diffondersi del problema.Bentornata Nicoleta!
Una storia emozionante. Complimenti per aver avuto la forza di effrontarla fino in fondo ed il coraggio di testimoniarla dando modo ad altri di vedere che, avendone la forza, si possono prendere strade differenti!
…mi permetta, signor Rossi, ma quale forza, la forza è sempre quella di qualcun altro (chi si droga è solo debole e niente altro, purtroppo), di qualcuno che, per dei motivi validi e sinceri, ti aiuta ad uscire da quel vortice, facendoti poi si ritrovare, dopo, col tempo e con i sacrifici ed anche con tante sofferenze, la forza che è rimasta ancora dentro di te e che ti accompagnerà, rafforzandosi anche essa, finalmente, lungo tutta la tua vita. Cordialmente. gv