Ugo Bellesi
di Ugo Bellesi
La pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, della ricetta dei “Vincisgrassi alla maceratese” con la richiesta di ottenere dall’Unione europea il riconoscimento Stg (Specialità tradizionale garantita) ha dato una prima grande soddisfazione all’associazione Cuochi della provincia di Macerata e alla delegazione di Macerata dell’Accademia italiana della cucina quali promotori dell’iniziativa, oltre che agli enti che l’hanno sottoscritta come la Camera di commercio di Macerata, il Comune di Macerata, le due Università di Macerata e Camerino, l’Istituto professionale alberghiero di Cingoli, nonché le associazioni di categoria che l’hanno supportata. Senza dimenticare l’avvocato Gianluca Grifi che ha curato tutta la documentazione dal punto di vista legale. Dopo l’approvazione da parte della Regione, sono iniziati i contatti con i funzionari del Ministero competente i quali giustamente ci hanno fatto notare subito che partire da Antonio Nebbia, cioè dal 1779, quando fu pubblicata la prima edizione de “Il cuoco maceratese”, per dimostrare l’antica tradizione di questo piatto, non era necessario, anche perché la ricetta dei vincisgrassi del Nebbia aveva subito nel tempo troppe modificazioni. Si è convenuto infatti che fosse più opportuno partire dalla ricetta dei vincisgrassi riportata da Cesare Tirabasso nel volume “La guida in cucina” del 1927, che già ci consentiva di ritornare indietro nel tempo di ben 93 anni, confermando quindi molto validamente la storicità di questo piatto tipicamente maceratese. Ricetta che peraltro non aveva assoluto bisogno di sostanziali cambiamenti.
Vincisgrassi alla maceratese
E veniamo al nome. Perché “vincisgrassi alla maceratese” e non soltanto “vincisgrassi”? Per il semplice motivo che in molti ristoranti o anche in alcune sagre si usa soltanto il nome classico di “vincisgrassi”. Se avessimo adottato questa denominazione, chiunque l’avesse inserita nella sua “lista dei piatti”, cioè nel menù, o scritta in manifesti pubblicitari di una sagra sarebbe stato “costretto” a rispettare il disciplinare dei vincisgrassi che sarà approvato quando avrà il riconoscimento Stg. Invece con la denominazione “vincisgrassi alla maceratese” soltanto chi adotta questa scritta è obbligato a rispettare il disciplinare Stg. Pertanto chi userà la semplice parola “vincisgrassi” può realizzare la ricetta che ha sempre preparato con tutte le varianti possibili e immaginabili. Oppure potrà chiamarli “vincisgrassi alla matelicese” o anche “vincisgrassi di Loro Piceno” e così via secondo la località in cui vengono serviti. Quindi non si creerà alcun problema per nessuno. Non solo, ma anche chi vorrà proclamare la sua ricetta la più antica e la più autentica, perché realizzata nella sua famiglia da più generazioni, potrà farlo tranquillamente. Sarà sufficiente che non la chiami “vincisgrassi alla maceratese”.
E’ possibile comunque che a qualcuno non piaccia l’iter che abbiamo seguito per ottenere la Stg, per cui riterrà opportuno fare opposizione alla nostra iniziativa. Questo potrà avvenire entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. L’opposizione comunque dovrà avere solide basi di contestazione. Se tutto si svolgerà senza impedimenti, tra due mesi il Ministero competente invierà il dossier a Bruxelles per essere esaminato dall’apposita Commissione europea. Una volta che questa avrà autorizzato la registrazione potremo finalmente vedere assegnato il riconoscimento Stg ai “vincisgrassi alla maceratese”. Il che dovrebbe avvenire entro il 2022.
Cioe' noi dobbiamo fare esaminare la domanda per un piatto superbo da chi a colazione mangia pancetta e cappuccino e fa cena alle 18?
Alberto Palmieri esattamente, bravo.
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