“Made for Italy” per la moda:
«Incentivi a comprare prodotti italiani»

CRISI - Forum online di Confindustria. Il presidente Domenico Guzzini: «Il Paese ha a disposizione 209 miliardi, vanno usati correttamente, non si può sbagliare». Il governatore Acquaroli: «Accompagnare il territorio nella sfida dell'occupazione». Il sindaco Parcaroli: «prodotti unici da valorizzare con l'aiuto delle istituzioni»
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Il forum di Confindustria Macerata

 

di Luca Patrassi

«Made for Italy per la moda», online oggi il forum di Confindustria Macerata in collaborazione con Bper. Saluti iniziali a cura del sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, del governatore Francesco Acquaroli e del presidente di Confindustria Macerata Domenico Guzzini. Ha aperto i lavori il sindaco Parcaroli: «Tracciare la strada della ripartenza in uscita dalla pandemia. Il Made in Italy è il nostro valore aggiunto e il nostro futuro: prodotti unici da valorizzare con il sostegno delle istituzioni». Il governatore Francesco Acquaroli ha osservato: «Siamo in una fase complessa, già alle prese con una crisi profonda legata anche alla ex Banca Marche e al sisma: come politica dobbiamo accompagnare il nostro territorio in una sfida importante anche per l’occupazione. Dobbiamo dare supporto al mondo imprenditoriale e velocemente: non contributi a pioggia ma sostegno alle eccellenze».

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Domenico Guzzini

Il presidente di Confindustria Macerata Domenico Guzzini: «Ci sono settori particolarmente colpiti come quelli della Moda e del Turismo ma noi siamo resilienti, duri a morire. Le persone sono stanche di questa situazione, dobbiamo venirne fuori. Nella mia territoriale abbiamo 400 soci che operano nel Tec, tessile calzature, sviluppiamo un miliardo di fatturato con cinquemila addetti. Dobbiamo affrontare la situazione, come Italia abbiamo a disposizione 209 miliardi euro, dobbiamo impiegarli bene, l’Italia è il Paese che ha avuto più di tutti, non dobbiamo sbagliare, dobbiamo essere uniti e compatti. Perchè il Made for Italy? Diamo incentivi per consumare i prodotti della filiera italiana, la ricchezza di un Paese si misura con il lavoro. All’estero favoriscono i loro prodotti, in questo periodo natalizio cerchiamo di acquistare i prodotti realmente italiani, dalla materia prima al prodotto finito». Erika Andreetta, partner PwC, è intervenuta sugli scenari pre e post Covid:  «Abbiamo intervistato i consumatori italiani in due diversi periodi: emerge che il futuro sarà diverso, abbiamo cambiato modalità per fare gli acquisti sia per gli alimentari che per la moda. Rispetto agli altri popoli, per gli italiani sono molto importanti i temi della sicurezza e delle prospettive lavorative: popolo spaventato e preoccupato per il futuro, lo smart working ce le porteremo anche in futuro. Si ricreano le economie locali. Alcuni Paesi si sono ripresi prima di America e Europa, in Cina c’è stato un fenomeno di “shopping di vendetta” dopo il lockdown. Il sistema moda prevede di chiudere con un meno 30% rispetto all’anno precedente, riprenderà a crescere ma con dei fondamentali diversi rispetti a quelli finora conosciuti. Consumatori più attenti al prezzo, aumento dell’uso del cellulare da parte di tutte le generazioni per lo shopping, attenzione al tema della sostenibilità. La moda sarà diversa, digitale, rivolta alle nuove generazioni che cercheranno prodotti più sostenibili. In Italia il fatturato del Black Friday è cresciuto del 189%, la prima categoria di prodotti è stata quella dell’abbigliamento. A livello globale aumentano gli acquisti online a discapito degli store. Altro dato interessante è legato ai giovani: comprano molto tramite e-commerce ma sono molto attenti al negozio fisico per acquisti mirati. Qualità e sicurezza sono determinanti per i consumatori italiani che hanno forte il senso del Made in Italy, anche i più giovani si fidano del brand. Ritorno alla vicinanza, al negozio di periferia. E’ importate il negozio ma lavoriamo anche sui social: i giovani scoprono il prodotto o attraverso il passaparola o attraverso gli influencer».

made-for-italy-confindustriaAlberto Grignolo, ceo di H Farm spa spiega il passaggio dalla crisi alla opportunità: «Crisi per i greci voleva dire cambiamento, non fine. Ritroveremo le nostre aziende meglio orientate di prima. Digitale significa molte cose, diverse tra venti anni fa, dieci ed oggi. Ora per le Marche digitale significa una occasione unica di arrivare al cliente finale direttamente, maggiore profitto, efficienza e conoscenza del consumatore. Opportunità grande per il comparto marchigiano nato con i Montefeltro: le Marche hanno secoli di esperienza legati all’eccellenza, brand che arriva a dialogare con il cliente asiatico che ha un appetito enorme per il prodotto di qualità italiano, sono certo che questo sia il modo per far apprezzare queste qualità, capacità di comunicare con il cliente, organizzazione e qualità del prodotto. Cosa manca per la padronanza dell’idea del lusso? Manca la capacità di sviluppare capitale umano e competenze di nativi digitali, in grado di governare il canale che segnerà il mercato del futuro. Preparare classe dirigente, innovazione. Non ho nessun dubbio sul fatto che l’Italia abbia la capacità di reinventarsi, una battaglia che vinceremo a patto di volerla combattere. Bibbia il momento più buio della notte è quello che precede l’alba». Cirillo Marcolin, responsabile Moda di Confindustria: «Piccolo e bello non è più sufficiente, lo abbiano riscoperto con la pandemia. Abbiamo creato Confindustria Moda per mettere insieme le varie esperienze, dagli occhiali alle calzature: oggi ci sono cento dipendenti che lavorano insieme. La manifatturiera italiana della Moda è fondamentale, export di 65 miliardi: così riusciamo a fare squadra e portare le nostre istanze al Governo. Il nostro obiettivo è mantenere vive le nostre aziende con iniziative importanti. Negli anni scorsi le aziende hanno delocalizzato, ora c’è la possibilità di rientrare in Italia con degli incentivi da studiare sul costo del lavoro. Altro aspetto è quello della concorrenza sleale: abbiamo iniziato a lavorare con il Governo».

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Silvio Campara

Silvio Campara, ceo di Golden Goose: «Golden è sempre stata un’azienda che anche quando era piccola ha pensato in grande. A marzo la prima cosa fatta è la chiamata a raccolta dei nostri fornitori per spiegare la strategia: taglio degli ordini e riprogrammazione. I brand hanno una responsabilità. Bisogna ricordare ai ragazzi che fare l’artigiano è una cosa figa, non da sfigati. Il business della calzatura non ha grossi margini, è imprescindibile la qualità, l’atto manuale è una questione maniacale, direi religiosa, investiremo nella scuola. Non un lavoro, ma una vocazione. Il tema del green e della sostenibilità è un dato di fatto, non una moda, è una responsabilità e non una sfida. Usare i fondi per sostenere le aziende virtuose. Dare la differenza di fatturato che le aziende hanno subito per investire, fondi per creare valore, la nuova qualità che è la sostenibilità». Giacomo Santucci, presidente della Cbi: «La pandemia ha scosso i fondamentali del settore, ma ci sta dando la possibilità di resettare le nostre ambizioni, riconfigurare l’industria della moda. Una parola chiave è quella della mobilità, il settore era fortemente dipendente da questa: un modello di business già inefficace prima del lockdown. L’attenzione si è spostata sui sistemi valoriali che fanno presa sui giovani, la tecnologia ha accelerato la rilevanza del canale digitale che necessita di denari e di competenze». Quanto all’evoluzione delle vendite Santucci osserva: « Il tema è quello del consumatore finale, l’unica modalità per attrarre un consumatore è quello di raggiungerlo. Lo sviluppo delle piattaforme dimostra come l’integrazione tra social media e commerce è sempre più rilevante anche se gli spazi fisici rimangono anche in una logica non solo di vendita ma anche di socializzazione».

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Giuseppe Santoni

L’imprenditore calzaturiero Giuseppe Santoni: « La nostra è un’azienda basata sulle persone, abbiamo visto molti dei nostri negozi chiusi e molti fornitori in difficoltà, ma siamo riusciti a contenere gli effetti di questo anno. Il nostro vero valore è il brand, come il Made in Italy è il vero valore di questo Paese, la nostra immagine nel mondo. Abbiamo uno scenario internazionale molto dinamico, molti Paesi hanno reagito: nel nostro piccolo abbiamo rivisto la nostra strategia. La parte digitale fa parte del nostro sistema da diversi anni. Artezionare il cliente: attenzionarlo con arte raccontando il lusso e la bellezza che Santoni sa realizzare iniziando dalla sostenibilità. La differenza la farà la capacità dell’azienda di trasferire al cliente la cultura alla base dei nostri prodotti». Infine il forum dedicato agli imprenditori delle Marche: ad offrire la loro testimonianza sono stati Marcello Azzoni per Confindustria Marche Nord, Valentino Fenni presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico, Andrea Lardini vicepresidente di Marche Nord, Francesca Orlandi, presidente dell’azienda moda della camera di commercio Marche, di Annarita Pilotti, amministratore di Loriblu, Michele Paoloni e Fausto Pigini vicepresidenti di Confindustria Macerata.

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