“Libera” arriva a Macerata,
«Criminalità organizzata nelle Marche
radicata da oltre 30 anni»

L'INTERVISTA - Benedetta Mazzieri è la portavoce dei volontari dell'associazione che nel capoluogo stanno per aprire un presidio. Sarà intitolato a Ciro Colonna, 19enne ucciso a Napoli. All'apertura, prevista per il 12 dicembre, è attesa la sorella, Mary

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Giuseppe Bommarito

 

Benedetta Mazzieri, detta Benny, di origine ternane, giovane e brillante studentessa ventiduenne, iscritta alla facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo maceratese, è la portavoce dei volontari maceratesi di Libera Marche, e, una volta costituito formalmente il presidio, ne sarà la referente. La intervisto in pieno e confessato conflitto di interessi, visto che pure io faccio parte di coloro che da qualche mese stanno lavorando alla costituzione del presidio maceratese di Libera, l’associazione delle associazioni voluta da don Luigi Ciotti. 

Cos’è libera? Perché e come è nata?

“Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” nasce nel 1995 come cartello di associazioni che, all’indomani delle stragi mafiose che hanno scosso il nostro paese, ha deciso di impegnarsi, in prima persona, nella consapevolezza che contrastare le organizzazioni criminali implichi un impegno collettivo di carattere politico, sociale, culturale ed etico.  Per essere protagonisti e non meri spettatori impassibili di ciò che accade. Sono oltre 300 i gruppi e le associazioni che vi aderiscono, tra i quali spiccano i sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil), i gruppi scout, l’Arci, le Acli, Legambiente. Nel 1994 il fondatore, Don Luigi Ciotti, nell’annunciare la nascita dell’associazione, lanciò una petizione popolare che si proponeva di presentare in Parlamento un disegno di legge che mettesse al centro il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie. Verranno raccolte un milione di firme e la proposta diventerà legge (L. n°109/1996). Libera non è nata solo per contrastare, ma soprattutto per costruire: per delineare percorsi di giustizia sociale, per promuovere una politica trasparente, per rendere viva la memoria delle vittime innocenti della criminalità. Per questo, accanto alla proposta, gli altri capisaldi di Libera sono la continuità, ed infine il noi, il senso di comunità, interpretato come condivisione e corresponsabilità.

Benedetta-Mazzieri

Benedetta Mazzieri

A quali attività si dedica?

“Libera” si dedica in primis ad attività di formazione che aiutano a prendere consapevolezza del fenomeno mafioso, della sua pervasività, perché per contrastare le mafie è necessario prima di tutto conoscerle: per questo si impegna attivamente nelle scuole e nelle università. Si fa carico del ricordo delle vittime innocenti della mafie per tramutarlo in memoria collettiva, quindi in impegno concreto: le testimonianze dei familiari delle vittime, da storie individuali sono divenute corali grazie al portale “Vivi – Libera Memoria” (https://vivi.libera.it/), che intende essere un album collettivo in cui ritrovare la memoria del proprio territorio. L’ufficio legale di Libera fornisce assistenza ai familiari delle vittime, ai testimoni di giustizia, alle vittime di usura e racket, accompagnandoli sia nelle sedi amministrative che nelle sedi giurisdizionali; si costituisce parte civile nei processi contro la criminalità organizzata. Ha istituito “Linea Libera”, un numero verde che si rivolge a chi assiste a episodi opachi, condotte corruttive o di stampo mafioso e intenda segnalarli: clientelismo e cattiva amministrazione, usura, tangenti, infiltrazioni criminali (https://www.libera.it/schede-1274-linea_libera_contro_mafie_e_corruzione). Per quanto concerne i beni confiscati, promuove interventi formativi e di progettazione partecipata utili a renderli risorse in grado di innescare processi di sviluppo locale ed accrescere la coesione sociale: in quest’ottica è stata creata la piattaforma “Confiscati bene 2.0” (https://www.confiscatibene.it/),  che fornisce dati aggiornati sui beni e sulla loro “vita” odierna. A Grottammare, ad esempio, su impulso delle istituzioni, di Libera e di Fillea Cgil, è stato siglato questa estate un protocollo che coinvolge l’amministrazione comunale, la Regione Marche, l’Erap ed Itaca, nel quale le parti si impegnano alla redazione di un bando pubblico trasparente che individuerà l’impresa edile che si occuperà della ristrutturazione di una villetta confiscata alla criminalità organizzata, dove verranno realizzati 4 appartamenti destinati alla residenzialità pubblica. Questo, allo scopo di tutelare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Infine, consapevole della dimensione transnazionale del fenomeno, Libera ha fatto rete con altre realtà che contrastano il crimine organizzato, dando vita ad Alas – America Latina Alternativa Social.

Com’è organizzata?

“Libera” è presente nel territorio in 20 coordinamenti regionali, 82 coordinamenti provinciali e 278 presidi locali. Nel coordinamento regionale delle Marche sono presenti 3 coordinamenti provinciali (Pesaro e Urbino, Ancona ed Ascoli) e 5 presidi attivi (oltre Pesaro Urbino, Ancona, Ascoli, ci sono anche Senigallia e Fermo), a cui si aggiungerà, a dicembre, anche quello di Macerata.

Perché costruire un presidio a Macerata?

È un’esigenza che sentiamo come non più procrastinabile. La criminalità organizzata è radicata nel territorio marchigiano da più di 30 anni: grazie alla tua accurata ricostruzione uscita qualche mese fa su questo giornale, sappiamo che Antonio Domenico Cataldi, il primo boss “nostrano”, operante in regione negli anni ’80, aveva legami con la camorra e con cosa nostra, in particolare con i catanesi. In seguito alla sua morte, si insediarono vari clan riconducibili alla camorra. Negli anni a venire, il maceratese venne scosso dalla strage di Sambucheto del 1996 e poi dall’ingente sequestro di droga che avvenne nello stesso anno a San Benedetto del Tronto, che permise di constatare la presenza della ‘ndrangheta nelle Marche. Ed oggi? La relazione semestrale della Dia sottolinea la presenza di cosche ‘ndranghetiste in 4 province su 5, compresa quella maceratese, dove sono presenti famiglie della zona di Catanzaro. È necessario prenderne consapevolezza ora, subito, per sviluppare gli anticorpi necessari affinché la collettività sia in grado di reagire all’assoggettamento mafioso e contrastare la criminalità attivamente.

A chi verrà intitolato il presidio?

Solitamente Libera intitola ciascun Presidio ad una vittima innocente: noi abbiamo scelto Ciro Colonna, ragazzo del quartiere Ponticelli di Napoli, morto a 19 anni. Era nel circolo del quartiere, unico punto di aggregazione della zona, stava aspettando un amico quando sentì degli spari. Si mise a correre, ma perse gli occhiali; si chinò per raccoglierli, ma venne raggiunto da un proiettile. Ciro ci rappresenta perché nel gruppo di volontari maceratesi numerosi sono gli studenti universitari: poteva essere un nostro amico. Si dice spesso, ricordando le vittime innocenti delle mafie che loro si trovavano “nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato”. No. Non esistono luoghi sbagliati, esiste il fenomeno mafioso, che siamo chiamati ad estirpare, insieme, perché pianta infestante.

Come diventare volontari?

Non servono particolari competenze, solo voglia di impegnarsi. Ci possiamo mettere in contatto tramite le piattaforme social (sia su Facebook che su Instagram). E invitiamo coloro che hanno voglia di aderire di farsi sentire per iniziare un percorso di legalità che non può non essere fruttuoso.

Quali sono le attività in programma?

Data la situazione in continua evoluzione, ad oggi riusciamo ad avere solo una data certa: sabato 12 dicembre, data di costituzione del presidio. Coronavirus permettendo, anche Mary Colonna, sorella di Ciro, sarà con noi. Per rendere i giovani co-protagonisti dell’evento, faremo degli incontri di formazione con 2 gruppi scout – uno di Mogliano e uno di Macerata – di ragazzi dai 17 ai 21 anni, per riflettere insieme sulle mafie e sul valore della memoria collettiva, come carburante per l’impegno quotidiano.

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