Civitanova celebra San Marone,
prima volta in mare senza corteo (Foto)

PATRONO - Il Covid modifica un rituale di devozione e sacralità invariato da anni. Solo Braveheart e niente pubblico al largo per la cerimonia. Toccante omelia del vescovo Rocco Pennacchio: «Quando si soffre nessuno è straniero»

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di Laura Boccanera

L’urna del santo scortata in silenzio sopra ad un furgone, ad accoglierla solo l’equipaggio di Braveheart e poche autorità, il sindaco, il presidente del consiglio, l’assessore all’istruzione e il comandante della Capitaneria di porto Giuliano Gentilini. La cerimonia per onorare il patrono San Marone si è svolta senza quel bagno di folla che solitamente accompagna la processione in mare. Un contesto anomalo per un rituale molto sentito dalla città e atteso ogni anno. san-marone-processione-2020-11-325x244

Le norme per il contenimento del virus  hanno scalfito anche la solennità della devozione: distanziati i fedeli in Chiesa per la cerimonia officiata dal vescovo Monsignor Rocco Pennacchio, nessun corteo a piedi fino al porto e sbarra all’accesso dal molo per salire sulle imbarcazioni. Nessun peschereccio infatti ha seguito Braveheart di Mario Barboni per la deposizione in mare della corona d’allora con l’urna contenente le reliquie del santo. Una cerimonia fortemente ridimensionata anche se non sono mancati i fedeli che hanno comunque voluto salutare il passaggio della processione avvenuta per la prima volta su di un mezzo a motore. Durante l’omelia il vescovo ha fatto riferimento proprio alla necessità per l’uomo di confrontarsi con l’altro e non vivere isolato ripercorrendo la storia della donna di Cananea. Una straniera, un’immigrata, un’eretica di religione differente rispetto agli ebrei. «L’esclusione non appartiene alla struttura del cristiano e non deve appartenere nemmeno a quella dell’uomo – ha sottolineato monsignor Pennacchio – dobbiamo dialogare, Gesù pur mostrando la sua identità  di ebreo non esclude la donna di Cananea dalla mensa. E il terreno che scardina la presunta rigidità di Gesù è la sofferenza. Quando si soffre nessuno è straniero. Nel riunirci per una festa patronale nel ricordo di San Marone riaffermiamo un’identità forte che ci accomuna tutti, ma questa identità forte non deve tradursi in esclusione, altrimenti la nostra diventa una sacra finzione. San Marone ha a che fare col mare, l’espressione porto di mare suggerisce l’accoglienza e l’augurio che vi faccio è testimoniare, come san Marone, la fede attraverso il dialogo».

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