di Giuseppe Bommarito
La crisi post covid indubbiamente c’è, e picchia duro, ma la via di risoluzione dei problemi creati dalla pandemia non può essere sempre e comunque quella, ormai stantia, di scaricare ogni grana sui lavoratori dipendenti, riducendone sia i diritti che le retribuzioni. Tanto meno ciò è accettabile quando il datore di lavoro straparla ad ogni pie’ sospinto di mutualità e di solidarietà perché è una cooperativa sociale, come avviene nel caso specifico per la Cooss Marche (per la precisione: Cooperativa Sociale Cooss Marche Onlus – Società Cooperativa per azioni), potente entità cooperativa del terzo settore aderente alla Lega Coop, presente da oltre 40 anni con circa 3.000 soci lavoratori in tutto il territorio marchigiano, praticamente da nord a sud, grazie a centinaia di appalti con strutture pubbliche e private per la gestione di servizi sociali, sociosanitari, assistenziali ed educativi.
Eppure la proposta che i soci, che sono al contempo anche lavoratori dipendenti, si sono visti recapitare di punto in bianco dal consiglio di amministrazione della Cooss Marche, proposta destinata ad essere posta in votazione in assemblea il prossimo 30 giugno, parla esclusivamente di un autofinanziamento basato su una serie di misure destinate ad incidere in maniera pesante proprio sulla retribuzione degli stessi soci lavoratori: abbattimento sino al dicembre 2021 dello stipendio mensile del 3,70% rispetto ai minimi contrattuali; riduzione, sempre sino al dicembre del prossimo anno, delle ferie e dei permessi; azzeramento per il corrente anno della tredicesima mensilità. A giustificazione di ciò la Coos Marche, che invoca la dichiarazione dello stato di crisi in base alla legge 142 del 2001 e lascia trapelare, in caso di mancato accoglimento della proposta, possibili scenari fallimentari, parla di considerevole riduzione del fatturato dovuta alla chiusura straordinaria delle scuole, alla sospensione dei servizi di assistenza ed educativi, ai problemi riscontrati nelle strutture residenziali per anziani e disabili, e, sul versante delle uscite, di maggiori spese per le anticipazioni effettuate per il Fis (il Fondo di Integrazione Salariale) e per adeguarsi alle normative anticoronavirus con l’acquisto dei necessari dispositivi di protezione individuale.
Di più non è stato spiegato ai soci dipendenti, soprattutto in relazione alla situazione economica e finanziaria preesistente al covid, che, con ogni evidenza, ha solo aggravato una situazione già in qualche modo problematica. Nulla, inoltre, è stato al momento comunicato ai soci lavoratori in ordine al fatto che la Cooss Marche, impegnata anche in operazioni collaterali di edificazioni immobiliari, vive di appalti di lunga durata, in gran parte quanto meno annuale, che, nonostante le difficoltà contingenti, dovrebbero consentire il superamento dell’attuale difficile fase e, presumibilmente entro qualche mese, il ripristino dell’ordinaria funzionalità. Senza considerare che, come per la generalità delle imprese, anche nel caso specifico la situazione di crisi, laddove si presenti come temporanea e non strutturale, potrebbe essere affrontata con il ricorso agli ammortizzatori sociali e tramite accordi con le associazioni sindacali rivolti a congelare futuri aumenti contrattuali, senza tralasciare le iniziative verso la committenza pubblica e privata volte a ridefinire le tariffe dei servizi. E senza considerare gli aiuti che la Regione Marche sta iniziando ad erogare anche in direzione del terzo settore.
Inutile dire che i sindacati sono insorti a fronte di tali inaccettabili proposte, anche perché i dipendenti della Coos Marche, molti dei quali con contratti part time, già vengono da mesi di pesanti sacrifici a livello di riduzione degli orari lavorativi e dei conseguenti salari mensili. Le segreterie regionali di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno perciò diffidato Cooss Marche dal mettere ai voti nella ormai imminente assemblea del 30 giugno le proposte di abbattimento salariale sopra riportate, e con analoga mobilitazione si è mossa l’Unione Sindacale di Base Usb, protagonista di una prima manifestazione in Ancona dinanzi alla sede della stessa società cooperativa.
Tra qualche giorno, pertanto, si vedrà l’esito di questa assemblea della Cooss Marche, che, partita nei primi anni ottanta come cooperativa socioculturale volta alla formazione di operatori culturali e teatrali, si è ben presto, passando per le prime assistenze domiciliari a soggetti “fragili”, trasformata negli anni in una vera e propria grande azienda multiservizi con la formula giuridica della società cooperativa per azioni, con sedi in Ancona, Jesi, Fabriano, Fano, Matelica, Fermo, importante – se non proprio leader – all’interno di Lega Coop e politicamente intrecciata con gran parte delle amministrazioni locali marchigiane, riuscendo persino in qualche modo a condizionarne la politica sociale. Oggi Cooss Marche è infatti una grande entità che si muove con logica di impresa, basata anche e soprattutto sulla disponibilità dei soci lavoratori, nei fatti sottopagati e sottotutelati, chiamati a versare le quote sociali (maggiorate ad ogni aumento di capitale), a garantire di tanto in tanto ulteriori finanziamenti al proprio datore di lavoro e a sobbarcarsi pesanti rinunzie ai propri diritti in termini di prestazione lavorativa e di remunerazione della stessa. Soci lavoratori che, ovviamente, al di là della retorica e delle formule magiche che parlano di funzione sociale delle cooperative, di mutualità, di solidarietà, di superamento del rapporto capitalistico di sfruttamento del lavoro e di altre favolette simili, sono privi – nella Cooss Marche come in tantissime altre realtà del settore cooperativo, ormai sempre più egemonizzato dalle cooperative sociali a scapito di quelle di produzione – di ogni reale potere di determinare gli obiettivi strategici della entità cooperativa di cui fanno parte, le modalità dei processi produttivi e l’organizzazione del lavoro, tutti aspetti decisivi sempre più appannaggio esclusivo di una casta di dirigenti-manager di natura formalmente elettiva ma in realtà inamovibili, e in gran parte provenienti da esperienze politiche professionali di lungo corso.
Siamo alle solite.....a pagare sono sempre i lavoratori.....
Che schifo
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La situazione di crisi è preesistente rispetto al covid, che oggi il gruppo dirigente della Coo.ss. utilizza solo come uno scudo per non parlare dei bilanci molto negativi degli ultimi anni, frutto di scelte sbagliate e di passi più lunghi della gamba, che hanno portato anche ad un impegno diretto nel settore immobiliare, non certo in linea con gli scopi sociali della società, che è pur sempre una cooperativa.
I soci lavoratori e i sindacati dovrebbero pretendere un chiarimento a tutto campo, anche per capire la sorte degli asset immobiliari della Coo.ss. Marche.
Se non ci sarà una rapida ricomposizione del quadro politico,e non riesco a vederne segnali premonitori,ho fondato timore che assisteremo ad un vero scannatoio.Il calo del prodotto del 14 % non potrà essere per nessuno materia per attaccare,è un nemico comune che si combatte con una sincera,spersonalizzata mobilitazione generale,se c’è consapevolezza della gravità della situazione.
Avvocato Bommarito, se ci mettiamo a scandagliare le cooperative sociali si può arrivare anche ad una sentenza del Tar che pur riconoscendo… evita di proseguire per non creare ” disordine sociale”. La Cooss Marche è uno zucchero…. Lei parla dei tre sindacati maggiori che giustamente intervengono ma stando a Macerata magari ne conoscerà qualcuno (uno), che visto che in Italia tutti possono creare sindacati , poi gli possono creare anche una associazione cooperativa che gli si appoggia per dargli ” quel certo non so che ” e les jeux sont faits, rien ne va plus , legalità compresa. Talaltro Bommarito a Macerata, non so se è la migliore nel campo ma è quella che è riuscita a strappare quella sentenza dopo che più serie associazioni ne avevano denunciato più e più volte le anomalie. C’è una cospicua letteratura su questo e magari già la conosce ma di certo non vale la pena di perderci tempo. Poi adesso che siamo, in molti, forse troppi, quasi alla fame anche vicini ad elemosinare ( questo riportano, giornali, televisioni ed intervistati) e non parlo dei soliti speculatori che anche con cassa integrazioni e interventi discutibili, si salvano il culo e guardano i loro sottoposti dimenarsi sulla cresta dell’onda, meglio non caricare e lasciare che le cose continuano ad andar male ma ancora in maniera accettabile. Poi si vedrà…
Per Sauro Micucci
In molti casi le cooperative, anche quelle che hanno un minimo di genuinità, vengono utilizzate per incrementare sino a livelli insopportabili lo sfruttamento dei soci lavoratori.
Ci sono poi molte cooperative, che sono tali solo fittiziamente (molte messe in piedi direttamente da parte della criminalòità organizzata), dove la macelleria sociale è ancora più pesante.
Per quanto riguarda Macerata, ci sono due o tre casi (che comunque non raggiungono certo il nuimero di soci che ha la Coo.ss Marche) di cooperative che funzionano esattamente come dice Lei.
Non conosco però la sentenza del TAR alla quale Lei fa riferimento. Sarebbe utile conoscerne gli estremi.