Dai tamponi in ritardo al personale sanitario, al dialogo che non c’è con i sindacati: è un lungo j’accuse quello della Uil Fpl a firma del segretario regionale Marcello Evangelista.
«Chiedere oggi alla direzione dell’Area Vasta 3 di riprendere il confronto sindacale è un comportamento a dir poco incoerente e la Uil Fpl non ci sta – dice Evangelista –. Sappiamo tutti benissimo infatti – i lavoratori per primi – e una buona volta varrebbe la pena che anche tutti sindacati lo ammettano apertamente, che in Area Vasta 3 il punto non è chiedere di riaprire il confronto che si è interrotto dal mese di febbraio, da quando cioè è scoppiata la pandemia, né tanto meno si può pensare di continuare all’infinito a chiedere di ripristinare un valido sistema di relazioni sindacali ad una Direzione che si dimostra sempre e solo concentrata su se stessa e quello che di bello e perfetto fa, senza mai dimostrare un briciolo di considerazione per i lavoratori e i loro rappresentanti, i sindacati. Da anni ormai viviamo questa situazione: le relazioni sindacali con questa direzione sono inesistenti e a parte qualche sporadica eccezione fatta di piccole rivendicazioni e altrettanto piccole concessioni su questioni spicciole e marginali, ci si è ridotti a dover sottoscrivere (sempre che lo si faccia) intese pressoché blindate e che bene che vada restano lettera morta. Ma come Uil Fpl da tempo abbiamo preso le distanze da questo modo di fare che per fortuna non ci appartiene e in cui chi lo pratica però viene relegato ad un ruolo marginale, di semplice spettatore sempre costretto ad accettare supinamente ogni scelta anche se ingiusta che attua chi amministra. Adesso, che siamo nel mezzo di questa emergenza sanitaria poi, la distanza tra il personale, i suoi rappresentanti e questa direzione è diventata ancora più marcata e le diversità di vedute appaiono ormai difficilmente colmabili proprio per il venir meno graduale delle condizioni di fiducia che debbono essere necessariamente alla base di ogni relazione stabile e duratura come anche quella tra sindacati, lavoratori e Direzione. Ormai con il datore di lavoro pubblico ci si parla quasi esclusivamente a mezzo stampa. I sindacati vengono a sapere le cose per ultimi, le nostre richieste e proposte restano per lo più inascoltate, prive di riscontro e le decisioni vengono prese in perfetta solitudine dalla Direzione senza neanche più alcuna parvenza di confronto. Questo stato di cose ci dà l’esatta misura di un’amministrazione autoreferenziale. Mai come in questo periodo, l’Azienda sanitaria ignora i diritti della rappresentanza dei lavoratori, specie per le scelte organizzative che hanno maggiore impatto sul personale e, di conseguenza, sulla qualità dell’assistenza sanitaria. La trasformazione organizzativa con la creazione del Covid Hospital del Centro Fiere di Civitanova, come da contratto collettivo nazionale avrebbe imposto all’Azienda di confrontarsi con i rappresentanti dei lavoratori. Stesso spartito con la Cardiologia dell’Ospedale di Macerata dove è stato introdotto un uso diffuso della telemetria senza considerare il reale impatto che questo genera sugli effettivi carichi di lavoro e sulle responsabilità del personale. Anche presso la Casa Protetta di Corridonia, l’Azienda ha messo in uso per gli ospiti letti modificati e per questo privi di conformità, senza tener conto dei principi di garanzia e tutela del personale. La decisione di ridurre gli spazi destinati al parcheggio dei dipendenti all’interno dell’Ospedale di Macerata, si ricollega a questo dirigismo senza limiti. Adesso, il personale è costretto a spendere decine di euro di parcheggi a pagamento e questo disagio doveva essere preventivamente valutato. Qualcuno deve ricordare alla dirigenza che il rapporto di lavoro privatizzato dal dls 165/2001 mette il datore di lavoro e i lavoratori sullo stesso piano contrattuale. L’Amministrazione non ha i poteri autoritativi che degrada i diritti soggettivi dei lavoratori. Nessuna organizzazione della rappresentanza dei dipendenti è stata minimamente coinvolta in questi processi di riorganizzazione, che segnalano insensibilità datoriale verso i lavoratori e i sindacati che in Italia hanno fondamento costituzionale. Tanti operatori sono stanchi e sfiduciati ed è per questo che possiamo affermare che adesso occorre proteggere il capitale umano e professionale e non solo i passaggi di fascia o le prestazioni aggiuntive riservate a chi presterà servizio nelle Unità Operative Covid 19. In ballo c’è anche la libertà sindacale nei luoghi di lavoro a fronte di condotte che appaiono comprimere quelle libertà. Aspetti ben diversi da quelli propagandati sulla stampa. C’è infatti da chiedersi: a che cosa porta questo protagonismo mediatico, se le relazioni sindacali sono state ridotte a zero. Vi è il sospetto che i muscoli sono mostrati per irretire le rappresentanze a non intervenire a difesa della qualità e della dignità del lavoro. Appare inoltre inspiegabile il motivo per il quale la graduatoria per potersi finalmente spostare da un reparto ad un altro o cambiare servizio dopo tanti anni, non viene utilizzata. Questo non tanto perché ci sia chissà quale problema insormontabile, ma semplicemente perchè il potere deve calare dall’alto e risultare come una mera concessione non un diritto del lavoratore. Come fanno a sentirsi valorizzati quei colleghi nei posti di lavoro a cui da tempo anche da questa direzione si promette invano la verticalizzazione della carriera! Troppi Oss, tanti Amministrativi, tanti Autisti vengono utilizzati, per non dire sfruttati, nella categoria superiore ma restano ancorati ai trattamenti inferiori. Perché? In ogni Azienda si cerca di valorizzare il capitale umano; l’esatto contrario di cio’ che avviene realmente. La lista delle cose che non vanno è lunga e si potrebbe continuare ancora. La Uil non ha mai smesso di denunciare questo stato di cose. Tutte le carenze e le criticità emerse in passato, sono risultate ingigantite dal Covid 19: carenze di personale, di organizzazione, di gestione e soprattutto la mancanza cronica di un sincero rispetto delle prerogative di ogni lavoratore che ha diritto di lavorare sempre in sicurezza e di poter controllare il proprio stato di salute. La Uil segnala i ritardi intollerabili nell’esecuzione dei tamponi per il personale dipendente. Tutti rammentano i recenti annunci a mezzo stampa della Direzione, secondo cui i tamponi sarebbero stati fatti a tutto il personale con una precisa priorità. Ad oggi ancora non è così. Non solo. Tra gli ultimi, infatti, sono stati i colleghi della Rianimazione di Camerino e di Civitanova in prima linea fin dalla prima ora ad assistere i malati covid positivi. E altri stanno ancora aspettando il loro turno. Queste scelte sono irragionevoli e illogiche: sanno di propaganda. Come pure di propaganda appaiono le decisioni della Direzione che mentre veniva fotografata sui giornali a distribuire mascherine, ometteva di farlo – in parte- per il proprio personale, nei reparti e nei servizi. Il refrein è solo quello pubblicitario: dimostrare che tutto va bene. La Uil Fpl ritiene che invece queste cose debbano essere note. Anche perchè l’attacco personale e con inaudita violenza ai dirigenti sindacali, accusati di essere come poco attaccati al lavoro è infondata e fuorviante per sviare le gravi lacune che si sono manifestate nell’organizzazione dei servizi. L’intolleranza verso le prerogative sindacali, stabilite dallo Statuto dei lavoratori con la legge 300/1970 che trovavano nelle Marche uno dei Padri, deve essere respinta con ogni forza. La direzione non può stigmatizzare la funzione sindacale di un dirigente con distacco al 50% – come nel caso di chi scrive- se sono 300 le ore lavorate in più oltre del dovuto e per spirito di servizio. Non basterà qualche centinaio di euro di incentivo per questo settore se la Direzione continuerà a comprimere gli spazi dei diritti del personale di cui si è detto. I professionisti della sanità Maceratese che hanno dimostrato altissima valenza professionale, spirito di servizio, indiscutibile senso civico, portato fino alle estreme conseguenze, non possono essere umiliati da questo trattamento».
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