L’urtica, quante orde
ce simo cascati

LA DOMENICA con Mario Monachesi

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Mario Monachesi

 

di Mario Monachesi

“Chjsà da picculi, jochènno ‘tunno casa, li vardasci co’ le carze corte, le vardasce co’ le sottanèlle (succidia quasci sempre d’istate), quante orde ce simo cascati sopre, o pe’ sbaju l’imo toccata co’ le ma? Lo ‘ngènne (bruciore) era subbeto tantu e la votolla (gonfiore) subbeto grossa. Via de corsa a piagne da li ginitori. La prima raccomannazió’ era de non toccasse co’ le ma’. Guai a grattasse, era solo pegghjo. ‘Na sciacquata co’ l’acqua e via. A quilli tempi mica c’era le pomate o li ritrovati che c’è ogghj. Lu pizzicore te lu tinivi, ‘n’antra orda ce stativi più ‘ttentu”. “Chj ci-ha lu culu sull’urtica / spisso je furmica”. “Chj pe’ la prèscia caca sull’urtica / spisso lu culu je furmica”.

Detta anche “orticone”, “erba bbruscia”, “vendetta delle suocere”, “urtica maschja”, “urtica cumune”, inizia a crescere in primavera negli angoli umidi e ombrosi dei prati, sui terreni incolti, comunque ricchi di azoto. Anche tra le rovine delle case diroccate o abbandonate. Un tempo, attorno alle case coloniche, specialmente lato nord, l’erba non è che veniva tagliata molto spesso, la si lasciava crescere, magari mettendoci a brucare uno o due agnelli. Quindi per i ragazzi che giocavano nei dintorni era facile imbattersi in quelle foglie urticanti ben nascoste tra l’abbondante e rigoglioso verde della nuova stagione. “Anche l’urtica cresce assai superba, / finché la fargia non paregghja l’erba”. “A chj non vole fa’ fadighe, / la tera da urtiche”. “Le anziane de li tempi jiti, per sapé’ se a ‘na vardasciotta j’èra cuminciate a vinì’ “le cose sue” (mestruazioni), era solite chjede: “la tale, ha pisciato sull’urtica?”

Sempre nel passato, la tradizione contadina attribuiva a questa pianta, sia il potere di essere efficace contro le azioni malefiche compiute dagli stregoni, sia contro “lu malocchju”. Si usava mettere le foglie ai piedi del letto, oppure “sistemalle dentro un sacchittu chjusu co’ un filu rusciu e portallu sempre dentro che saccoccia, de le carze o de la capputtella”. Era un amuleto fai da te. Un’altra credenza popolare voleva che gettare una pianta d’ortica nel focolare, allontanava il pericolo dei fulmini durante un temporale. “Se dicia anche che se mmischjata a lo mangime pe’ le gajine, je facia fa’ più òe”. L’ortica ha “invaso” anche molti stornelli amorosi: “Fiore d’artica / sci tanto vèlla che Dio te venedica / pare che t’ha dipinto Santo Luca / o puramente Santa Margherita”. “Fiore d’ortica / avete le vellezze d’una fata / l’amanti li tirate a calamita / e li fate girà’ come volete”. “Fiore d’ortica / la mamma fa l’amor, / la fija pipa”. Un proverbo “pizzicoso” invece recita: “Certe chjacchjere tra amiche, / pare rose ma adė urtiche”.

L’ottica (urtica dioica), appartiene alla famiglia delle urticaceae, il suo nome deriva dal latino urère, bruciare, ad indicare l’effetto delle sostanze irritanti contenute nei peli delle foglie. Dietro la faccia di erbaccia fastidiosa, si nasconde invece una pianta dalle molte qualità. Le sue proprietà, tessili, medicinali e culinarie, si conoscevano già nell’antichità. Castore Durante, nel suo Herbario nuovo (1585), dopo aver scritto: “È cosi notissima pianta l’ortica, che si conosce da ciascuno fino nella notte oscura “, elencò una vastissima quantità di “virtù di dentro” e di “virtù di fuori”. Con le sue fibre vennero tessute le divise dall’esercito di Napoleone e quelle dei tedeschi nella prima guerra mondiale. Ancora oggi, popolazioni primitive dell’Asia settentrionale ancora ne ricavano un rozzo tessuto. Ricca di acido folico e ferro, in medicina è utilizzata per combattere l’anemia. Cura anche artriti, cistiti e diarrea. Pulisce i reni, stimola il sistema immunitario. È ricca di sali minerali e vitamine A, C, K. È anche un ottimo antiparassitario naturale.

In cucina, è ottima bollita come gli spinaci, o tritata nelle frittate, minestre, tagliatelle, risotti, zuppe o impastata per gli gnocchi verdi. Nel centro e nord Italia, viene usata anche per preparare una torta salata (torta d’erbe), o delle frittelle. I greci e il popolo celtico, se ne cibavano per incrementare le loro prestazioni sessuali. Nel Medioevo era invece usata come strumento di purificazione: i monaci si autopunivano flagellandosi mediante dolorose fustigazioni eseguite con mazzi di ortiche fresche. Definita un tempo oro verde è citata da poeti, scrittori e…cantanti. “Maggio risveglia i nidi, / maggio risveglia i cuori; / porta le ortiche e i fiori, / i serpi e l’usignol…”. (Giosuè Carducci). “Di penter sì mi punse ivi l’ortica…”. (Dante).

“Un giorno, stava guardando alcuni contadini del luogo, occupatissimi a strappare ortiche…” (…) “Quando l’ortica è giovane, la foglia è un ortaggio eccellente; quando invecchia, ha fili e fibre come la canapa e il lino, e la tela d’ortica vale quella di canapa. Tritata, l’ortica È buona per le galline e, triturata, per il bestiame; il grano nell’ortica, misto al foraggio, da lucentezza al pelo degli animali…”. (…) “E che cosa occorre all’etica? Poca terra, nessuna cura e nessuna coltivazione…” (…) “L’ortica sarebbe utile, mentre se la si trascura, diventa nociva, ed allora la si uccide. Quanti uomini somigliano all’ortica!”. (…) “Tenete presente, amici miei, che nin vi sono né cattive erbe né cattivi uomini: vi sono soltanto cattivi coltivatori”. (Victor Hugo, da “I Miserabili”). Dell’ortica ne parla anche William Shakespeare nell’Otello. “Lei sa che ogni letto di sposa / è fatto di ortica e mimosa…”. (Fabrizio De André, da “La canzone di Barbara”). Due modi di dire, ancora attuali: “Adè come l’urtica, se lu tocchi pizzica”. “Ha vuttato la tonneca all’urtiche”. Dicesi di un sacerdote che si è spretato.



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