Bretella Tolentino-San Severino:
«Percorso più breve possibile
e togliere traffico da viale Buozzi»

L'INTERVENTO dell'architetto Mario Sensini ripercorre la vicenda del progetto fin dagli esordi: «Dopo 30 anni la politica insiste su dinamiche di mobilità che hanno assunto percorsi e direzioni oramai diverse e definite»

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Il tracciato dell’intervalliva Tolentino-San Severino

 

La bretella Tolentino-San Severino continua ad animare il dibattito delle due città, dopo che si è palesato il rischio che il finanziamento vada perduto a causa dello sforamento rispetto al budget (leggi l’articolo). Sul tema interviene oggi l’architetto Mario Sensini, con una riflessione sulla viabilità della zona e anche sulle lungaggini che hanno caratterizzato il progetto. 

«Grazie alla costanza e all’impegno del mio amico, ing. Michele Cruciani, le due amministrazioni comunali, quella di Tolentino e quella di San Severino, erano riuscite a condividere, dice Cruciani, un tracciato, sostenuto anche dalla Provincia di Macerata che nel 1984 si era impegnata in un progetto totalmente diverso e sicuramente più rispondente alla reale esigenza di collegare la valle del Potenza e l’abitato di San Severino con la nuova viabilità della Quadrilatero sulla Val di Chienti.

Ma quel progetto della Provincia non era mai piaciuto al comune di Tolentino che aveva visto nella Bretella l’occasione per sanare una carenza infrastrutturale macroscopica è cioè quella di completare lo svincolo dei “Piani Bianchi” con il famoso ponte dell’Addolorata, un’opera semplicissima ma che la Quadrilatero non prese mai in considerazione in quanto lo svincolo delle Grazie rappresentava e rappresenta ancor più oggi, in termini di rapporto infrastruttura-città, il più funzionale accesso alla città da ovest, una città considerata alla stregua di una metropoli con 5 svincoli tutti funzionali a servire l’ambito urbano e quello periurbano sulla base della programmazione urbanistica.

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L’ingegnere Michele Cruciani

Ma se allo stato dello sviluppo urbano di Tolentino di allora, anni 80 del secolo scorso, il Ponte dell’Addolorata poteva costituire una giusta, seppur eccessiva rivendicazione per una città collegata all’asse infrastrutturale con 5 svincoli, oggi tale opera potrebbe essere classificata tranquillamente tra le opere inutili, anzi dannose per la città
L’evoluzione urbanistica, sia privata che pubblica, degli ultimi 30 anni ha spostato il centro di interesse della città dall’area storica alla quella poli-centrica che per anni abbiamo chiamato “Zona Peep” ma che di fatto oggi rappresenta il vero centro della città, lo dimostra anche il fatto che il programma della ricostruzione del comune di Tolentino ha scelto questa zona per la nuova sede del Campus delle scuole superiori “liberando” il centro storico anche di questa presenza.Lo svincolo di Tolentino-Est ha già assunto la funzione di accesso alla città, cioè quell’accesso che 30 anni fa l’amministrazione di allora rivendicava per lo svincolo di Tolentino-Sud, che attraverso il ponte dell’Addolorata avrebbe dirottato il traffico extra-urbano su Viale B. Buozzi e quindi al centro storico con le sue aree di sosta.

Nel frattempo l’ambito periurbano Pianibianchi-Ributino ha assunto definitivamente il suo ruolo di mediazione tra la città storica e la campagna con fenomeni di urbanizzazione tipici della città dispersa, ambito caratterizzato da traffico lento, con percorsi ciclo-pedonali ecc. Oggi, mettendo per un attimo da parte il traffico, soprattutto pesante, proveniente e diretto a San Severino, viale Bruno Buozzi rappresenta la classica strada urbana che vive di una sua autonomia consolidata, con spiccate caratteristiche di unità di vicinato interrotto esclusivamente da un traffico urbano di attraversamento, dovuto alla mobilità giornaliera, secondo gli orari di lavoro delle aziende che insistono sulla zona industriale delle Grazie, traffico non abituato né all’uso dei mezzi pubblici, né all’utilizzo della superstrada che con i suoi 5 svincoli presenterebbe tutte le caratteristiche della tangenziale urbana.

Quindi è evidente, tornando alla bretella, che il tracciato predisposto dall’ingegnere Cruciani sulla base delle esigenze di carattere urbano sollecitate dall’amministrazione comunale, registra un ritardo di circa 30 anni, un ritardo che la politica non percepisce insistendo su dinamiche di mobilità che hanno assunto percorsi e direzioni oramai diverse e definite. L’unico ruolo che deve assumere questo collegamento veloce Tolentino-San Severino è quello di rappresentare, con il percorso più breve possibile e il minor impatto ambientale, la facilità di trasferimento del traffico, soprattutto pesante, della 361 sulla val Potenza al sistema della mobilità territoriale, togliendo definitivamente, per quanto riguarda Tolentino, il traffico pesante dal viale Bruno Buozzi punto di riferimento di tutto il quartiere.»

Sos bretella San Severino-Tolentino «Si rischia di perdere il finanziamento abbiamo già superato il budget»



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