di Mauro Giustozzi (foto di Fabio Falcioni)
Non proprio uno studente modello ma un ragazzo capace alla maturità di dare il meglio, diplomandosi e costringendo il padre a mantenere la promessa di farlo partire per Roma, per frequentare l’Accademia e di lì spiccare il volo verso il mondo del cinema internazionale.
Per Dante Ferretti stamattina è stato un immergersi in ricordi quando ha varcato, accompagnato dal consigliere comunale David Miliozzi e accolto dal dirigente scolastico Claudio Mengoni, la soglia del Liceo artistico Cantalamessa che l’ha visto studente a partire dall’anno 1953/54 fino alla maturità. L’occasione è stata la consegna delle sei pagelle (compresa una legata all’avviamento) degli anni in cui Ferretti ha frequentato la scuola d’arte dove spesso è stato rimandato ad ottobre in diverse materie come testimoniato e ricordato dallo stesso scenografo mentre sfogliava con curiosità quelle pagelle ingiallite, conservate nella cassaforte della dirigenza scolastica. «Io volevo fare qualcosa nel mondo del cinema sin da bambino vedevo sempre film – ha raccontato Ferretti- tanto che un giorno incontro a Macerata il professore Umberto Peschi, che conoscevo benissimo perché mio padre aveva una falegnameria e spesso Peschi gli chiedeva dei lavori. Gli dissi che amavo molto il cinema e volevo lavorarci, però non sapevo che cosa fare. Peschi mi disse se volevo fare lo scenografo ed io gli chiesi che cosa fosse lo scenografo: lui me lo spiegò ed io risposi, sì è questo che voglio fare. Allora lui mi disse devi fare l’istituto d’arte di Macerata. Ed ecco come iniziò la mia storia professionale».
Dante Ferretti, mentre sfoglia le pagelle dei vari anni scolastici, snocciola i voti che non sono certamente eccelsi: ci sono pochi 7, vari 6, tanti 5, qualche 4, anche un 2. «Diciamo che nei vari trimestri in qualche caso sono migliorato – se la ride lo scenografo leggendo i voti – c’è anche qualche 7, poi religione sono sufficiente ma perché forse avevo uno zio prete ai Salesiani. Disegno dal vero 7, geometrico 6. Ad ottobre ho riparato quattro materie e poi sono stato promosso. Ma questo era un classico un po’ in tutti gli anni che ho frequentato l’istituto d’Arte. Anche in educazione fisica parto da un primo trimestre con 6, nel secondo mi danno 5 e chiudo con un 4. Tutto questo perché non sapevo fare il salto all’Horine. Anche all’avviamento non è che la situazione poi sia molto migliorata: avevo 4 in disegno architettonico, pensate che poi a fine scuola mi chiamò l’architetto Marcelletti, che ha costruito questa scuola, per lavorare nel suo studio. All’esame di maturità, invece, tutti 7, 8 e 9: ero diventato un secchione, meno che in educazione fisica dove presi 6. Alla fine mi fu consegnato questo diploma di maestro d’arte di ebanisteria».
La cerimonia svoltasi in presidenza si è conclusa con la firma della consegna dei documenti a Ferretti mentre il preside Mengoni ha voluto donare allo scenografo un libro realizzato dagli studenti della scuola intitolato ‘Storia dell’Arte ‘20’. Il bagno di folla condito da foto e selfie cui si è sottoposto di buon grado Dante Ferretti è avvenuto successivamente nell’aula magna dove docenti e studenti lo hanno abbracciato e ascoltato con attenzione. Dove è stato raggiunto anche dal pittore Silvio Craia. Dante Ferretti ha raccontato alla vasta platea presenti i tempi della sua giovinezza, tra via Marefoschi dove giocava da bambino ma dove pure c’era il casino o bordello che si dica come lui stesso ha sottolineato, e quando la mamma lo mandava al mercato a comprare carne o pesce ai banchi dove delle donne belle e procaci vendevano a lui ed altri la merce. «Mi è andata bene nella vita -ha esordito davanti agli studenti dell’Artistico un Ferretti applauditissimo-. Nel mio lavoro non ho inventato nulla ma ho copiato molto da un certo Dante Ferretti, che mi dicevano fosse uno bravo e pure di Macerata. Per quanto riguarda il lavoro dico che è importante nelle scenografie fare degli errori. Non bisogna copiare alla perfezione ciò che c’era perché se tutto è perfetto sembra finto e lo spettatore ci crede di meno. Sono stato fortunato a incontrare e lavorare agli inizi della carriera con Fellini e Pasolini e poi con tanti grandi del cinema americano. Io sono cresciuto nei cinema di Macerata: a quell’epoca c’erano 5 sale in città più quelle parrocchiali. Io tutti i pomeriggi rubavo 50 lire a mio padre, poi con la scusa di andare a studiare dai compagni me ne andavo al cinema, uscivo da uno e andavo in un altro. Volevo fare il cinema e alla fine ci sono riuscito». Gli studenti del Cantalamessa hanno poi chiesto allo scenografo qualche consiglio per intraprendere la sua stessa carriera professionale. «Prendete l’auto, andate a Roma a frequentare l’Accademia –ha risposto Ferretti- fate degli stage anche non retribuiti per approcciare e comprendere i segreti di questo mestiere. E’ importante fare la gavetta poi anche mettere dentro il piatto cinema, teatro, lirica: io ho fatto un po’ di tutto perfino la scenografia ad un Festival di Sanremo ed hanno detto che è stata la più brutta di sempre. Ora sono impegnato in America, in Oklahoma, nella produzione di un grande film che riprenderò a marzo. Visto come mangiano gli americani, di Macerata mi mancano moltissimo i vincisgrassi».
Museo dedicato a Ferretti, Miliozzi va avanti: «Un’occasione da non perdere»
https://www.cronachemaceratesi.it/junior/2019/10/18/dante-ferretti-venga-a-prendere-le-sue-pagelle/44340/
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