«Ospedale come una Villa Pini pubblica,
aree vaste da rimodulare»

CIVITANOVA - L'ex sindaco Tommaso Corvatta propone la sua ricetta, in base ad uno studio durato un anno, sulla sanità regionale. Il nosocomio cittadino deve mantenere servizi centrali per il soccorso, una week surgery e una medicina a bassa complessità. I nuovi poli di Macerata e Fermo dovrebbero dividersi reparti ad alta specializzazione

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Da sinistra Cristiana Cecchetti, Tommaso Corvatta e Nicola Lelli

 

di Laura Boccanera

«L’ospedale di Civitanova come una Villa Pini pubblica, reparti ad alta specializzazione divisi nei nuovi poli di Macerata e Fermo e Aree vaste rimodulate in base al bacino d’utenza». E’ la sintesi della proposta di riorganizzazione del piano regionale sanitario dell’ex sindaco Tommaso Corvatta. Si tratta di un progetto che è stato sviluppato nell’ultimo anno anche grazie al supporto di dirigenti regionali e che questa mattina è stato sottoposto all’attenzione delle sigle sindacali dell’ospedale dallo stesso Corvatta e da Cristiana Cecchetti e Nicola Lelli di Futuro in comune. Presenti Cgil, Uil, Cimo e Anao. L’elaborato trae origine dal fatto che il modello degli ospedali unici così come è stato pensato viene in questa fase sottoposto a dubbi anche da parte della stessa maggioranza di governo. L’ipotesi elaborata da Corvatta e dalla sua lista Futuro in comune è una via di mezzo fra lo studio regionale e le proposte di chi chiede il ripristino di tutti i 13 ospedali regionali. «I tempi ora sono maturi per proporlo in Regione al futuro presidente – sottolinea Corvatta – secondo noi e anche per coloro che l’hanno visionato si tratta di una proposta praticabile». In sintesi l’ipotesi riorganizzativa parte da una rimodulazione delle aree vaste, non più per provincia, ma interprovinciali in base al bacino. «Ci troveremmo a breve con due ospedali come Fermo e il nuovo ospedale unico di Macerata che saranno entrambi poli specialistici, con l’anomalia di Fermo che sarà il più piccolo ospedale unico provinciale della Regione. Allora perchè non pensare ad un dialogo fra le due strutture – sottolinea Corvatta – con reparti ad alta specializzazione divisi fra i due ospedali. In questo modo si eviterebbe la mobilità verso Torrette o verso l’Umbria. In questa prospettiva Civitanova rimarrebbe come ospedale cerniera di territorio». Il futuro dell’ospedale di Civitanova è infatti al centro del dibattito. Al momento la struttura non subirà un depauperamento in servizi e reparti, ma in previsione, una volta declassato ad ospedale di base rimarrà come polo dell’emergenza, ma senza alle spalle il supporto dei reparti, ipotesi che secondo Corvatta porterà alla morte del nosocomio: «Avere un pronto soccorso senza una medicina e una chirurgia all’altezza significa la chiusura dell’ospedale. Nella nostra ipotesi di riorganizzazione invece Civitanova manterrebbe un servizio centrale sul soccorso e come chirurgia semplice, una week surgery e una medicina a bassa complessità e potrebbe rivestire un ruolo fondamentale in reparti che invece hanno alta mobilità come l’ortopedia che non necessita di rianimazione. Può diventare la Villa Pini pubblica, per non parlare di specializzazioni come Psichiatria che ovunque sono in carenza di posti e tramutare, al contempo, gli spazi rimanenti in Rsa. E’ un’ipotesi praticabile e di buon senso che sottoporremo alla politica e ai cittadini».

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