di Gianluca Ginella
I soldi della prostituzione portati all’estero da una organizzazione di nigeriani (alcuni accusati anche di tratta di esseri umani) che aveva le basi operative in quattro provincie: Teramo, Macerata, Fermo e Ascoli. A scoprirlo la Direzione distrettuale antimafia dell’Abruzzo che ha coordinato le indagini delle Squadre mobili delle province coinvolte nell’indagine. Nove i nigeriani finiti in manette (5 uomini e 4 donne), che dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla illecita intermediazione finanziaria, al riciclaggio transnazionale, all’autoriciclaggio, e alla tratta di esseri umani. L’indagine nasce da quella (su favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani) che lo scorso luglio aveva portato a sei misure cautelari (sempre spiccate dalla Dda abruzzese). Uno degli arrestati vive a Civitanova, si tratta del 42enne Osaro Godwin Uwaila. L’uomo è stato fermato dalla polizia all’aeroporto di Fiumicino mentre stava per imbarcarsi verso la Nigeria. E proprio i viaggi in aereo erano il cuore del meccanismo illecito. Corrieri raccoglievano denaro della prostituzione o di connazionali che vivono nelle Marche e in Abruzzo e poi lo portavano in Nigeria, nascosto nei bagagli. In sostanza l’associazione muoveva grossi flussi di denaro, lecito o illecito, e lo trasferiva nel Paese africano al di fuori dei normali circuiti bancari attraverso il meccanismo dell’hawala (che serve appunto a spostare il denaro evitandone la tracciabilità). Un centinaio i viaggi che sono stati fatti in Nigeria in meno di un anno, la polizia stima che siano stati portati all’estero 7,5 milioni di euro. Il denaro della prostituzione è quello di donne nigeriane che venivano convinte, a volte dopo essere state sottoposte a riti voodoo, che in Italia avrebbero avuto un lavoro. Invece venivano fatte prostituire lungo la provinciale Bonifica nella provincia di Teramo. In manette sono finiti: Bright Omosigho, residente a Fermo, 30 anni, Rosemary Ogei, 25, residente a San Benedetto, Sharon Onyebuchi Aromire, 29, residente a Martinsicuro, Ebade Veronica Osadiaye, 28, residente a Porto Sant’Elpidio, Emmanuel Ojiemudia, 24, residente a Corropoli, Florence Mark Ehigiamusoe, 41, residente a Nereto, Charles Onoh, 36, residente a Castiglione di Pepoli. Per tutti il gip ha disposto la misura cautelare in carcere.
(Ultimo aggiornamento alle 13,45)
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…però la mafia nigeriana non c’è qui da noi…eh!! gv
Intervento delle forze dell’ordine coordinate dalla DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA (DDA) dell’AQUILA per diversi reati eppure i buonisti sinistrati comprese le sardine continuano a pontificare sull’accoglienza, a deviare l’attenzione sul “fascismo”, arma di distrazione di massa…..
Ma se è intervenuta la D.D.A. ANTIMAFIA, allora la MAFIA NIGERIANA c’è…!!! Non bastano le MAFIE di casa nostra, occorre anche quella d’importazione ???
Avevano ragione i parenti di Pamela e forse il loro intervento è stato fattivo. Con buona pace dei profeti, laici e non, dell’accoglienza.
Il dato che ogni volta si tratti di nigeriani deve far nascere qualche domanda,anche per non generalizzare con pericolo di conclusioni affrettate ed ingiuste.
L’accoglienza ‘senza se e senza ma’ sta per finire.
L’intervento dei familiari di Pamela sono sempre stati di una lucidità impressionante che strano a dirsi non mi sembra che siano accolti con il dovuto rispetto che meritano. L’articolo di CM
https://www.cronachemaceratesi.it/2019/10/26/pamela-lappello-della-famiglia-si-faccia-luce-sulle-comunita-di-recupero/1317842/
è un ‘altro intervento, ben sottolineato dai commentatori da riallacciare a quanto appena detto.
Fra poco conviene andare a vivere direttamente in Nigeria, tanto i galeotti ormai li hanno fatti sbarcare tutti qua.
Mi domando per quale motivo, visto il fenomeno malavitoso, non si fanno, in questi casi specifici , controlli a tappeto sui bagagli, prima dell’imbarco.
Si tenga poi conto, che non abbiamo a che fare con santarellini ingenui, ma con delinquenti plurimi, segnalati e condannati alle galere, ma, visto il buonismo e la tolleranza della giustizia di casa nostra, circolano liberamente, per stimolare il traffico di esseri umani, di droga, di prostituzione, il riciclaggio e quant’altro. Poi ci sorprendiamo se ogni tanto ci scappa una strage irreparabile.
Dove sono le azioni preventive?
Gli arresti? Ben vengano, però i condannati sono sempre in libertà o ai domiciliari, che poi, non fa molta differenza.
Che futuro abbiamo?
Cosa racconteremo domani ai nostri figli? Che abbiamo agito bene?
A tutela di chi?
Sono circa 2 anni che i familiari di Pamela insistono sulla questione della mafia nigeriana nelle Marche e, in particolar modo, della sua presenza a Macerata (è del 29 novembre c.a. il comunicato pubblicato da cronache maceratesi nel quale si chiedono, tra l’altro, perché l’interprete nigeriana a cui si era inizialmente rivolta la Procura per la traduzione degli atti processuali su Oseghale avesse abbandonato l’incarico rendendosi irreperibile). Molti sono gli elementi scaturiti dalla drammatica vicenda di Pamela (dallo spaccio a cielo aperto fino ad arrivare alle intercettazioni dalle quali emerge che Oseghale non era nuovo in Nigeria a certe pratiche, solo per fare qualche esempio) e su cui la famiglia si sta battendo. E chissà che proprio questa loro battaglia, presa forse troppo spesso sotto gamba, non abbia contribuito a far affiorare tutto ciò?
Dobbiamo prima di tutto riconoscere che esistono partiti e movimenti storici che sono contro la nostra Nazione e la nostra civiltà e che vogliono distruggerle per istaurare un Ordine Nuovo. Esistono pure clero modernista e associazioni pseudocattoliche con gli stessi obiettivi, che vogliono distruggerci con il paravento dell’accoglienza fraterna.
In mezzo alle turbe di falsi fuggitivi da guerre e carestie, con percentuali minime di veri fuggitivi, si nascondono individui che già erano criminali in patria, i cui governanti sono forse ben lieti di liberarsene.
Da rilevare che tutta la politica di cui sopra altro non ha fatto che rendere pochissimo determinate le nostre forze dell’ordine. Efficientissime come “intelligence”, ma scarse sulle forme di capacità di essere temute da parte dei criminali. I quali se ne approfittano. Qui in Italia siamo tanto democratici, non violenti, pacifisti, solidali e fraterni, per cui ci possono violentare le figlie e massacrare nei sottopassaggi, che tanto sanno che se la cavano con un buffetto sai soliti nemici della nostra nazione e della nostra civiltà. Avete ascoltato qualcuno di costoro che ha stigmatizzato la violenza del potere rosso cinese nei fatti di Hong Kong? Dalle “sardine inscatolate”? In Africa, questi criminali da noi tollerati, se non vezzeggiati, avrebbero un trattamento molto diverso e determinante a farli parlare come allodole.
La mafia nigeriana non esiste !