«Prima le hanno portato via la casa,
ora la beffa al processo:
sarà prescritto dopo 7 anni di rinvii»

CORRIDONIA - Una 43enne sarebbe stata vittima di un articolato raggiro realizzato da 4 persone, tutte imputate al tribunale di Macerata, che l'avrebbero convinta a cedere una abitazione per poi portarle via sia quella che quanto incassato. Il legale della donna: «In tanto tempo si è tenuta solo un’udienza utile»

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di Gianluca Ginella

«Sette anni di rinvii e ora il processo finirà in prescrizione». A dirlo è l’avvocato Jacopo Allegri che assiste una donna di Corridonia che sarebbe stata vittima di una truffa, fatto per cui sono imputate quattro persone al tribunale di Macerata. Ieri si è svolta l’ennesima udienza di un processo che è stato poi rinviato al 14 aprile del prossimo anno (la prescrizione arriverà a luglio). Il legale della donna, una 43enne che vive a Corridonia, precisa che la colpa non è dell’ultimo magistrato che si sta occupando del processo ma di sette anni di rinvii «in pratica con un’unica udienza utile». Al processo sono imputati Francesco Mancioli, 51, di Corridonia, gestore di un bar a Mogliano, Elvio Di Pierro, 67, residente a Montesicuro (all’epoca consulente finanziario), Roberto Schiavi, 43, di Ascoli, Nicole Sarlo, 39, residente a Venezia (fidanzati che gestiscono un supermercato a Civitanova). La vicenda risale al 2012. All’epoca la donna era stata convinta da Mancioli, Schiavi e Di Pierro, dice l’accusa, a cedere una casa ricevuta in eredità (poi risultata essere la fidanzata di Schiavi) ad una somma di 155mila euro.

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L’avvocato Jacopo Allegri

In realtà, dice l’accusa, gliene vennero versati sul conto solo 90mila che poi le sarebbero stati subito portati via da due degli imputati (Mancioli e Schiavi) che conosceva e che avevano, uno la delega a operare sul conto, l’altro che ne era cointestatario. Oltre al denaro la donna aveva perso anche la casa. La 43enne aveva dei problemi di natura psicologica, una debolezza che secondo l’accusa sarebbe stata sfruttata dagli imputati. La 43enne aveva ereditato una casa a Porto Potenza ed è quell’abitazione che, secondo la ricostruzione dell’accusa, faceva gola agli imputati. L’avrebbero convinta a vendere la casa perché le era stata proprio prospettata la possibilità di poter ricavare 155mila euro, che dovevano essere corrisposte in tre quote: 40mila euro, 50mila euro, 65mila euro. Mancioli, dice l’accusa, avrebbe ottenuto un profitto di 40mila euro, denaro che aveva speso dopo averlo ritirato tramite assegni circolari e contanti una volta che era stato accreditato sul conto corrente della vittima dalla quale si era fatto rilasciare la delega. Schiavi si sarebbe invece appropriato di 50mila euro sempre dal conto della donna (perché era cointestato anche a lui). Sarlo aveva acquisito l’immobile e simulato il pagamento della rimanente quota di 65mila euro con operazioni bancarie simulate. Di Pierro avrebbe invece speso un assegno circolare di 550 euro proveniente dal conto della vittima. Al processo la donna è parte civile.

 



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