Silveria Menichelli, moglie dello storico arrotino Gerardo Molinari venuto a mancare qualche mese fa
di Elisabetta Pugliese
«E’ un vero peccato che il nostro negozio venga chiuso, ma non so proprio come fare. Non trovo nessuno a cui passare il testimone». A dichiararlo sconsolata Silveria Menichelli che dalla morte del marito Gerardo Molinari, l’ultimo arrotino di Macerata, a marzo si è fatta carico di portare avanti la bottega. «Sono stata tanto fortunata ad incontrarlo, non immagina quanto» si commuove. La piccola bottega tra Porta Mercato e piazza Mazzini fu rilevata dall’artigiano 61 anni fa, nel 1958, dopo essersi spostato verso l’Austria per imparare il mestiere ed aver lavorato in diverse città italiane, da Torino, ad Ancona ed infine ad Ascoli. Dopo essersi stabilito a Macerata ed aver preso in mano il negozio, aveva deciso di concentrarsi sia sull’attività artigianale, che sulla vendita al pubblico, insieme a sua moglie, sempre instancabile al suo fianco. «Si tratta di un mestiere storico – spiega la donna – prima di mio marito, questo stesso negozio apparteneva ad un altro signore sull’ottantina. Se sommiamo i nostri 61 anni di lavoro a quelli del precedente proprietario – ha dichiarato – ci rendiamo conto che ha certamente più di un secolo».
L’interno della bottega
Oggi è lei, Silveria, a tirare avanti l’attività ma i suoi figli, ormai adulti, hanno le loro vite altrove e lei compirà 80 anni il prossimo marzo. «Mi rendo conto solo oggi di come sia volato il tempo. Mio marito era un uomo molto preciso, che aveva ricevuto un’educazione ferrea; ha sempre avuto una totale dedizione, amore e rispetto per il cliente, attenzioni quasi esagerate, ma per lui chi voleva acquistare i prodotti era sacro – ha raccontato – È un vero peccato per me che il negozio venga chiuso, perchè è un patrimonio artigianale di fatto va perduto. Sono qui da più di cinquant’anni, precisamente da quando mi sono sposata nel 1963». La proprietaria ha ricevuto diverse richieste di persone interessate a rilevare l’attività, ma finora mai nessuna è andata a buon fine: «Ho trovato qualche giovane incuriosito, ma i ragazzi non hanno pazienza, hanno sempre fretta, vogliono tutto e subito. Questo è un mestiere che va imparato bene, come tutto ciò che riguarda l’artigianato, col tempo e con attenzione. Ad oggi ho solo un’altra proposta in ballo – ha affermato – ma è difficile. Mio marito aveva molte qualità, ma era un orgoglioso, mi diceva sempre “Quando morirò, chiuderemo”, ma non mi sembra giusto. Personalmente, dal lato economico vengo incontro, non pretendo nulla, mi basterebbe però che fosse possibile per me passare il testimone a qualcuno».
Ma cos’è che caratterizza questo negozio come unico nel suo genere? «È interessante questo ambiente, soprattutto perchè qui entrano non solo gente appassionata, ma persone di ogni tipo, dalla più abbiente alla più umile. È rivolta a tutti, a 360 gradi: anche se è molto piccola e modesta, i prodotti che vendiamo sono di marca, di qualità eccellente e piuttosto pregiati. Pensi che anni fa – racconta – avevo il desiderio di spostarmi in corso Cairoli, una zona molto più commerciale e attrattiva, in cui c’era un locale più comodo e spazioso. Mio marito non ha voluto, mi disse “No, noi da qui non ci muoviamo”. Teneva moltissimo a questo posto – ha dichiarato – non l’avrebbe mai lasciato». In un primo momento aveva previsto di chiudere entro la fine dell’anno, invece il negozio resterà aperto fino ad esaurimento merce. «C’è sempre bisogno di oggetti taglienti – ha concluso – che facciamo, buttiamo via tutto? È un vero peccato e un grande rammarico per me, spero davvero che qualcuno possa prendere in mano la nostra eredità, non permettere che tutto finisca e tramandarla ancora per molto tempo».
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