di Alessandro Feliziani
Chi nutre un sentimento di odio spesso lo alimenta a tal punto da restarne accecato ed arrivare ad odiare sé stesso. Se volete vedervi in viso mentre “vi odiate” non vi resta che andare a vedere la mostra della 30esima Biennale internazionale dell’umorismo nell’arte a palazzo Sangallo di Tolentino. Entrando nella sala espositiva vi troverete di fronte un’opera “interattiva” con la quale potrete “mettervi in gioco” e sorriderci su. Basta che infiliate la faccia nella sagoma già disegnata di una “cornice instagram” e facendo un’espressione imbronciata scattatevi un selfie. L’opera – di cui, quindi, potete portarvi a casa un “ricordo personale” – si intitola “Mi odio” e si è aggiudicata il primo premio delle Biennale 2019. Come si può leggere nelle “istruzioni” scritte dall’autore, vuole essere una sorta di “mea culpa” e di presa di coscienza per riflettere sull’impatto delle nostre azioni. A realizzarla è stato Abele Malpiedi, un giovane artista e designer di Recanati il cui nome di battesimo ci ricorda proprio la prima vittima dell’odio e di come questo sentimento che ci abbrutisce sia antico quanto l’umanità.
Oggi l’odio sembra essere un male dei nostri tempi solo per il fatto che spesso viene quasi ostentato e ogni giorno lo vediamo “scorrere davanti ai nostri occhi” anche per l’uso disinvolto dei social network e degli altri moderni mezzi di comunicazione. Proprio per questo era stato scelto tempo fa come tema del concorso per la Biennale di Tolentino. È stata un’intuizione del direttore artistico Evio Hermas Ercoli rivelatasi vincente. Ha decretato il successo della rassegna, ma ha anche messo a dura prova la giuria presieduta da Rossella Ghezzi, direttore dell’Accademia di belle arti di Macerata. I giurati, infatti, hanno dovuto scegliere tra centinaia di opere presentate da artisti di svariati paesi, tra cui Iran, Cina, Argentina, Colombia, Egitto, India, Australia, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Armenia, Azerbaijan, Filippine, Indonesia per citare solo le nazioni non europee.
L’opera di Abele Malpiedi – il secondo artista marchigiano ad aggiudicarsi il “Premio Città di Tolentino” dopo Marco Martellini, vincitore nel 1997 – è stata premiata con la seguente motivazione: per il “contributo ad irridere di sé stessi. Invita lo spettatore ad essere attore, stravolge la tecnica del selfie per obbligare a mettersi in gioco attraverso lo smartphone. Particolarmente significativo il gioco ossimorico della scritta ‘mi odio’ e il terribile riferimento nel like al dramma dell’olocausto”.
Il secondo premio è stato assegnato al croato Mojmir Mihatov e il terzo premio al belga Constantin Sunnerberg, già vincitore della Biennale nel 2015. Altre sette opere hanno ottenuto una speciale segnalazione. Sono quelle della polacca Izabela Kowalska-Wieczorek, del cinese Ning Bin, della francese di origine iraniana Shahrokh Heidari Sorjani, del colombiano Ramiro Zapata Mora e degli italiani Andrea Simonetti, Francesca Leoni e Pietro Gottuso. L’opera di quest’ultimo, intitolata “Handie with care” (maneggiare con cura), è stata scelta per il manifesto della Biennale 2019 e per la copertina del catalogo di tutti i lavori esposti, illustrazioni umoristiche e caricature.
Come tradizione della Biennale dell’Umorismo di Tolentino, alle opere a tema, si affianca, infatti, il “Premio Mari” riservato alla caricatura. Ne sono esposte una quarantina di altrettanti caricaturisti italiani e stranieri. Il premio, intitolato a Luigi Mari, ideato e fondatore nel 1961 della Biennale, è stato assegnato allo spagnolo Omar Alberto Figueroa Turcios per una caricatura della pittrice messicana Frida Kahlo. La mostra, organizzata dal comune di Tolentino con il sostegno della Regione Marche e in collaborazione con Popsophia, è stata inaugurata ieri pomeriggio dal sindaco Giuseppe Pezzanesi e rimarrà aperta al pubblico fino al 26 gennaio.
Giorgio Leggi, “storico” grafico della Biennale, accanto al pannello con la riproduzione delle locandine di tutte le edizioni della rassegna dal 1961 al 2019
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Ma l’espressione ‘Mi odio’ non è un ossìmoro, bensì un’espressione riflessiva!