La stazione Zucchelli in Antartide
di Elisabetta Mascellani
«Quanto è freddo laggiù? Quanto sono alti i pinguini? Salutaceli, quando arrivi». In partenza per la sua nona spedizione al Polo Sud, Silvia Illuminati sta agli scherzi degli amici che la festeggiano davanti ad una torta al cioccolato. Oggi il suo viaggio verso la stazione scientifica ‘Mario Zucchelli’, sul promontorio di Baia Terra Nova, in Antartide, è cominciato.
Silvia Illuminati con la torta
Da un paio di settimane è ufficialmente iniziata la 35esima spedizione scientifica italiana e i ricercatori, sono attesi domani (4 novembre) in Antartide. Ci sarà anche lei con il suo ultimo progetto, presentato nel 2015 ed approvato al primo posto di una graduatoria di altri 45 lavori di assoluta eccellenza e tra i pochi che saranno svolti in loco. «I pinguini sono alti così, – risponde Illuminati gentilmente, portandosi la mano alla cintura – al massimo un metro e dieci centimetri». Montefanese doc, poco più che quarantenne, docente di Chimica applicata alla tutela dell’ambiente all’Università Politecnica delle Marche e ricercatrice, dopo il suo primo viaggio in Antartide, nel 2004, Silvia Illuminati ci va da novembre a febbraio, l’estate antartica, da nove anni, con la stessa consuetudine di chi, in agosto, va in vacanza al mare. Una passione, quella per l’Antartide, che viene da lontano, quando, da studentessa di Biologia marina, fu affascinata dall’esperienza e dagli studi del suo insegnante, il prof Giuseppe Scarponi. Lei, che ha le condizioni fisiche adatte, tra zoologi che studiano pinguini imperatore e foche di Weddell, glaciologi che eseguono carotaggi dei ghiacci in cui sono intrappolate bolle d’aria anche di 800.000 anni fa, biologi e meteorologi, si sente come a casa. Ma la permanenza è tutt’altro che una vacanza. Ci sono orari e tabelle di marcia da rispettare.
Il Trattato internazionale antartico, del 1959, impegna i 53 Paesi firmatari, tra cui l’Italia, alla rinuncia ad ogni altra rivendicazione, economica e militare, sul continente e li vincola alla preservazione dell’ecosistema ed alla sola ricerca scientifica.
Silvia, ma la sua famiglia che ne dice?
«Non sono sposata. Mia mamma da un lato è contenta, perché sa che questo lavoro mi piace, dall’altro però è preoccupata: sono sempre 16.000 km di distanza».
Qual è la sua giornata tipo?
«Lavoriamo dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 19.30, con due pause di mezzora ciascuna, tutti i giorni. Anche la domenica. Le uniche feste sono Natale e Capodanno. Del resto, l’Antartide è un ambiente unico, dove, oltre alle bassissime temperature, c’è un’atmosfera priva di umidità e inquinamento atmosferico e ciò che avviene qui è di grande interesse scientifico, quindi c’è molto da fare».
Come si svolge il suo lavoro?
«Il mio compito consiste nel raccogliere, su appositi filtri, i campioni di PM10, il particolato di particelle inquinanti più sottili, che vengono prodotte nelle città e nelle aree antropizzate del pianeta e raggiungono l’Antartide».
Silvia Illuminati al lavoro in Antartide
Quindi eseguirà anche le analisi di queste particelle e presto potrà dirci quali risultati avrà trovato?
«No, le analisi della composizione chimica delle polveri sottili richiedono una strumentazione altamente specializzata, il cui trasporto laggiù richiederebbe costi molto elevati, con il rischio di danneggiarla. Per i risultati ci vorrà molto più tempo. I campioni vengono congelati e portati in Italia, dove verranno analizzati e, dopo le necessarie valutazioni, forniranno preziose informazioni sull’impatto di queste particelle inquinanti sul clima, su scala globale. Infatti, liberandosi nell’aria, esse deviano le radiazioni solari e influiscono sul clima e sull’effetto serra».
Queste sue ricerche hanno un impatto sull’ambiente dell’Antartide?
«Nello studio della composizione chimica dei campioni atmosferici, l’impatto sul continente antartico è minimo e la strumentazione che utilizziamo è estremamente semplice».
Per gli spostamenti come fate?
«Io, quando mi allontano per recuperare i campionamenti, collocati a due o tre chilometri dalla base, mi muovo a piedi. Faccio una passeggiata. Ora inizia l’estate e le temperature della stazione ‘Mario Zucchelli’, nella Baia Terra Nova, variano tra i -10 e i +5°C. La nostra sede si trova a livello del mare, quindi il clima è più temperato, mentre alla stazione scientifica italo-francese ‘Concordia’, situata sul plateau antartico a 2.233 m di altitudine, le temperature possono raggiungere anche -80°».
Non vi spostate mai dalla stazione ‘Mario Zucchelli’?
«Capita, qualche volta. Ma, per le loro ricerche, sono soprattutto geologi e zoologi a doversi spostare anche di 300 km, allora si muovono con l’elicottero. Allestiscono un campo remoto, con il supporto degli alpini che scelgono il sito. Sbagliare dove piantare le tende sarebbe molto pericoloso data la presenza di crepacci e lo scioglimento dei ghiacci. Comunque, per limitare al minimo spese ed emissioni, i trasferimenti vengono sempre effettuati in gruppo».
L’adattamento ad un ambiente così estremo presenta qualche difficoltà? Durante l’estate antartica ci sono anche 24 ore di luce. È faticoso stare ininterrottamente esposti alla luce del giorno?
«Anzi, il sole ha un effetto stimolante sull’organismo. Il vero rischio è il vento catabatico, che scende dal promontorio e le raffiche raggiungono anche i 180 km/h. A me è capitato nel 2014, quando una fortissima mareggiata ruppe il molo in cui attraccano i gommoni necessari per le spedizioni. Sì, quell’anno ci furono molti problemi. Nel 2017, invece, abbiamo avuto sempre bel tempo, ma a fine ottobre le temperature erano scese a -20°C».
Infine, come fate per gli approvvigionamenti? Il cibo è simile a quello degli astronauti?
«I viveri sono sempre freschi. Vengono dalla Nuova Zelanda, trasportati con celle frigo. A Natale, l’anno scorso, abbiamo addirittura mangiato lasagne».
Dopo nove anni in viaggio ai confini del mondo, non è stanca?
«Certo, è un’esperienza entusiasmante, ma il lavoro è impegnativo. Alla fine dei quattro mesi di permanenza in un ambiente così difficile, comincio a sentire un po’ di stanchezza».
Una collega di Silvia Illuminati
La 35esima spedizione scientifica italiana in Antartide, nella stazione scientifica ‘Mario Zucchelli’, durerà 4 mesi, dal 1 novembre a fine febbraio. Quest’anno saranno ospitate 250 persone, tra tecnici e ricercatori, ma le donne saranno solo 25: 7 impegnate nella logistica e 18 nella ricerca scientifica. I 45 progetti sono finanziati dal Miur, approvati dalla apposita Commissione scientifica nazionale per l’Antartide nel Piano nazionale ricerche in Antartide (Pnra). Il supporto logistico sarà a cura dell’Enea e Cnr. Il 20 marzo, all’inizio dell’inverno antartico, la stazione verrà chiusa. A 1000 km di distanza, invece, la stazione italo-francese ‘Concordia’, sul plateau artico, ad una altitudine di 2.233 metri, e 1.200 km dalla costa, resta aperta tutto l’anno. Qui i ricercatori rimangono per missioni anche di nove mesi, durante l’inverno antartico. Le condizioni di vita, nei mesi di buio totale e di totale isolamento, a causa delle basse temperature che non permettono alcun collegamento aereo, sono estremamente dure. Per questo la stazione ‘Concordia’ è stata paragonata a una stazione spaziale. Il viaggio di Silvia Illuminati, dopo lo scalo a Dubai e Sidney, il 4 novembre, terminerà con l’ultimo volo di 4 ore, su un Airbus-A319 della Australian Antartic Division, da Hobart, in Tasmania. Atterraggio a Terra Nova, sulla pista di ghiaccio marino, il pack, allestita dall’Aeronautica.
Lo meglio
Complimenti
Bravissima, complimenti Silvia
Complimenti Silvia!!!
Ciao professoressa complimenti
In bocca al lupo dajeeeeee
Calza Giuseppe c’è voglio ji pure io co li pinguini
Francesca Lanari lo posto tua ahahagaga la non te lamenti de certo ahahahahah
Complimenti
Complimenti e buon lavoro Silvia
Complimenti!
Complimenti
In bocca al lupo silvia!!!!!
Brava complimenti
Daje Silvia!!!
Complimenti!
Complimenti
Complimenti
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La dottoressa parla di ‘rinuncia ad ogni altra rivendicazione…sul continente’. Ma che vuol dire ‘altra’? Grazie.
Carissima Silvia, una sera di luglio ho sentito una notizia sul Tg1 che mi ha fatto rabrevvedire, un tuo collega scienziato che lavora in ANTARTIDE, ha spiegato che a causa del massiccio scioglimento dei ghiacciai x colpa del super-cambiamento climatico grazie all’essere umano che ha modificato x sempre il sistema delle stagioni come Dio le aveva sistemato, nei prossimi anni futuri non avremmo piu’ le nuvole che portano acqua.