Overtime, Mura racconta Brera:
«Oggi avrebbe adorato l’Atalanta»
Giorgia Palmas incanta piazza Battisti (Foto)

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Gianni Mura agli Antichi forni di Macerata

 

di Leonardo Giorgi (foto di Fabio Falcioni)

In un festival di etica sportiva come Overtime, la figura di una colonna del giornalismo come Gianni Brera (che sull’etica e sullo sport, tra le altre cose, ha scritto qualche milione di parole) è per forza di cose sempre presente. Per affrontare ciò che ha rappresentato Brera senza cadere nella banalità, tuttavia, c’è bisogno di una penna dotata di un prestigio simile. Per fortuna di Overtime, la penna giusta era ieri sera a Macerata per raccontarsi e soprattutto raccontare il giornalista scomparso nel ’92, in occasione del centenario della nascita: Gianni Mura, giornalista sportivo 74enne amico e collega di lunga data di Gianni Brera, è stato protagonista della seconda serata del festival insieme all’autore Angelo Carotenuto.

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Angelo Carotenuto

In un incontro agli Antichi forni moderato da Valerio Calzolaio, saggista e professore di Diritto costituzionale dell’Unimc, Carotenuto ha presentato il suo documentario “C’era una volta Gioânn – 100 anni di Gianni Brera” confrontandosi con lo stesso Mura. «Lui ha inventato un nuovo modo di comunicare, ha parlato di sport come mai nessuno – ha sottolineato Mura -. Appuntava ogni cosa e non usava il computer, perché diceva che non faceva rumore e gli cambiava le parole che aveva già in testa. Vedere come lavorava, come riusciva a dettare un pezzo al telefono semplicemente dando un’occhiata a pochi appunti era spettacolare. Raccogliere tutto Brera sarebbe praticamente impossibile. Pochi anni fa ho scoperto che addirittura teneva una rubrica di cucina nella rivista dei medici dentisti». Nonostante l’avversione di Brera per la tecnologia, secondo l’autore Carotenuto «lui aveva una scrittura molto più compatibile con l’online, sia per stile che per lunghezza dei pezzi. In un momento in cui la televisione stava iniziando a far vedere lo sport a tutti, Brera fu il primo capire la direzione in cui sarebbe dovuto andare il giornalismo. Era un prestigiatore della parola. I suoi pezzi, come per esempio quelli della rubrica Arcimatto per il Guerin Sportivo, sono impostati come il post di un blog. In quella rubrica Brera parlava dello sport tramite le cose che aveva fatto in settimana, tra battute di pesca e cene con gli amici».

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Il pubblico agli Antichi forni di Macerata per l’incontro con Mura e Carotenuto moderato da Valerio Calzolaio

Quelle cene che il collega Mura non dimenticò di citare anche nel dicembre del ’92 nel suo editoriale di Repubblica per ricordare Brera, scomparso poche ore prima («Uno dei cinque pezzi più belli del giornalismo italiano» ha ricordato ieri sera Carotenuto). «Gianni era un amico generosissimo – ha ribadito Mura -. In tanti anni credo di non essere mai riuscito a pagargli un caffè. Aveva questo modo di intendere la vita un po’ medievale: generoso con gli amici e spietato con i nemici. Non voleva mai mangiare da solo e amava la compagnia, anche fino a notte tarda». Ma dopo anni di vita e lavoro con Brera, che cosa distingue, secondo Mura, un giornalista sportivo bravo da uno meno bravo? «Quello bravo mette il suo timbro nel pezzo. La bravura del giornalista sportivo è quella di riuscire a fare, quando può, una leggera deviazione, anche solo di cinque righe su un pezzo di novanta. Come se fosse un timbro. E quello di Brera era quella malinconia, quell’essere figlio di una famiglia povera che traspariva spesso nei suoi pezzi». E a Brera, nello sport di oggi, cosa gli sarebbe piaciuto? Mura non ha dubbi: «Da tifoso delle squadre lombarde, avrebbe adorato l’Atalanta».

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Giorgia Palmas

Sport, quello di oggi, che è raccontato da qualche anno anche da Giorgia Palmas, conduttrice di Milan Tv e intervistata da Stefano Vegliani ieri sera in piazza Cesare Battisti sempre all’interno del programma di Overtime. Davanti a un numeroso pubblico l’ex velina, fidanzata con il campione del nuoto Filippo Magnini, ha raccontato il suo rapporto con lo sport e il significato che attualmente ha all’interno della sua vita. «Essere velina è come essere uno sportivo? Beh non esageriamo – ha scherzato la showgirl – ma essere sportiva per me è qualcosa di quotidiano, da mia figlia Sofia che quest’anno gioca a pallavolo a livello agonistico fino al mio lavoro con la tv ufficiale del Milan». Un momento particolare, quello attuale, per i rossoneri. A pochi giorni dall’esonero del mister Marco Giampaolo, la conduttrice seguirà nei prossimi giorni i primi allenamenti di Stefano Pioli.

OverTime_GiorgiaPalmas_FF-1-325x217 «Non è un periodo facile per il Milan. Io sono cresciuta tifando Van Basten, quindi è normale che sia dura. Ma bisogna comunque mantenere fede, una squadra va sostenuta nei momenti belli e meno belli. Ma ormai li conosco bene i tifosi del Milan e so che riusciranno a supportare la squadra e far sentire il loro calore ai giocatori. E poi io nel Milan ormai mi sento un po’ parte della squadra». Un rapporto con lo sport che passa per forza di cose anche dalla vita sentimentale. «Sono stata molto chiara con Filippo (Magnini ndr). Se vuole lo accompagno in piscina, ma sto sulla corsia di fianco, con la mia cuffietta con le margherite e con i miei tempi. Ma a parte scherzi, ascoltarlo raccontare i sacrifici fatti per arrivare a raggiungere i traguardi che ha raggiunto è emozionante, a tratti commovente. Il nuoto è uno sport dove nel giro di 50 secondi ti giochi anni di allenamento». Giorgia Palmas, infine, sottolineando che tornerà a Macerata «per mangiare un’altra volta i tortelloni, che sono buonissimi», racconta l’ultima lezione imparata dallo sport. Una lezione in linea con i temi del festival Overtime. «Grazie a mia figlia mi sono innamorata della pallavolo. E lì ho notato qualcosa che non si vede spesso negli altri sport: il supporto continuo, specialmente nell’errore».

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