di Giancarlo Liuti
Che il prossimo 16 giugno Papa Francesco sarà a Camerino è una notizia importante non solo per i fedeli dell’Alto Maceratese ma anche per quelli dell’intera provincia e dell’intera regione perché stavolta non si tratterà soltanto di genuflettersi al suo arrivo ma di farne un simbolo di fiducia nel futuro dopo le scosse sismiche dell’ottobre 2016 che hanno devastato anche il tessuto sociale del nostro entroterra.
Dopo la visita di poche settimane fa a Loreto, Francesco torna dunque nelle Marche e lo fa in un territorio spesso dimenticato dalle stesse Marche. Basti pensare che il centro storico di Camerino è ancora quasi interamente zona rossa, quindi inaccessibile. Chi conosce gli ottimi rapporti fra l’arcivescovo di Camerino e San Severino coi vertici del Vaticano è sicuro fin da oggi che il 16 giugno le cerimonie religiose e anche laiche in programma a Camerino saranno perfette da ogni punto di vista, direi come “spettacoli dello spirito” la cui regìa è venuta dall’alto dei cieli. Sto esagerando? Può darsi. Ma oggigiorno, in quest’epoca dominata dal guadagno e dal conto in banca, io sento forte il bisogno di un po’ di “trascendenza”, cioè di pormi al di sopra dei miei stessi bisogni, che magari per un solo momento mi sollevi dal pesante grigiore della quotidianità. Ci riesco? Fossi sincero , dovrei dire no. Però ci provo.
Ma tutto questo non l’ignora certo Papa Francesco, che vorrà visitare soprattutto le “Sae”, vale a dire le provvisorie “casette” di legno nelle quali non senza pesanti disagi hanno trovato rifugio i “terremotati”, cioè coloro, non pochi, che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni non più agibili per l’incombente rischio di crolli. E forse sarebbe una prova d’insensibilità o, peggio, di scarsa solidarietà se il “Santo Padre” (le foto mostrano il suo sorriso un po’ malinconico che sembra scendere dall’alto dei cieli ma anche voler bene alla terra ) si facesse circondare solo dalle autorità civili o militari. Qui c’è un intero popolo che ha bisogno di vicinanza. E dalla politica (nazionale e regionale) non c’è stata. La visita di Papa Francesco servirà anche per tenere accesi i riflettori su di loro. E per tenere accesa la speranza.
Papa Francesco tra i terremotati, sarà a Camerino il 16 giugno
Visita del Papa a Camerino: il filo rosso lungo 162 anni che lega tre pontefici
Piange perchè il Papa non lo ha accarezzato, Francesco torna indietro e lo abbraccia
La Santa Casa apre le porte al Papa Il foto-racconto della visita
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
…”Per dare forza alla speranza”…se trovasse anche il modo di dare speranza (economica) alla forza (di questa povera gente), poi, non sarebbe male!! gv
1821. Le speranze der popolo
Ggià, ll’úrtima che mmore è la speranza.
Ma ddoppo che ss’è ddetto Un Papa frate,
io nun zo ccosa diavolo sperate:
forzi quarche mollica quanno pranza?
Sperà bbene da lui? co cquela panza?
co cquela faccia fra er tre e’ r cinque? Oh annate,
annate, fijji mii: ste bbug.giarate
ar monno d’oggi nun zò ppiú dd’usanza.
La Santità de sto Nostro Siggnore
lo sapete a cche ppenza? A vvive quieto
senza dolor de testa e mmal de core.
Lui a nnoi sce se tiè ttutti derèto,
e, ar piú, sse n’aricorda pe ffavore
quanno maggna la sarza co l’asceto.
26 marzo 1836
Potrebbe dare ai terremotati una parte dell’8 permille. D’altronde a norma del Concordato, art. 7, lo Stato di Città del Vaticano non paga l’acqua, che infatti gli viene fornita gratis dall’ACEA.
adesso mi dovete dire chi ca..o lo ha chiamato