E’ stata accolta con grande soddisfazione a Matelica, dove vive la memoria di Enrico Mattei, la notizia della recente scoperta da parte dell’Eni di un giacimento di gas naturale, che rinnova l’orgoglio per il forte legame con il fondatore dell’Eni. A pochi anni dall’individuazione del giacimento di gas sottomarino Zohr, uno dei più grandi mai scoperti in Egitto da 850 miliardi di metri cubi di gas naturale, è di nuovo la terra dei faraoni ad offrire nuovi promettenti sviluppi. Eni ha commissionato alla controllata Saipem di scavare un pozzo, denominato Nour dalla zona in cui è localizzato, che in arabo significa “luce”. La zona si trova nella concessione “Nour North Sinai”, nel mar Mediterraneo, 50 chilometri a nord della penisola del Sinai. Si tratta di un’opera molto complessa, durata diversi mesi, con un pozzo scavato sino a quasi 6 chilometri di profondità. Adesso, dopo aver scavato il pozzo, partiranno tutti gli studi necessari a capire l’estensione del giacimento e le modalità per estrarre il gas. «Il pozzo esplorativo Nour-1, attraverso il quale è stata realizzata la scoperta, è stato perforato dall’impianto Scarabeo-9 ad una profondità d’acqua di 295 metri e ha raggiunto una profondità totale di 5.914 metri – si legge nella nota dell’Eni -. Nour-1 ha trovato 33 metri di arenaria con buone proprietà petrofisiche e una colonna di gas stimata di 90 metri nella formazione Tineh dell’età oligocenica. Il pozzo non è stato testato, tuttavia è stata effettuata un’intensa e accurata acquisizione di dati». Adesso la parola passa agli esperti, che valuteranno, tramite studi di fattibilità l’estensione e l’estraibilità del gas. La concessione è in partecipazione con la compagnia nazionale egiziana di gas ed altre tre società, l’Eni vanta una partecipazione del 40 per cento. La perforazione e la realizzazione del pozzo è stata effettuata tramite Scarabeo 9, una piattaforma navale semi-sommergibile, dotata di un’unità di perforazione offshore mobile, che può lavorare, come si legge sul sito Saipem, fino ad una profondità di 3 chlometri e 600 metri e capacità di perforare sino ad una profondità di 15 chilometri e 200 metri. Nell’equipe che ha lavorato su Scarabeo 9, ci sono anche persone provenienti dalle Marche, in particolare proviene da Matelica uno dei tecnici che si occupa della manutenzione meccanica, Massimo Tozzi. Il sistema di perforazione è costituito da due pontoni e quattro colonne, collegati allo scafo superiore, dove ci sono alloggi permanenti per duecento persone e spazi per tutte le apparecchiature necessarie.
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