La casa editrice Liberilibri e il Centro Culturale “Giacomo Leopardi” di Recanati organizzano un brindisi per domani alle 17 all’Ex Granaio di Villa Colloredo Mels. L’occasione è l’anteprima esclusiva, alla presenza dell’autore e dell’editore, del nuovo libro di Mario Elisei “Il no disperato” che indaga la genesi del pessimismo leopardiano, e la cui uscita è prevista per gennaio 2019 in tutte le librerie d’Italia. Dal territorio maceratese, una preziosa operazione culturale e un ulteriore contributo alla conoscenza e alla valorizzazione del grande poeta nell’anno in cui ricorre il duecentesimo anniversario dell’Infinito leopardiano.
Scrive Giacomo Leopardi nello Zibaldone il 23 luglio 1827: “Cangiando spesse volte il luogo della mia dimora, e fermandomi dove più dove meno o mesi o anni, m’avvidi che io non mi trovava mai contento, mai nel mio centro, mai naturalizzato in luogo alcuno”. Mai nel mio centro: l’espressione perfetta, e assolutamente attuale, dello scollamento tra l’individuo e il mondo in cui vive e in cui non riesce a trovare se stesso. Il primo sintomo della crisi. Mario Elisei, recanatese doc e studioso dell’opera e del pensiero di Leopardi, collabora, fin dalla sua costituzione, all’attività del Centro Culturale Giacomo Leopardi di Recanati. In questo breve saggio affronta senza alcun timore reverenziale nei confronti della sconfinata critica che lo precede un tema già analizzato e approfondito da una moltitudine di studiosi: il pessimismo leopardiano. L’originalità di questo suo lavoro consiste nel rintracciare nel Leopardi poeta, ma soprattutto nel Leopardi filosofo l’estrema attualità della crisi dell’essere umano, una crisi personale che il genio rende universale «grazie alla sua potenza poetica, letteraria e filosofica».
Il poeta, che Elisei fa parlare al lettore in prima persona attraverso le numerose citazioni presenti nel libro, resta in ogni pagina il protagonista assoluto. Per Leopardi, filosofo materialista, «l’immaginazione e le illusioni sono valori da preservare (l’amore, la virtù, la gloria, la religione), i soli che possono rendere “la vita cosa viva e non morta”». Le illusioni, che sono così reali, danno piacere, ma scompaiono “all’apparir del vero”. E “le magnifiche sorti e progressive”, la scienza, il progresso, il benessere, su cui l’uomo da sempre confida e che Egli criticava, non hanno evitato le grandi catastrofi e tragedie, non hanno liberato l’uomo contemporaneo, che si ritrova sempre più solo, carico di dubbi, incapace di reagire alle difficoltà. Tutto ciò Leopardi l’ha vissuto e raccolto su di sé, culturalmente, psicologicamente e fisicamente, ed è questo il viaggio umano e letterario che Mario Elisei compie attraverso soprattutto gli scritti del Leopardi filosofo, che pongono l’essere umano oggi di fronte ai propri disagi e gli forniscono gli strumenti per ricercarne l’origine. Ma il finale, grazie proprio ad alcuni versi dello Zibaldone, insinua un interrogativo inaspettato sul pessimismo leopardiano e lascia sorprendentemente aperto uno spiraglio alla rinascita di una speranza: “Noi speriamo sempre e in ciascun momento della nostra vita. Ogni momento è un pensiero, e così ogni momento è in certo modo un atto di desiderio, e altresì un atto di speranza…”.
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