James Keith Killby
Fuggito dal campo di Servigliano nel settembre del 1943, trovò poi un nascondiglio sicuro grazie ad una famiglia di Monte San Martino e anni dopo creò borse di studio per gli studenti del Fermano e del Maceratese. James Keith Killby si è spento a Londra a 102 anni. Conosciuto in tutto il mondo, quando tagliò il traguardo dei cento anni aveva ricevuto telegrammi da parte del presidente Sergio Mattarella e dalla regina Elisabetta.
«Durante la Seconda Guerra Mondiale, Killby – ricordano da Servigliano – venne catturato in Libia e imprigionato proprio nel campo di Servigliano. Ufficiale alleato, nel settembre 1943 con altri duemila soldati fuggì dal campo di Servigliano risalendo il Tenna e, grazie all’aiuto di una famiglia di Monte San Martino, trovò un nascondiglio sicuro e riuscì a salvarsi. Rientrato a Londra, dopo venti anni di studi e ricerche fondò il Monte San Martino Trust, alimentato finanziariamente dalle famiglie degli ex soldati. Si tratta di una Fondazione che dal 1989 assegna borse di studio in Inghilterra a studenti del Fermano e del Maceratese di età compresa tra 18 e 25 anni. Un modo concreto per dire “Grazie” alle famiglie che salvarono, dopo l’armistizio, oltre duemila soldati alleati in fuga. In 30 anni sono state assegnate oltre 800 borse di studio: un’azione senza precedenti, sostenuta da privati, a livello mondiale. Tornò a visitare il campo di Servigliano negli anni Sessanta e in quel periodo avviò le ricerche delle persone che salvarono la vita ai militari alleati. Nel 2003, una delle sue ultime passeggiate tra Monte San Martino e Servigliano e proprio qui Killby indicò la porzione delle mura di cinta da dove i soldati alleati fuggirono nel settembre 1943».
Mr. James Keith Killby davanti alla porzione delle mura di cinta dove, nel settembre 1943, fuggirono duemila soldati alleati;
«Ero un giovane ufficiale – raccontava Killby – dopo l’armistizio, aprimmo una breccia nel muro del campo di Servigliano e ci dirigemmo verso il fiume. La salvezza? La trovammo nelle case dei contadini: ci sfamarono e ci nascosero, a rischio della vita. Che Dio li abbia in gloria. Eravamo disperati, dannati, col timore di essere ripresi dai tedeschi e uccisi. Nessuno potrà mai ripagare quelle famiglie di così tanta generosità». Era uno degli ultimi testimoni di quelle pagine di storia. James Keith Killby nel corso della sua straordinaria vita aveva ricevuto le massime onorificenze al merito della Repubblica italiana e dell’Ordine dell’Impero Britannico. Nel 1988 divenne cittadino onorario di Monte San Martino, mentre il comune di Servigliano nel 2001 gli conferì il Leone d’argento. Numerose le attività organizzate in collaborazione con la Casa della memoria di Servigliano. Il Monte San Martino Trust, rappresentato da sempre in Italia da Antonio Millozzi, continua la sua attività, alimentato dalla seconda e terza generazione di quei soldati che, radunati da Killby, testimoniano concretamente il ringraziamento alle famiglie del Fermano e del Maceratese.
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Alcuni militari alleati fuggiti da Servigliano chiesero aiuto e asilo anche in contrada Saline a Penna San Giovanni. Collaboravano ai lavori agricoli e si nascondevano in soffitte, annessi e in certe zone impervie lungo il torrente Salino.