di Giorgio Fedeli
Tragedia questa notte, intorno alle 4, a Porto Sant’Elpidio dove un uomo di circa 50 anni si è suicidato. L’uomo, di origini partenopee ma residente da tempo in città, ha deciso di farla finita e intorno alle 4 ha raggiunto la stazione ferroviaria elpidiense e, dopo aver percorso circa un chilometro in direzione nord, sempre a ridosso dei binari, ha atteso il primo treno in transito e poi l’estremo gesto.
Sul posto i sanitari del 118, la polizia ferroviaria e quella della questura di Fermo. Con loro anche i pompieri di Fermo. Gli agenti del Polfer e della questura ora stanno cercando di risalire alle cause che potrebbero aver spinto l’uomo a compiere quel gesto disperato. Le divise non hanno comunque dubbi sul fatto che si sia trattato di suicidio.
(notizia in aggiornamento)
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L’unica cosa certa della vita, è la morte. Forse nemmeno più i frati si salutano con la frase resa famosa da Troisi.
Schiavi delle nostre paure, privati dell’introspezione necessaria, rimuoviamo l’idea della morte. In questo modo, conduciamo esistenze prive di analisi della vita.
Non ha senso, togliere la vita perché la morte arriva per tutti, prima o poi. Il suicidio, non ha senso. È uno spostamento in avanti manuale delle lancette dell’orologio del tempo ed è soprattutto una occasione persa per apprendere l’arte della vittoria sulla morte.
Egregio signor D’Arpini, l’arte della vittoria sulla morte, che come dice Lei (e Troisi) è l’unica cosa certa della vita, è cosa facile a dirsi, ma altrettanto difficile a farsi, soprattutto in certi momenti, e poi, come anche Lei sostiene, alla fine è la morte che vince sempre, perché la natura ci ha fatto nascere anche perché poi ci fa morire, così come ogni cosa di questo mondo. Tuttavia vorrei dirle, senza voler difendere il gesto suicida, che è sempre una brutta cosa, che ci sono momenti e periodi nella vita in cui vivere diventa più difficile che morire, e questi momenti, dentro di noi, ce li abbiamo potenzialmente tutti. Non per questo, ripeto, torno a difendere il gesto di quell’uomo, casomai lo posso in parte comprendere. Per concludere, quindi, credo che un po’ di morale, e forse consolazione, stia nel fatto che ognuno di noi giorno dopo giorno nella vita dovrebbe ‘lavorare’ a che queste cose, su di noi, ma anche, all’occorrenza, su altri, abbiano meno possibilità di accadere, anche se, diceva un detto, marchigiano credo, ‘si sa come si nasce, ma non si sa come si muore’. Ossequi. gv