Uno dei corridoi dell’area container di Tolentino
di Federica Nardi
Sono le 10,30. Nell’Area 1 dei container di Tolentino un uomo resta seduto su una delle panchine di metallo che arredano i corridoi. «Non vivo nei container – dice – ma di giorno resto perché ci lavora la mia compagna e non mi fido a lasciarla da sola. Non controlla nessuno e ci sono state delle aggressioni». Più di una? A chi? Non risponde. C’è poco via vai. I 30 gradi abbondanti di agosto sono insopportabili nei corridoi e molti restano nelle stanze con l’aria condizionata. Altri sono partiti e qualcuno lavora. «In questi mesi – racconta l’uomo – c’è chi si è proprio sistemato per bene qui. Non pagando nulla portano a casa lo stipendio pulito». Ma entra chiunque? «E’ successo spesso – aggiunge – che nei weekend si fermassero a dormire persone che non sono residenti, nelle aree comuni. Per questo alcune sono state chiuse».
Giovedì un uomo di San Severino con il foglio di via, riposizionato proprio nell’area container, ha aggredito due volontari della Protezione civile per un diverbio. Da allora l’uomo è stato allontanato e la “segreteria” gestita dal coordinamento comunale, cioè l’ufficio che controlla tutte le operazioni nei prefabbricati in via Cristoforo Colombo, è chiusa. «Da quando è andata via la Protezione civile qui è terra di nessuno. Non ci sono controlli né regole, una situazione allo sbando». A denunciare una situazione sociale sempre più complicata all’interno dei container è da tempo il comitato 30 ottobre, nato dopo il sisma del 2016. Gli ospiti, tra cui molti stranieri, vivono qui da quasi due anni. E non tutti sono terremotati. «Non è un ghetto né un lager – dice il sindaco Giuseppe Pezzanesi – Le persone hanno scelto di vivere lì».
I terremoti del 2016 a Tolentino hanno provocato 4mila sfollati. L’area container ospita circa 250 persone ed è stata installata a gennaio dell’anno scorso nella zona industriale. Il bando è quello Consip per la fornitura di questo tipo di aree d’emergenza. Si articola in tre aree. Doveva ospitare solo sfollati, ma il Comune, come ha anche spiegato il sindaco Giuseppe Pezzanesi, ha deciso di metterci anche persone svantaggiate. «Non pesano sulla contabilità del sisma – chiarisce il sindaco – abbiamo una contabilità diversa per loro, attraverso i Servizi sociali». Mantenere la struttura, che è in affitto, costa al Comune 660mila euro ogni sei mesi e a luglio è stata firmata la proroga per il quarto semestre. Da circa un mese nell’area di fronte ci sono anche gli sfollati in roulotte, spostate dal campo sportivo. Per restare pagheranno una cinquantina di euro al mese.
Inizialmente il presidio e l’assistenza alla popolazione erano garantiti sia dai volontari della Protezione civile comunale che dal dipartimento nazionale, 24 ore su 24. Da marzo i distaccamenti nazionali se ne sono andati e sono rimasti i volontari comunali, circa cinque, a coprire i turni dal lunedì al venerdì (8-12 e 14-19) e il sabato mattina. Per il resto, compresa la domenica, nessun presidio in loco. E da giovedì nemmeno quello. Il Comune ha chiesto ai carabinieri di controllare in diversi orari se è tutto ok. Ma senza più segreteria all’ingresso, chi vuole entra ed esce, a qualsiasi ora. Prima, nelle ore presidiate, come scritto sul cartello all’ingresso, bisognava registrarsi per entrare. Adesso non c’è nessuna indicazione per eventuali visitatori. La mensa va avanti senza buoni pasto. Per il cambio biancheria, previsto giovedì con tanto di cartelli appesi che ne danno l’annuncio, il Comune si sta organizzando.
L’ingresso della mensa
Verso l’ora di pranzo, a mensa, si affacciano diverse persone. Ad agosto ci sono meno residenti e resta aperta una sola area mensa per tutto il circondario. Ma il clima di oggi è strano. Ieri è morto in ospedale un uomo albanese, era malato e ha lasciato tre bambini e una moglie. Vivono qui. Gli altri residenti hanno fatto partire una colletta per aiutarla a far tornare almeno la salma nel loro paese d’origine. «Molte persone qui hanno paura di parlare – dice una ragazza di 26 anni, residente nell’area, che si è occupata della colletta – Chi parla con la stampa viene tenuto sottocchio». La vita in container non è facile. «Ogni tanto ci prendiamo anche la candida nei bagni – dice la 26enne – tempo fa un volontario mi disse: non siamo qua per voi ma per stare attenti ai container. E’ morto un uomo e nessuno del Comune si è interessato della famiglia, ma dove sono finiti?». I bagni, divisi tra uomini e donne, si aprono su file di docce con tendine. Vietato lasciare oggetti personali e vestiti. «Ci sono anche delle lavatrici – dice la ragazza, indicando un’altra stanza – che non ce le fanno usare».
Ci sono almeno due nuovi nati nei container, un altro in arrivo a breve. I bambini e le bambine passano il tempo giocando con quello che trovano, anche i sassi. («Chiudete quelle stanze a chiave», propone un uomo sulla sessantina, stufo degli schiamazzi). Biciclette e pochi giocattoli restano a prendere la polvere negli interstizi dei prefabbricati, in mezzo alla ghiaia. C’è una tenda degli scout piena di giochi, tavolini e materiale per i più piccoli: chiusa (la tenda è proprietà dell’Agesci, che l’ha donata in seguito all’inagibilità della sede locale degli scout ed è ad uso degli associati. Non è quindi destinata all’area container ma si trova lì su indicazione del Comune, in mancanza di altri spazi, ndr). La ludoteca comunale, donata l’anno scorso per i bambini residenti nell’area, dice la donna «è chiusa anche quella». “Vietato giocare per i corridoi – recita uno dei cartelli appesi con il logo della Protezione civile regionale -, dalle 13,30 alle 15,30 e dalle 21 alle 8”.
Uno dei bagni comuni
«La nostra Protezione civile non era “obbligatoria”, ma abbiamo scelto di impiegarla per la tutela dei residenti. Dopo quello che è successo bisogna ritarare un po’ le cose – spiega il sindaco Giuseppe Pezzanesi -. Nel frattempo abbiamo chiesto ai carabinieri di intensificare i controlli sia di giorno che di notte, anche all’interno dei container. Se la Protezione civile non avrà volontari disposti a tornare, prenderemo una società e la pagheremo. Non lasciamo sguarnita la popolazione là dentro. I container sono una struttura pensata dallo Stato a livello emergenziale. Vengono descritti come lager ma sono strutture alternative a cas, sae e alberghi. Quindi chi sta lì ha scelto di starci a sapeva come funzionavano. Ad esempio, sapevano che avrebbero avuto i bagni in comune. Che comunque vengono tenuti puliti, così come il resto delle strutture. Non dico che è una reggia – prosegue Pezzanesi -. Vivono in una condizione molto limitata nel comfort. Hanno luoghi di aggregazione però non è certo come stare a casa. Ma non è un ghetto. Poi che bisogna dare a loro più attenzioni lo sapevamo e lo abbiamo sempre fatto. C’è anche l’assistenza psicologica». Di altre aggressioni il sindaco non sa nulla e ribadisce: «Questa è stata l’unica. Certo, ci sono molte etnie, ci sono “punti di vista” e discussioni. Ma capita, quando stai in società o in famiglia, si discute. I container sono così, come una famiglia allargata. Secondo me – conclude – si sta facendo una polemica oltre il consentito. In ogni contesto sociale ci deve essere maggiore attenzione per i più deboli e noi lo stiamo facendo. Ora non è che per colpa di un soggetto solo – aggiunge riferendosi all’aggressione della settimana scorsa – possiamo generalizzare. Lui ha superato il limite e la giustizia farà il suo corso».
Oggi anche il sopralluogo dei consiglieri del Movimento 5 stelle, Martina Cicconetti e Gian Mario Mercorelli
La tenda degli scout
Alcuni camper
Una delle mense
Dopo aver letto questo articolo l'unica certezza è che la scelta "container" è stata totalmente sbagliata. In ogni altro paese della nostra penisola il sindaco si sarebbe dimesso e chiesto scusa ai cittadini. A Tolentino invece si fanno feste e proclami. Va tutto bene.
Dopo aver letto questo articolo ho il volta stomaco , quanti soldi sprecati , per non parlare del resto
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Forse si è perso un po’ il punto della questione…è vero che è stata una prima risposta all’emergenza…ma questa cavolo di emergenza non può perdurare nel tempo sensa un limite,quasi 2 anni ed non avere un minimo di soluzione alternativa mi sembra eccessivo dal mio punto di vista!!!
Il Gruppo Scout Tolentino 1 ritiene opportuno e doveroso chiarire la propria posizione:
A seguito dell’evento sismico dell’ottobre 2016 tutte le sedi del Gruppo Scout Tolentino, situate presso la Parrocchia Spirito Santo e adibite alla sola attività educativa svolta dal Gruppo in favore dei suoi iscritti, sono state dichiarate inagibili. Al fine di consentire il proseguo dell’attività scout, l’Agesci Nazionale ha donato al Gruppo di Tolentino una tensostruttura che, seguendo le indicazioni dell’Amministrazione Comunale, è stata collocata nell’aera adibita all’accoglienza delle famiglie terremotate, c.d. area container.
In tal modo le attività educative svolte dal nostro Gruppo e rivolte agli iscritti sono potute riprendere: nel periodo dicembre 2016- giugno 2017 gli impegni presso la tensostruttura hanno avuto una cadenza settimanale; successivamente, essendo state messe in sicurezza alcune sedi presso la Parrocchia dello Spirito Santo, nel periodo ottobre 2017- giugno 2018, abbiamo utilizzato la nostra tensostruttura con una cadenza solo mensile.
Teniamo a precisare che l’Agesci non ha mai autorizzato il Gruppo Scout ad utilizzare la predetta struttura per fini diversi da quelli appena descritti, né una richiesta di tal genere ci è mai pervenuta da alcuno dei soggetti preposti alla gestione dell’area container. In alcune occasioni sono stati gli educatori scout a decidere autonomamente di coinvolgere i bambini presenti nell’area container visto che venivano svolte attività ludiche rivolte proprio ai più piccoli.
L’Amministrazione Comunale, in verità, aveva chiesto al Gruppo Scout la disponibilità a coprire alcuni degli orari di apertura dello spazio interno ai container adibito a ludoteca ma, stante la mancanza di volontari disponibili, gli scout hanno dovuto rinunciare a tale collaborazione.
Visto che in entrambi i servizi giornalistici sopra citati viene menzionata la presenza del Gruppo Scout nell’aera container, scopo del presente comunicato è chiarire che la tensostruttura è di esclusiva proprietà del Gruppo grazie alla donazione dell’Associazione nazionale avente come unico scopo quello di consentire agli iscritti la ripresa delle attività educative dopo gli eventi sismici che hanno colpito il nostro territorio e stante l’inagibilità delle rispettive sedi.
Nella speranza di aver chiarito la situazione, restiamo comunque a disposizione di chiunque voglia fare chiarezza sulla nostra presenza nell’aera container.
I responsabili del Gruppo Scout Tolentino 1