Giuseppe Gentili con il papa emerito Benedetto XVI
“Un artigiano del ferro”. Così amava definirsi lo scultore Giuseppe Gentili, morto all’età di 76 anni. Era nato a Pollenza, ma ha vissuto la gran parte della sua vita a Camerino, dove ha creato le sue opere migliori. Dopo gli studi, a 24 anni ha esposto la sua prima produzione, realizzando una personale di scultura al teatro “Lauro Rossi” di Macerata. Poi si è dedicato al ferro e nel 1966 è presente alla VII Biennale Nazionale di Arte Sacra Contemporanea. Il primo premio lo riceve a Nizza, dove guadagna la placchetta d’oro “Statue de la Libertè” sezione scultura. Le sue opere sono entrate a far parte delle collezioni di personaggi famosi, quali Charlie Chaplin, Pablo Picasso, Federico Fellini. Nel 1981 il comune di Macerata ha acquistato e collocato nei Giardini Diaz l’opera “Don Chisciotte”, scultura di 7 metri che lo aveva visto impegnato dal 1976 al 1981.
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Il don Chisciotte fu al centro di un lungo contenzioso che vide per la sua collocazione e per la sua manutenzione, di fronte il Comune di Macerata e l’artista pronto a sfidare…anche i mulini a vento a suon di carte bollate affidandosi ad un legale che in quei tempi era pure consigliere comunale d’opposizione. Ebbero ragione alla fine Gentili e…don Chisciotte. E purtroppo a causa di questo braccio di ferro rimase (come dire) parecchia…ruggine sull’armatura ferrosa dell’eroe di Cervantes. Sarebbe il caso di pensare, ora che l’opinione pubblica tace dopo aver molto dibattuto il tema, ad una sistemazione davvero definitiva dell’opera del bravo artista pollentino anche in ossequio ai canoni del Bello in una zona della città, i Giardini Diaz, vandalizzati dall’Orrore e dalla sua genesi.
Peraltro l’opinione pubblica sente in modo sempre più urgente ed impellente la necessità d’un simulacro di Sancho Panza magari anche con un ciuccio.