Piergentile Varano
Camerino ha perso il suo ultimo duca. Si è spento nella sua residenza di Rieti giovedì scorso il duca Piergentile Varano, avrebbe compiuto 93 anni nel prossimo mese di maggio. Nato nella città laziale nel 1925 si era laureato in Economia e finanze poi aveva iniziato l’attività imprenditoriale di costruttore girando il mondo, per stabilirsi poi con la moglie ed i quattro figli a Perth in Australia, dove aveva fondato diverse imprese di successo. Rientrato negli ultimi decenni in Italia, aveva scelto di vivere in un castello di 121 stanze, ricco di patrimonio artistico, in cui aveva ricostituito una biblioteca e l’archivio storico della famiglia Da Varano, che aveva governato per tre secoli il ducato di Camerino, di cui è l’ultimo discendente. I funerali si svolgeranno martedì prossimo alle 15 nella cattedrale di Rieti. A Camerino in anni recenti il duca aveva riacquistato il castello di famiglia in località Piagge, perso per la prima volta nel 1501 quando il ducato fu attaccato da Cesare Borgia, detto il Valentino. Lo aveva restaurato e vi aveva soggiornato per diversi periodi. Si deve a lui anche il restauro del borgo medievale di Massaprofoglio di Muccia. Si era impegnato in questi ultimi anni per la valorizzazione della storia della famiglia Da Varano.
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Sembrerebbe un’insinuazione di cattivo gusto definire un padre di quattro figli come l’ultimo discendente della sua dinastia, tanto più nel momento della sua morte.
In realtà i titoli nobiliari non sono stati aboliti dalla Costituzione, ma semplicemente non sono (più) riconosciuti dai pubblici uffici. Quindi: viva il duca!
Blasoni riconosciuti o no, era una persona per bene, di una squisita signorilità. Riposa in pace
Quattro figli, due maschi e due femmine, sono sufficienti per poter dire che don Piergentile non è l’ultimo duca Varano. R.I.P
una dimora di 121 stanze????
Per Fichera. E’ il castello di Terria, che si trova nel comune di Contigliano, in provincia di Rieti.
Avevo conosciuto il duca di Varano nella prima metà degli anni 80. Aveva cominciato ad occuparsi in quel periodo, e molto seriamente, di un’antica storia italiana ‘propria’ del Casato di cui aveva legittimamente il titolo. Me l’aveva presentato Gabor Bonifazi (la cui figura di storico va senz’altro recuperata) che fu sua ‘guida’ nel Camerinese. Ricordo altri incontri, uno in particolare a Villa Votalarca a Passo di Treia, dove Gabor gli aveva fatto conoscere il suo grande amico, il marchese Gianfranco Luzi. Nella residenza del marchese fu organizzata una bella cerimonia con costumi rinascimentali, alla quale parteciparono altri nobili di antico lignaggio. Un altro incontro lo ricordo bene, per la vividezza. Un giorno dopo aver visitato le rovine del castello dei Varano, che adesso si può ammirare nel suo ritrovato splendore così bene illuminato, scendemmo in tre fino al costone sottostante che allora si affacciava sulla ‘vecchia’ statale Valdichienti. Da sempre c’era un piccolo bar-ristoro gestito da un anziano. Il duca, sempre molto attento e curioso, acquistò in blocco tutte le ‘vecchie’ cartoline in bianco e nero, invendute da tempo, ed ingiallite dalla lunga, fino a quel momento, inutile esposizione sul bancone. L’anziano, incuriosito da un tale smodato ed insolito interesse, chiese come mai quel signore distinto e cordiale avesse voluto fare l’acquisto di tutte quelle cartoline che perlopiù riproponevano la stessa immagine del castello. “Perché sono il Duca di Varano!” fu la bruciante risposta. L’uomo che nella sua lunga vita aveva pensato che quel personaggio storico fosse in realtà una mera invenzione a scopo di turismo, sgranò gli occhi sillabando quasi sgomento: “Un gorbu!”.
Il duca pensò poi di restaurare con fondi propri la rocca: chiese al Comune di essere autorizzare a farlo con l’ottenimento in comodato dello storico immobile per 100 anni. L’opinione pubblica si spaccò in due e alla fine di più consigli comunali dove l’argomento fu al centro di accesi dibattiti non gli fu concesso: tuttavia il nobiluomo aveva ottenuto con la sua mossa di far ritornare alla sua originaria bellezza la ‘sua’ antica fortezza lasciata nell’abbandono per tanto tempo.